Le regole della buona salute nella bella scrittura di Moschetta

Con "L'intestino in testa", Il noto ricercatore bitontino, alfiere della dieta mediterranea, torna sul ruolo dell'apparato digerente nella prevenzione

“Senza snaturarla, anzi stando enormemente attenti al rischio bufale, dobbiamo saper portare la scienza sul comodino di tutti. E poi dobbiamo farci capire di più. I termini strettamente ippocratici molto spesso creano confusione. Lo specialista, tanto più se medico, studioso di questioni che direttamente incidono nella vita delle persone, deve usare un linguaggio vivo ed immediato”. Parole e musica di Antonio Moschetta.

Orgoglio della ricerca italiana su scala internazionale, pugliese e bitontino, Moschetta, come noto, vanta un curriculum di dimensione mondiale. Ordinario di Medicina interna all’ateneo di Bari, è stato dottore di ricerca in Epatologia all’università di Utrecht, in Olanda, negli anni 1998-2011; successivamente, è stato allievo del premio Nobel Al Gilman all’Howard Hughes Medical Institute di Dallas, in Texas, dal 2012 al 2015. Moschetta è autore di numerose pubblicazioni, che gli sono valse una serie di importanti riconoscimenti internazionali come il Richard Weitzman Award di Chicago, il Rising Star in epatologia a Vienna, il David Williams Award a Vail (Colorado) e l’European Lipid Award a Göteborg.

È anche un volto televisivo noto, ospite apprezzato di programmi  sulla salute, specie in riferimento alla corretta alimentazione. Da tempo è poi responsabile del progetto di ricerca dell’Airc (associazione benemerita sulla ricerca contro il cancro, con cui il nostro collabora da anni) su “metabolismo dei tumori e regolazione genica”.

In più, ormai con puntuale cadenza editoriale, Moschetta torna nelle librerie di tutta Italia con volumi all’insegna di una corretta divulgazione scientifica. Siamo personalmente convinti di una cosa. E cioè che la buona divulgazione può e deve essere fatta soprattutto, se non esclusivamente, dagli specialisti. Per saper rendere al meglio la portata di un argomento, sintetizzando le proprie conoscenze e scremando nozioni per salvare i concetti, è necessario essere, in prima persona, depositari di un sapere profondo e rigoroso, proprio perché deve fare raccordo e scegliere su cosa (e come) concentrarsi.

L'intestino in Testa
La copertina dell’ultimo libro di Antonio Moschetta

Non è tanto poi la preparazione ineccepibile su una tematica a dover muovere il buon divulgatore ma l’acquisizione di un metodo che sia rispettoso della tutela della scientificità di una trattazione. Del resto, non si può sapere tutto di tutto ed uno storico, per fare un esempio, pur poi selezionando il suo campo di indagine e specializzandosi, può però scrivere e studiare su tematiche afferenti più età storiografiche proprio perché in possesso di un metodo di ricerca.

E ricerca, necessità della buona divulgazione, dinamismo, assieme a nozioni basilari sul corretto stile di vita e rivolte alla sempre forte speranza nella scienza, sono solo alcune delle “ricette” (termine non casuale) che sicuramente caratterizzano l’impegno medico, scientifico e di docente di Moschetta, spesso al centro di nuove scoperte sulle virtù benefiche dei cibi della dieta mediterranea e appassionato divulgatore delle elementari (e spesso non seguite) regole del buon mangiare e, dunque, del buon vivere. Il tutto comunicato attraverso le regole di una buona scrittura, in uno stile accattivante e capace di far presa sul grande pubblico.

Ed ecco la sua novità editoriale di questi ultimi mesi: L’intestino in testa. Il ruolo guida dell’intestino per la salute di tutto il corpo, edito da Mondadori, già in cima al gradimento delle classifiche sulla saggistica (e non solo, almeno stando alle graduatorie pugliesi, dove Moschetta fa concorrenza anche ai romanzieri più popolari).

“Il senso preciso di questo libro risiede nel concepire l’importanza dei segnali che ci arrivano dall’intestino attraverso alcuni ormoni e che direttamente lo legano all’obesità -ci spiega Antonio Moschetta-. Ormoni che oggi sono persino dei farmaci in sé nella cura delle malattie dovute al fegato grasso”.

Si pensi all’ormone Fgf19, prodotto dall’intestino due ore dopo i pasti. Secondo Moschetta l’intestino è “il primo organo che si forma sin dalla gestazione, perché i neuroni che lo avvolgono si formano insieme con quelli cerebrali”.

Il prof. Antonio Moschetta nella redazione di Primo piano (foto Massimiliano Robles)

Ma il libro, assicura, “segue un percorso che può essere svolto tranquillamente senza ordine. Chi vuole può saltare direttamente al capitolo dedicato al glutine, dove si tenta di chiarire se si tratta di intolleranza, allergia, sensibilità o se c’è celiachia”. E già, a volte crediamo siano quasi la stessa cosa: “Si tratta di un campo su cui provo da tempo a sgombrare molti equivoci. Talvolta non si è celiaci tout court. Si percepisce semplicemente che una dieta a base di poco pane e carboidrati ci farebbe davvero bene”.

Il volume ha anche pagine dedicate al rapporto tra obesità e cancro. Altro tema di stringente attualità, visti i dati relativi al sempre più incombente problema dei bambini in sovrappeso. Moschetta si sofferma anche sullo screening per il cancro del colon, con dissertazione sulle lesioni precancerose e relativi esami diagnostici e, dunque, su tutti i programmi per una corretta prevenzione. Anche qui si fa così necessario accennare al tema “influenza dell’alimentazione e degli stili di vita” nel sorgere del cancro del colon-retto (capitolo “La lunga strada dal polipo al cancro dell’intestino”).

“Ma il mio intestino è infiammato, irritato o irritabile?” è il titolo di un altro capitolo. Di particolare interesse l’ultimo, in realtà un “approfondimento”, su “Come e quando si forma il nostro intestino”, con riflessioni, tra le altre cose, sulla scoperta delle cellule staminali intestinali. Cellule di un intestino che ha le sue intolleranze (“il caso del lattosio” e non solo) ma anche le sue risorse. Illuminante il terzo capitolo su “Microbiota, micobiota, viroma”, con concetti da tempo al centro della “cura” Moschetta.

Una cura, come egli ama dire, “sartoriale”, perché ogni persona ha un suo corpo ed organismo ed una sua storia. Conoscendo Antonio e il suo modo di intendere la professione, sempre incline all’incontro con la persona; riflettendo anche sui profondi approdi umanistici del suo pensare, dire e fare scienza, possiamo dire che sartoriale è il suo sguardo perché all’attenzione verso l’uomo e i suoi bisogni, i suoi dubbi ed anche le sue paure, il suo specifico approccio è da sempre rivolto. Irrinunciabilmente. Un’attenzione che spiega come persino la scienza sia un mezzo mentre il fine è l’uomo.

Nell’immagine in alto, il prof. Antonio Moschetta (foto Massimiliano Robles)