Un evento speciale per la comunità bitontina, giunto a risvegliare gli animi fiaccati dalla calura estiva: la premiazione dell’ottava edizione del concorso nazionale di poesia, intitolato a Teresa Gala e Nicola Ventafridda.
La manifestazione, che si avvale del patrocinio dell’associazione culturale Il Cenacolo dei Poeti, ha rappresentato un’occasione significativa di condivisione: non solo di parole, declamate con fierezza di petto – l’aspetto più ovvio di iniziative di tal genere – ma soprattutto di sentimenti, emozioni e sensibilità che, nonostante le differenti età dei poeti in gara, si sono rivelati non tanto dissimili tra loro, visto il comune taglio intimistico.
A far parte della giuria, docenti e poeti: Angela Aniello, Mario Ventafridda, figlio dell’ideatore dell’iniziativa Nicola, Oronzo Maggio, Carolina Abbaticchio e Damiana Riccardi.
Dopo la presentazione dell’evento e il saluto di Mario Ventafridda al pubblico di genitori, amici e ragazzi, a prendere la parola è stato Oronzo Maggio, che ha ricordato la figura di Nicola Ventafridda, definendo le note caratteristiche della sua poesia, vissuta niente affatto come semplice vezzo, ma come “necessità vitale che apre a una dimensione nuova in cui ci si realizza pienamente: come una religione per la quale Nicola ha vissuto con abnegazione”. Del resto, il suo prolifico impegno per la promozione dell’arte poetica trova testimonianza proprio in questo concorso – dedicato inizialmente alla memoria della signora Teresa Gala, consorte di Nicola Ventafridda – il cui fine è infondere negli animi dei fanciulli, sì acerbi ma così ricchi di possibilità, la freschezza delle liriche. E per ricordarne la sensibilità artistica, sono state recitate alcune sue poesie, come la dannunziana L’attesa, affidata alla voce di Angela Aniello, splendida nella sua risoluta dolcezza.
L’attenzione si è poi concentrata sulla vincitrice del premio speciale, Damiana Riccardi, la cui vena poetica Oronzo Maggio ha definito autentica, docile e spregiudicata, frutto di un animo libero e privo di segreti. Come ha reso evidente la recitazione, da parte della stessa Riccardi, di alcuni suoi componimenti: Giorno nuovo, un canto alle possibilità che si schiudono sul nascere di ogni giorno, e Donna del sud, doveroso ossequio alla forza e alla devozione sommessa di quella “fragile funambula” che “tra il sudore e il pianto cerca ancora di imbrigliare il sole”.
Lo spazio dedicato agli adulti è proseguito con la declamazione di una serie di liriche, tra cui alcune dello stesso Oronzo Maggio e di Carolina Abbaticchio, rispettivamente Bonjour tristesse e Nelle pieghe remote dell’anima, canti che nella malinconia di un’attitudine triste e di una notte silenziosa scrutano orizzonti possibili di felicità; o, ancora, la fresca e moderna Dalla veste vellutata di giallo di Mario Ventafridda. A chiudere la parentesi, il ricordo del grande Giuseppe Moretti, apprezzato autore di versi in vernacolo nonché di una raccolta di poesie, Il mio liceo, di cui sono state interpretate alcune pagine.
Il testimone è passato, quindi, ai venticinque ragazzi partecipanti al concorso, provenienti da diversi centri della provincia. Invitati al banco deilla giuria in ordine alfabetico, ognuno ha interpretato la propria poesia reagendo, ciascuno a suo modo, alla proverbiale ansia da palcoscenico: chi velocizzando la lettura, chi enfatizzandola con un’intonazione maggiore, chi scandendo con precisione ogni parola; insomma, a ogni ragazzo è quasi corrisposta una modalità del tutto originale di declamazione. L’argomento prediletto dai più è stata la primavera o più in generale la bellezza della vegetazione naturale; ma non sono mancate lodi ai propri nonni, critiche mosse alla vanagloria dell’uomo, moti introspettivi ed esortazioni alla solidarietà.
Ad ognuno dei giovani poeti è stato consegnato un attestato di partecipazione e il volumetto con tutte le liriche composte per il concorso. A conclusione dell’evento, la premiazione dei tre finalisti con finissime coppe dorate: ad Alessandro Giordano con Come burattini e Francesco Lanciano con Se potessi si sono aggiudicati, ex aequo, il terzo premio; il secondo è andato a Valeria Spadone per Il girotondo dell’anima, mentre Vitale Federica è risultata la vincitrice del primo premio con Il candido canto, lirica tutt’altro che prevedibile, vista l’attenzione posta sulla bellezza del silenzio dell’inverno e della neve e sulla poesia delle piccole cose.
Al termine della serata, Mario Ventafridda ha nuovamente espresso il proprio plauso e quello di tutti i suoi colleghi alle decine di ragazzi che hanno animato l’evento. Un’occasione, ci piace sottolineare, per vivere autentiche esperienze di umanità e refrigerio intellettuale che forse il solo rivolgimento interiore, il solo esercizio solipsistico della scrittura lirica possono offrire. D’altronde, nella poesia si esprime una delle più tipiche attitudini umane, come ha ricordato Oronzo Maggio citando Sigmund Freud: l’attitudine al sogno e i sogni non sono altro che l’appagamento del desiderio di vivere.