“Non possiamo risolvere una crisi senza trattarla come una crisi, altrimenti avremo rubato il futuro dei giovani davanti ai loro occhi”. Le parole pronunciate dall’attivista Greta Thunberg al COP24, la Conferenza dell’Onu sul clima svoltasi in Polonia, hanno fatto il giro del mondo, consacrando la giovanissima studentessa svedese, affetta da sindrome di Asperger, come una delle voci più significative e autentiche della lotta al cambiamento climatico. Dall’agosto dello scorso anno, Greta ha deciso di saltare la scuola, prima da sola e poi insieme ad altri compagni, recandosi, ogni venerdì, presso il parlamento svedese: ciò che chiede sono azioni concrete per contenere il riscaldamento globale entro la soglia degli 1,5°.
Il suo esempio si è diffuso a macchia d’olio in tutta Europa attraverso i cosiddetti scioperi del venerdì per il futuro (future fridays), con migliaia di studenti che “marinano” la scuola, decisi a non cedere fino a quando i governi di tutto il mondo non definiranno una concreta strategia di sviluppo per bloccare il trend del disastro globale.
I “negazionisti” non hanno tardato a venire allo scoperto, manifestando voci di dissenso: basti solo menzionare le recenti dichiarazioni di Donald Trump, secondo il quale l’intera crisi climatica non sarebbe altro che una“fake news” se non, addirittura, “finta scienza”. Nonostante molti credano che i problemi legati al destino della Terra siano troppo complessi e difficili da risolvere, una ragazzina coraggiosa prova a fare qualcosa di concreto. Dinanzi alle accuse degli hater, Greta rincara la dose: “Dietro di me non c’è nessun, tutto quello che faccio lo faccio gratuitamente”. E anche i cittadini, finalmente, hanno cominciato a mobilitarsi.
Le proteste nelle principali città europee, denominate “School Strike 4 Climate Change”, sono culminate nello sciopero unitario del 15 marzo. “In tutta Italia siamo un milione”, hanno dichiarato gli organizzatori della manifestazione: a Bari cinquemila studenti si sono radunati in piazza Diaz, sfilando in corteo fino a piazza Prefettura.
Alle attività ludiche e artistiche, realizzate dai bambini delle scuole elementari e medie, sono seguite le riflessioni di alcuni docenti del dipartimento di Geologia del Politecnico barese, che hanno illustrato le terribili conseguenze per l’ecosistema, causate dall’attività incontrollata dell’uomo: surriscaldamento, sovraffollamento, innalzamento delle acque marine, acidificazione degli oceani.
Ma diamo la parola ai ragazzi e alle ragazze, protagonisti indiscussi della manifestazione di venerdì a Bari. La loro testimonianza può aiutarci a comprendere meglio i retroscena di una situazione che sembra essere sfuggita al controllo dell’uomo, più di quanto non dicano le analisi tecniche e accademiche di economisti, sociologi e giornalisti. I quali, nel tratteggiare un quadro delle dinamiche ambientali, troppo spesso restano chiusi nel tecnicismo dei propri recinti disciplinari.
“Sono venuta a conoscenza di Fridays For Future attraverso le notizie che girano sui social. Ho deciso, così, di sostenere la battaglia di Greta Thunberg. Credo che l’ecologismo sia un dovere civico che, a partire dai bambini, deve essere perseguito anche dagli adulti. Impiegare le risorse in modo ecologico significa, concretamente, prendere ad esempio l’autobus anziché l’auto o non lasciare in spiaggia bottiglie di vetro o plastiche varie”, sostiene Agata, studentessa di Lettere moderne presso l’Ateneo barese.
Abbiamo, ormai, un’evidenza scientifica consolidata dell’insostenibilità, sul piano non solo ambientale ma anche economico e sociale, del modello di sviluppo seguito nel corso degli ultimi due secoli. Di qui occorre ripensare un nuovo paradigma sociale, economico, politico e ambientale.
“Un’economia che miri ad essere sostenibile deve tornare a investire sull’agricoltura, migliorando la salute, il benessere e la sicurezza alimentare. Occorre a rinunciare agli indumenti lavorati col petrolio o altri materiali non naturali, nocivi per la salute”, afferma Stefano, studente presso la facoltà di Agraria del Politecnico, mentre Marco, anch’egli studente di Agraria dichiara: “Ho rinunciato all’auto pur avendo la patente e, da un po’ di tempo, acquisto alimenti senza glutine, grassi, lattosio e zuccheri, evitando l’uso della plastica”.
“Faccio un appello ai miei coetanei a non buttare carte o cicche di sigaretta per terra, a usare meno i mezzi di trasporto. Una passeggiata a piedi, piuttosto che un giro in auto, può contribuire a rendere più sana l’aria che respiriamo”, è l’appello di Tullia, studentessa liceale.
Anche Andrea, studente del Politecnico di Bari, è dell’avviso che: “ciascuno, nel suo piccolo, può dare un contributo alla salvaguardia della Terra, magari incentivando l’uso di sostanze biodegradabili per l’acquisto di oggetti quotidiani, risparmiando sulla plastica inutile, perfino evitando di lasciare in carica il telefono per troppo tempo”.
Data la riduzione delle risorse naturali, a causa delle emissioni di gas serra o di sostanze inquinanti, la cui diffusione non si ferma ai confini territoriali di uno stato ma influenza il funzionamento dell’intero ecosistema terrestre, solo uno “sviluppo sostenibile può aiutare il nostro pianeta a sopravvivere ai cataclismi climatici, traghettandoci verso un capitalismo 2.0 più efficiente, flessibile e resiliente, quindi, più democratico proprio perché non danneggia le risorse naturali”, osserva Giuseppe, studente del liceo scientifico “Ricciotto Canudo” di Gioia del Colle.
Una caratteristica della manifestazione è stata la partecipazione “dal basso” che genera sinergie (“Vedere stamattina così tanti studenti e professori uniti nel trovare una soluzione al problema mi dà tanta speranza”, osserva Gabriele), individua soluzioni innovative, condivide obiettivi e strumenti mediante una visione integrata dei problemi e delle azioni da mettere in campo. “Evitando di stare con le mani in mano, ad attendere che la politica faccia il primo passo, bisognerebbe introdurre nelle costituzioni un riferimento allo sviluppo sostenibile”, concludono Carlo e Pierluigi, studenti del liceo di scienze applicate di Fasano.
È solo l’inizio! I ragazzi che hanno manifestato per il futuro del pianeta hanno promesso: “Torneremo a far sentire la nostra voce in piazza ogni venerdì, fino a quando i governi di tutto il mondo non metteranno in agenda gli interventi per realizzare una nuova utopia, in cui equità e sostenibilità sociale, economica, ambientale e istituzionale diventino prassi”. Costruire un nuovo paradigma dello sviluppo umano, degno di questo nome e rispettoso delle risorse del pianeta, è, pertanto, la bussola da seguire.
Nella foto in alto, gli studenti manifestano sul lungomare di Bari