Il dramma della violenza di genere in chiave comica e surreale. È “La principessa scalza”, lo spettacolo andato in scena al Traetta di Bitonto, per la Giornata Internazionale della Donna, interpretato da Daniela Baldassarra, attrice e scrittrice di fama internazionale.
Un nome importante, si sa, attira sempre e Daniela Baldassarra è certamente uno di questi. Vincitrice del premio internazionale “Giuseppe Sciacca” per la letteratura, dopo la pubblicazione dei romanzi “Un uomo, una storia” nel 2005, “Nessuno è la mia stella” nel 2006 e il saggio “In viaggio con Lucifero” nel 2007, recentemente ha pubblicato “A piedi nudi su una nuvola di plexiglass”, un’antologia di quattordici racconti.
Attrice con all’attivo diversi e importanti riconoscimenti, ha portato in scena i suoi spettacoli nelle più grandi città italiane. Dal 2011 dirige vari laboratori teatrali per ragazzi, presso l’Hartpury College di Cheltenham, l’University College di Dublino, lo Sparsholt College di Winchester, il Reading College a Reading e il Barnet College a Londra.
Eppure, che il teatro sia stato pieno “solo” per la notorietà della protagonista, non è totalmente vero. Un ruolo decisamente importante, infatti, nel successo della serata l’ha svolto anche l’argomento dello spettacolo, promosso e presentato dalla sezione cittadina della Fidapa. La ragione è semplice: “La principessa Scalza” parla della solitudine della donna in quanto essere umano, dell’incomunicabilità del suo dolore, un tema che non può non suscitare interesse, da parte delle donne ma anche degli uomini.
Al centro di questa attenta e ironica indagine vi è lo studio della donna e la sempre più difficile ricerca di un partner, in un mondo in perenne cambiamento. E, nell’ironia e nella comicità del monologo, si intravede il dramma di chi cerca la felicità e l’amore nelle relazioni umane, pur non essendo in grado forse di amare, innanzitutto, sé stessa. A nulla serve acconciarsi e guardarsi negli specchietti posizionati sul palco, vestirsi per l’occasione, ridere della vita di coppia propria o altrui: il dramma della solitudine e dell’insoddisfazione getta un’ombra sulle tante ironiche battute dell’attrice, svelandosi a poco a poco nei momenti di silenzio e nel significato remoto delle parole.
Per quanto si cerchi quasi di “ingannarlo”, lo spettatore sa che c’è sempre un doppio fondo in quelle battute, a tratti stereotipate, che sembrano prese da tanti sketch comici, già visti in tv. E, allora, si fa sempre più attento e alla fine scopre la verità: è tutta una menzogna, è tutta una costruzione quell’ironia, quella trama piena di battute, quella simpatica conclusione che è meglio esser soli piuttosto che in coppia, in famiglia. E la tragedia dello stupro, della violenza, dell’orrore si mostra in tutta la sua incomunicabilità, facendo sentire lo spettatore spiazzato e spogliato delle sue certezze.
Ma qual è il messaggio finale? Una donna può farcela a ricostruirsi, a tornare a vivere, nonostante l’entità del suo dolore e la tragedia di non riuscire a comunicarlo? Può una donna trovare un senso, un riscatto, una nuova ragione di vita? O deve chiudersi in tutte quelle bugie raccontate in più di un’ora di spettacolo? Lo spettacolo non offre una soluzione positiva a questo problema. Non inventa una conclusione felice.
E allora che cosa dovrebbe fare una donna? Smettere di lottare, rinunciare alla felicità che può e deve avere? Assolutamente no. Una donna è una combattente nata: lotta dal primo istante in cui viene al mondo. Non riceve sconti e deve misurarsi più con le ingiustizie che con la giustizia. Viviamo in una realtà fortemente patriarcale e, nonostante tutte le violenze, i soprusi e gli abusi, vi sono donne che non smettono di lottare e che non si arrendono. Quindi, perché dovremmo accettare un finale così deludente e chiuderci in un mondo fittizio?
La realtà può migliorare. Una donna può ricominciare a vivere anche dopo che le è stato tolto tutto, finanche la dignità. E questa lotta deve essere portata avanti, perchè non vi sia mai più violenza e si viva, finalmente, in un mondo sia per uomini sia per donne.