C’è chi lo ignora, chi lo combatte, molto spesso lo subisce. Il bullismo è una realtà che fa male, in tutte le sue forme. Un fenomeno a cui occorre opporre un argine robusto. Una battaglia che chiama ciascuno di noi a schierarsi, mai a fuggire. Lo sanno bene Antonella Caprio, Annamaria Minunno e Carla Spagnuolo, autrici del libro “Io valgo di più: storie di bullismo e cyberbullismo”. Tre esperienze diverse si uniscono per dare voce alle giovani vittime di questo odioso fenomeno.
Ne parla Annamaria Minunno, giornalista barese, nell’ambito della rassegna “Bitonto città dei festival – Viaggi letterari nel borgo antico”, in collaborazione con la Libreria del teatro.
“Questo libro nasce da una richiesta esplicita delle scuole. È un racconto in tre forme diverse: il romanzo breve, quello di Antonella Caprio, l’approfondimento giuridico del magistrato Carla Spagnuolo, le testimonianze di persone che ce l’hanno fatta, la mia parte”, spiega.
Il suo sguardo rassicurante è soprattutto per i più piccoli in sala: “Chi di voi conosce la differenza tra gruppo e branco?”, si rivolge a loro. Risponde Giovanni, terza elementare: “Il branco è feroce, aggredisce come quello dei lupi. Il gruppo, invece, è innocuo.”
La sua voce è sottile eppure le sue parole sono profonde, l’espressione del viso matura. I tanti genitori presenti in sala sorridono, inteneriti. Ma, in realtà, questo triste fenomeno li riguarda da vicino. “Il bullismo è una responsabilità degli adulti -ammonisce la giornalista, che adesso si fa più dura-. È compito precipuo dei genitori interessarsi allo stato d’animo dei figli, analizzandone l’atteggiamento di chiusura in cui si rifugiano”.
Il silenzio, per dirla col prof. Antonio Guidi “è l’alleato più pericoloso della sofferenza; il silenzio tace ogni individualità”.
Gli adulti a cui allude Minunno non sono solo i genitori. Anche i docenti hanno le loro responsabilità. “Io racconto anche di una maestra che ha bullizzato un bambino di otto anni”, prosegue la giornalista. Sa che questo può suonare come un attacco indistinto a tutta la classe degli insegnanti e, prontamente, aggiunge: “Non si può generalizzare, ovviamente. Molti sono i docenti che contrastano gli atti di violenza, i soprusi.”
Tuttavia accade con frequenza che il fenomeno sfugga agli occhi dei “grandi”, in particolare quando gli attacchi dei bulli sono sferzati virtualmente. Il bullismo sfrutta i social network, rendendoli strumenti a suo favore. Ed ecco il fenomeno che già da anni attanaglia le prede più giovani: il cyberbullismo o bullismo elettronico.
Flaming, cyberstalking, denigration, exclusion, impersonation, queste le varie tipologie individuate da Carla Spagnuolo nella terza parte del libro. È inevitabile a questo proposito parlare del fenomeno “blue whale”, la sfida social che spinge i ragazzi ad affrontare cinquanta prove estreme in cinquanta giorni, da immortalare e condividere online, sino alla prova finale che consiste nel suicidio.
Ma da questa triste realtà è possibile uscire: il bullismo, in tutte le sue declinazioni, da quelle più classiche sino alle più “tecnologiche”, si può e si deve combattere, prestando l’attenzione dovuta ai ragazzi, alla loro emotività, in forte e rapida evoluzione nella particolare fase di crescita che li caratterizza. Un compito a cui sono chiamati, in primis, genitori e docenti, ma anche tutto il variegato mondo delle persone e delle istituzioni che interagiscono con la realtà degli adolescenti. Come c’insegna questo libro, che di questa battaglia vinta è una rincuorante testimonianza.