“Grandi autori, come Beethoven, Chopin e Wagner, si sono cimentati con le marce funebri. Ma le nostre sono riconoscibili in quanto contraddistinte da un andamento cadenzato, pensato per accompagnare il passo di coloro che trasportano le sacre immagini“. E’ il maestro bitontino Vito Vittorio Desantis ad accendere i riflettori, con le sue parole e, soprattutto, attraverso le iniziative dell’Orchestra sinfonica di fiati “Davide Delle Cese” – Città di Bitonto da lui diretta, su un patrimonio di assoluto rilievo culturale.
Una ricchezza, a molti ancora sconosciuta, che la Puglia può vantare e che si compone di un cospicuo e prezioso numero di marce funebri, firmate da talentuosi autori locali. Nomi fra cui spicca, accanto a Valente, Pancaldi, Rizzolo, Delle Cese, Abbate, quello del bitontino Michele Carelli. Le composizioni attribuite a quest’ultimo, come sottolinea il maestro Desantis, meriterebbero un discorso a parte poiché si discostano dallo schema tradizionale delle marce funebri pugliesi, tutte connotate da un uso di tempi binari scanditiì nonché da un forte impiego delle percussioni. “Quelle di Carelli -spiega- sono più assimilabili ai poemi sinfonici che non alle marce. Si ispirano alle stazioni della Via Crucis e hanno una durata più lunga della media”.
A rendere uniche le composizioni del musicista bitontino vi è, inoltre, l’assenza di uno schema formale definito a cui si contrappone, invece, un susseguirsi di temi che tendono ad intersecarsi fra loro. E delle quattordici marce di Carelli, due sono state oggetto di un concerto che recentemente ha esportato la Settimana santa pugliese, con il suo patrimonio di suggestioni sacre, nella Terra di Castilla e Léon. Lo scorso 16 marzo, l’orchestra “Davide Delle Cese”, nell’ambito del progetto Plenilunio de Primavera, promosso dalla Cooperativa FeArt e dall’Associazione Puglia Autentica in collaborazione con la Regione e Pugliapromozione, ha raggiunto la Spagna per portare le marce funebri a Valladolid, nell’iglesia del convento de los Agustinos Filipinos.
Il concerto, che si è avvalso del coro polifonico Le Voci delle Confraternite di Vico del Gargano, ha voluto mettere in luce quattro poli artistici pugliesi, riscontrabili nelle città di Taranto, Ruvo, Molfetta e Bitonto. “Sono le città che più di altre vantano una tradizione consolidata di autori cimentatisi nel genere delle marce funebri”, sottolinea Desantis. Un patrimonio musicale che affonda le sue radici nella seconda metà dell’800, quando nacquero le prime composizioni, che sostituirono le lamenationes eseguite dal coro dei cantores. Di qui, la crescita del ruolo della banda municipale, anche a livello sociale, nelle città pugliesi fra cui la stessa Bitonto che alla fine del diciannovesimo secolo vantava una fitta produzione di marce funebri composte da Carelli.
Un personaggio su cui l’attenzione dall’associazione “Davide delle Cese” si accerntrerà nuovamente proprio oggi, 30 marzo, in occasione del convegno nazionale “Parole e musica. Dalla cinquecentina al manoscritto musicale”.
L’evento, organizzato in collaborazione con le cooperative Fe.Art e Ulixes, vedrà l’intervento di studiosi di grande rilievo, fra cui Dinko Fabris, coinvolti in un dibattito sul recupero e la valorizzazione del materiale librario, raro e prezioso, custodito presso la biblioteca comunale “E. Rogadeo” di Bitonto. Incunaboli, cinquecentine e manoscritti musicali, tra cui spiccano quelli firmati da Carelli, sono stati oggetto, nei mesi scorsi, di un accurato lavoro di restauro. “In seguito ad un’approfondita analisi -spiega Desantis- abbiamo stilato una scala di priorità, effettuando una valutazione basata su unicità del contenuto e stato conservativo. Il risultato è stata una classifica di dieci libri antichi, di cui abbiamo recuperato sei cinquecentine, e un manoscritto contenente le marce funebri del Carelli”.
Di quest’ultimo, ad oggi, Bitonto vanta ben due fondi complementari: uno custodito nella biblioteca comunale, l’altro acquistato recentemente dalla fondazione De Palo-Ungaro. Produzione musicale di Michele Carelli e patrimonio librario del XVI/XVII secolo, saranno, dunque, oggetto del dibattuto che animerà il convegno con un’unica ambizione: accendere i riflettori e sensibilizzare gli addetti ai lavori sull’importanza di questa ricchezza di cui Bitonto è depositaria.
E’ quanto emerge dalle parole di Desantis, che pone l’accento sulla necessità di intercettare fondi da destinare al recupero di manoscritti preziosi che, versando in stato di grave degrado, rischiano di sparire per sempre. Il frutto del lavoro svolto sino ad oggi sarà esposto in una mostra, che prende l’avvio oggi, dislocata tra biblioteca comunale e fondazione “De Palo-Ungaro”. “Noi abbiamo iniziato -afferma il maestro- e anche se può sembrare una goccia nell’oceano, possiamo essere orgogliosi di aver salvato le marce funebri di Carelli da una fine ingloriosa”. Non poco se si considerano tali composizioni il fulcro della settimana santa bitontina, che si caratterizza proprio per l’unicità di quelle marce.