Non è passato molto tempo da quando due suoi scatti fotografici sono finiti all’interno del volume di Giovanni Casetta “41 Photographers – A glance beyond the barrier, lo sguardo oltre la barriera”. Eppure, le immagini rigorose dell’architetto e fotografo bitontino Domenico Fioriello tornano già a far capolino all’interno di un altro importante progetto editoriale, dal titolo emblematico: “Derive”.
Curatore ne è Fulvio Bortolozzo – docente di fotografia allo IED di Torino e responsabile di altre notevoli proposte editoriali –, già autore del testo introduttivo del testo di Casetta.
Protagonista degli scatti è un luogo caro a Fioriello, ovvero la città vecchia di Bitonto, oggetto di un’indagine visiva minuziosissima, di un’interrogazione insistente e silente, diremmo, iniziata un po’ per caso nel 2012.
Una ricerca poderosa fatta di centinaia di scatti, frutto di una “deriva”, appunto, di un detournement, tramutatosi poi, nel tempo, in un’esigenza narrativa e volontà rappresentativa, nell’urgenza di comporre una sequenza ininterrotta di segni in grado di restituire all’occhio dell’osservatore una sorta di mosaico, equiparabile ad un vero e proprio supporto planimetrico.
All’interno di questo collage, come tanti pixel a cui è stata affidata una sfumatura del racconto, le fotografie sono giustapposte a seconda della posizione geografica del luogo o dello spazio che rappresentano, ossia di dove sono state raccolte. Ne risulta una mappa per immagini molto precisa, che in questo caso riproduce nella sua interezza il nucleo antico della città della famosa battaglia, ma che potrebbe tranquillamente essere replicata per altri contesti.
È proprio il frammento ad essere assunto come tratto paradigmatico, sia nella funzione di unità per la narrazione sia come dettaglio della rappresentazione. “Per questo motivo – spiega Fioriello – ho preferito l’uso del formato quadrato che, per la sua natura regolare, è risultato il più idoneo e razionale sia alla costruzione della griglia che alla definizione dei frammenti”.
E se queste particelle visive della città vecchia sono innumerevoli, l’immaginario figurativo di cui fanno parte è in realtà riconducibile a poche tematiche: il sistema viario, fondamentale nel determinare la forma della città, nelle varie declinazioni che esso assume nel divenire piazza, slargo, strada, vicolo, corte; gli archi e le strutture voltate che articolano ulteriormente il tessuto urbano; gli edifici; i portali di chiese, di palazzi nobili o anonimi, porte urbane, semplici o murate.
E, ancora, i cortili, sia quelli ricercati dei palazzi signorili che quelli discreti delle dimore più dimesse, dignitose pur se prive di carattere architettonico; gli interni di chiese o di edifici rappresentativi; gli elementi architettonici o scultorei di monumenti o edifici minori. E infine la devozione, espressa nelle sue varie forme.