Neppure un gigante come Cechov fa paura a Marco Grossi

Con i giovanissimi Emanuele Porzia e Anna Jolanda Trovato, il regista romano porta in scena al Traetta di Bitonto due brevi commedie del drammaturgo russo

Uno dei modi per passare una bella serata è andare a teatro. E non è mica una battuta originale, per iniziare un articolo che parla proprio di uno spettacolo teatrale. L’hanno detto in tanti e decisamente più autorevoli di chi scrive: Casanova nelle sue “Memorie”, Miller, Delacroix, Hugo, finanche Gassman. Molti hanno raccontato la bellezza, la vivacità e la vitalità di quella realtà così vicina e così lontana. Lynch, ad esempio, ha detto che c’è qualcosa di speciale nel teatro, quando si spengono le luci e si crea quel profondo silenzio, quasi religioso, in cui si percepisce l’attesa di tutti gli spettatori. Poi si alza il sipario e si entra in un altro mondo.

Ma è anche vero che è abbastanza raro imbattersi in un bello spettacolo, che non sia un’accozzaglia di trovate inefficienti e noiose, volte solo a trattenere il pubblico quel tanto che basta perché capisca di essere stato beffato. E un brutto spettacolo rovina non solo la serata ma anche i giorni seguenti, e non fa che danneggiare opere illustri e grandi nomi, usati piuttosto per accalappiare spettatori. Non è questo il caso di Marco Grossi, regista romano, giunto a Bitonto per portare la lieta novella e la sua straordinaria esperienza. Ha messo in scena, nella stessa serata, al Traetta, due commedie brevi di Cechov: L’orso e La proposta di matrimonio.

Nella prima, una giovane donna Popova, interpretata da una straordinaria Anna Jolanda Trovato, appare vestita a lutto per la morte del marito. Emanuele Porzia, nei panni dell’anziano domestico Luka, la sprona a non chiudersi in casa, ma a cercare marito, perché “è giovane, bella, fresca come una rosa e dovrebbe godersi la vita!”. Nonostante siano trascorsi sette mesi dalla scomparsa del cosorte e questi non fosse stato proprio un santo, la giovane Popova non vuole proprio sentire ragioni. Ma tanto poca cosa sono le intenzioni, perché in queste faccende ben altre forze sono in atto: il fato giunge a bussare alla porta. Smirnov, interpretato da Marco Grossi, entra come un fiume in piena nella vita della giovane o, meglio, come un orso!

Il giovane avvenente, ma tanto rude e aggressivo, vorrebbe che la donna pagasse immantinente un debito contratto dal marito, perché il giorno dopo Smirnov perderebbe la proprietà. La donna non ha denaro, o almeno, così dice, e Smirnov si pianta a casa sua, senza alcuna intenzione di andarsene. Questa villania dell’uomo disturba l’anziano domestico, costretto a portargli da bere e a sentirsi insultato. Per non parlare del fastidio che arreca a Popova, che gli ha assicurato che pagherà nel volgere di qualche giorno, e intanto si mostra tanto forte e in grado di sostenere il suo caratteraccio, che Smirnov da creditore se ne ritrova innamorato. Ma la donna, pur di toglierselo davanti, accetta di scontrarsi in duello con lui. Le cose, in realtà, si mettono in un modo tale che… il duello non si fa! E l’unico che non è molto lieto di questo finale è il povero domestico.

Una breve pausa e si riprende con la seconda commedia, e questa volta tutta l’attenzione è su Emanuele Porzia, nei panni di Ivan Vasilevic Lomov, un giovane che è giunto a casa Cubukov per chiedere la mano di Natalja Stepanovna, interpretata da Anna Jolanda Trovato. E fin qui niente di strano, se non fosse che il giovane è agitato tanto da avere le palpitazioni. Ma in realtà sono problemi di cui soffre di continuo: oltre alle palpitazioni ha diversi tic, dolori alle gambe, alle spalle, tremori incontrollati che non gli permetteranno di versarsi un bicchiere d’acqua senza farla cadere. Vestito in frac, viene accolto dal padre della ragazza, Stepan Stepanovic Cubukov, che non appena conosce le intenzioni del giovane, lo abbraccia e corre a chiamare la figlia.

Tutto sembra andare per il meglio, finché non si apre una discussione su alcuni terreni, che secondo Nataljia appartengono alla sua famiglia. Ivan Vasilevic, invece, è convinto del contrario. Le urla dovute alla discussione allarmano il padre, che, conosciuti i motivi della burrascosa diatriba, non tarda molto a giungere agli insulti con il giovane.

Ivan Vasilevic, tormentato da indicibili dolori, lascia la casa ma Natalja vedendo sfumare il sogno di sposarsi, obbliga il padre a riportare a casa il giovane. Il lieto epilogo esita, tuttavia, a giungere, perché tra i due si apre un’altra discussione su quale famiglia abbia il cane migliore. L’agitazione e l’ira fanno quasi morire il giovane Ivan, in preda a lancinanti sofferenze. Ma, fortunatamente, questo non accade e Ivan e Natalja convolano a nozze, destinando i continui alterchi alla vita coniugale.

Le due commedie hanno suscitato grande ilarità e applausi scroscianti nel pubblico: grazie al talento di Emanuele Porzia, abilissimo nel mimare i tic e i malori del giovane Ivan Vasilevic, e Anna Jolanda Trovato, straordnaria nei due ruoli di vedova e giovane desiderosa di sposarsi. Tanto più bravi se si considera l’età: Anna, solo quindicenne, ed Emanuele, diciassettenne.

Così come è sempre un’emozione assistere alla recitazione di Marco Grossi, che ha avuto l’abilità di orchestrare una regia perfetta, guidando i giovani interpreti in un copione non facile. Tutti gli attori dell’Associazione Compagnia Urbana, insomma, si sono mostrati all’altezza di una sfida difficilissima, senza lasciarsi intimorire da un nome tanto illustre come quello di Cechov.

Elegante la scenografia di Irene Fiore, che ha ideato una scena spartana ma molto efficace, sui toni del bianco, in contrasto con il nero degli abiti. Un plauso anche ad Anna Pasculli che si è occupata di tutta l’organizzazione.

Chi si è perso queste deliziose pièce non ripeta lo stesso errore in futuro. D’accordo che la vita è un palcoscenico e che tutti recitiamo una parte, ma una cosa è assistere alla comune commedia di ogni giorno, un’altra è godersene una messa in scena così bene e con attori tanto credibili.