La “Buena Ventura” dei Kaleido Sea

È una sintesi felice di sonorità e atmosfere diverse, dall'Africa al Nord Europa, il primo disco di Vito Ottolino, Viz Maurogiovanni e Cesare Pastanella

Soltanto la musica è all’altezza del mare”. Ad affermarlo, in un tempo non troppo lontano, fu Albert Camus; a crederci, ancora oggi, sono i Kaleido Sea. Con un nome che parla da sé, alludendo alle caleidoscopiche acque del Mediterraneo, il trio jazz pugliese, composto da Vito Ottolino (chitarra), Viz Maurogiovanni (basso elettrico) e Cesare Pastanella (percussioni), cavalca l’onda dell’innovazione musicale.

E lo fa incidendo “Buena Ventura”, primo disco nato dall’incontro delle tre forti personalità artistiche, pubblicato dall’etichetta Angapp Music lo scorso sette gennaio. Jazz, world music, musica classica alcuni dei territori precedentemente esplorati dai singoli musicisti, ora pronti a tuffarsi insieme, con questo progetto discografico, in acque “contaminate” da più stili. “Un mare immaginario dove si incontrano colori, suoni e culture musicali differenti”, così definiscono la loro ricerca artistica.

Fortunato l’incontro casuale, avvenuto tempo fa in un negozio di strumenti musicali, fra Maurogiovanni e Ottolino. “Ci siamo conosciuti -racconta quest’ultimo- e quando abbiamo messo a confronto le nostre composizioni è stato bello notare che tendevano a confondersi per le diverse affinità”. Partendo, dunque, da un nucleo preesistente di chitarra e basso, i Kaleido Sea nascono con l’arrivo della preziosa e determinante componente ritmica di Pastanella. “Ci serviva un colore percussivo e abbiamo pensato a Cesare -spiega Maurogiovanni- che ha a disposizione una tavolozza molto ampia, tale da poter dare la giusta connotazione ai nostri brani”.

I Kaleido Sea

Una sonorità ben precisa che rimanda alla loro terra d’origine, la Puglia, luogo di incontro fra molteplici culture, sintesi felice di architetture musicali differenti, volgendo lo sguardo anche verso altre mete. “Kaleido Sea è un mare che ci siamo inventati, fatto di combinazioni sonore e geografiche”, afferma Vito Ottolino. E così, l’ascolto di “Buena Ventura” ci conduce in un viaggio alla scoperta di paesaggi africani, del bacino del Mediterraneo e, poi, della Toscana ma anche dell’Andalusia per poi lambire le terre del Nord Europa.

Ogni brano nasce da stimoli esterni, provenienti nella maggior parte dei casi proprio da viaggi intrapresi dai singoli musicisti. La stessa composizione che dà nome all’intero album, firmata da Ottolino, allude al nome di un lido del Salento, così come ad ispirare Maurogiovanni ne “I Giardini di Boboli” è stata una visita allo storico parco fiorentino. Altre volte un brano nasce, invece, prima di una partenza. E’ questo il caso di “Leaving”. “Non ero ancora arrivato a destinazione -spiega il chitarrista del gruppo- e l’idea del viaggio ha fatto nascere questo pezzo”. Ad essere evocati qui sono paesaggi nord europei, frutto di una componente che deriva da studi ed ascolti di musica classica del musicista.

Atmosfere nelle quali irrompe la forte matrice etnica in “Bamba African Market”, composizione attorno alla quale gravita un ricordo di Pastanella, a cui si deve l’introduzione dei ritmi africani nel trio pugliese. “Come percussionista mi dedico da anni alle culture ritmiche percussionistiche afro-sudamericane”, spiega a riguardo. E prosegue: “Questo brano è nato giocando durante le prove prima della registrazione, è stato poi ricreato in studio e con le tecniche di sovraincisione ci siamo moltiplicati inserendo più chitarre, campane, tamburi dell’Africa Occidentale”.

La copertina del cd

Il titolo rimanda al nome di un mercato africano nel cuore di New York, in cui circa vent’anni fa Pastanella si era ritrovato scoprendo un pezzo di Africa all’interno di una situazione urbana come quella della metropoli americana. Dai ritmi tribali si passa agli arpeggi incalzanti di un flamenco che in “Diabuleria” si mescolano ad una parte armonica dalla spiccata influenza europea. Una costante fusione, dunque, che in questo pezzo emerge a partire dal titolo, composto dai termini buleria, passo di danza del flamenco, e diabolus, l’intervallo musicale che prevede una pausa di tre toni fra una nota e l’altra.

Ogni traccia musicale del disco racchiude storie, aneddoti, sentimenti e stati d’animo, che si mescolano e si confondono. In un mare che, come suggeriscono l’espressione Kaleido Sea e l’immagine di copertina del disco, finisce per assumere le sembianze di un caleidoscopio. Acque che, colpite dai caldi raggi del sole, sembrano dar vita ad un mosaico dalle mille sfumature di azzurro. Questa l’dea a cui l’album d’ esordio del trio pugliese rimanda, richiamando la bellezza della loro terra natia nella derivazione del nome Kaleido, dal greco kalós che significa, appunto, bello.

Non mancano nel disco tracce di esperienze artistiche personali come quella legata al mondo delle colonne sonore di film di Viz Maurogiovanni. “Ne Il libro dei ricordi –spiega il bassista- il procedimento narrativo di scrittura musicale fa riferimento ad una realtà che ben si presterebbe al cinema”. Mentre la dolcezza espressiva della melodia di “Piccola preghiera” deriva da un intimo momento di riflessione spirituale di Ottolino, autore del brano.

Otto le composizioni originali contenute in “Buena Ventura”, alle quali si aggiunge un unico brano “preso in prestito” dal celebre Paul McCandless ma riarrangiato e fatto proprio dal trio al punto da assumere quasi una sua identità. Lo stesso celebre sassofonista americano, ascoltando la versione del suo “Lost in the hours”, questo il titolo del brano, proposta dai Kaleido Sea ne è stato entusiasta.

A raccontarlo è Vito Ottolino che ha trascritto per chitarra il brano di McCandless. “Eseguire con la chitarra il tema del sax comporterebbe delle limitazioni, quindi ho dovuto trascrivere la melodia con un’operazione che ha determinato un cambiamento della tonalità, da Do maggiore a Mi maggiore”, spiega, soffermandosi poi sull’aspetto che contraddistingue la loro interpretazione di “Lost in the hours”. “La particolarità deriva dalla peculiarità dello strumento armonico -dichiara- che consente di riprodurre più suoni contemporaneamente rispetto al sax. Ho cercato di valorizzare le trame contenute nella melodia che sono emerse suonando il brano con la chitarra”.

E “perdendosi in ore” di ascolto di questo disco d’esordio, magari in auto, durante un lungo viaggio, come suggeriscono gli stessi Kaleido Sea, ci si ritrova a percorrere con l’immaginazione le tappe suggerite dalle loro composizioni. A quelle già citate, svelano che in un prossimo progetto discografico protrebbe aggiungersene un’altra. “Abbiamo fra le mani un pezzo di un grande pianista nordamericano che attinge alla musica brasiliana”, annuncia il trio pugliese. Probabilmente con il prossimo disco si volerà anche fra le atmosfere dell’America Latina.