Una Biennale d’arte per una città significa regalare a residenti e turisti un periodo, più o meno lungo, di grande fermento e scambio interculturale, oltre che un prezioso e variopinto scenario. L’intera città, come un’immensa tela, si colora al punto che piazze e scorci finiscono per assorbire, pian piano, le vivaci tinte delle opere d’arte che popolano i luoghi espositivi. Se, poi, questi ultimi sono vari e dislocati in punti strategici del centro urbano, se, dunque, la rassegna è diffusa, la città offre un vero e proprio itinerario artistico-culturale fra le sue bellezze architettoniche. Bibart, la prima rassegna internazionale d’arte contemporanea del capoluogo pugliese, giunta alla sua seconda edizione e terminata il 31 gennaio con un numero di visite da record, ne è un esempio lampante.
“Due anni fa, avevamo contato quattordicimila ingressi – spiega Miguel Gomez, direttore artistico della manifestazione. Quest’anno, ancor prima che la biennale si chiudesse, si registravano già ventitremila presenze”. Inaugurata il 15 dicembre, la rassegna si è conclusa mercoledì 30 gennaio con la cerimonia di premiazione, presso l’ex Palazzo delle poste. Selezionati fra oltre centocinquanta artisti (provenienti da Italia, Spagna, Grecia, Armenia, Svezia e Ucraina), a salire sul gradino più alto del podio sono stati Ilaria Moscardi per la pittura figurativa, Salvatore Comminiello per la pittura informale, Alessandro Mangia per la scultura, Emanuele Frassi per l’installazione, Giuseppe Ranù per la grafica, Silvia De Gennaro per la VideoArt. Le loro opere continueranno ad essere esposte, dal 2 al 28 febbraio, a Santa Teresa dei Maschi dove, intanto, prosegue la mostra dei Grandi Maestri.
Sei, in totale, dunque, le sezioni previste per i lavori in mostra alla seconda edizione di Bibart. Ad ospitarle, con allestimenti che, attraverso l’uso di pareti o pannelli bianchi, hanno dato risalto all’aspetto cromatico delle opere, il foyer del teatro AncheCinema, la chiesa di Santa Teresa dei Maschi, il soccorpo della cattedrale di San Sabino, la sede dell’arciconfraternita del Carmine, nel borgo antico, insieme all’ex Palazzo delle poste.
Tutti luoghi non convenzionali; una scelta, come sottolinea Gomez, legata alla dimensione turistica della biennale. “Offrire la possibilità di aprire al pubblico alcune chiese della città vecchia, solitamente chiuse, trasformandole in luoghi di cultura in cui l’arte contemporanea sposa quella seicentesca che domina quegli edifici, è uno degli obiettivi di Bibart”, afferma il direttore artistico. Obiettivo pienamente raggiunto, in particolare con la mostra dedicata a tre grandi maestri del Neorealismo del Mezzogiorno, allestita all’auditorium Vallisa.
“Se nella scorsa edizione ci eravamo focalizzati su Post-impressionismo e Neorealismo – spiega Gomez – quest’anno la scelta è ricaduta su Renato Guttuso, Antonio Bibbò, scultore campano naturalizzato pugliese, e Luigi Guerricchio”. Con Guerricchio si è voluto rendere omaggio a Matera, capitale europea della cultura 2019, nonché ad un artista che, come spiega Miguel Gomez, pur essendo tra i più grandi che la Basilicata abbia espresso nel ‘900, non ha ricevuto attenzione dal programma degli eventi in corso nella stessa Matera.
Così, racchiuse fra quelle antiche mura, nel cuore di piazza del Ferrarese, sono apparse le bronzee e longilinee sculture di Bibbò, collocate su drappi dai vivaci colori a richiamare il cromatismo delle tele degli altri due maestri nel Neorealismo. Agli ulivi secolari, i campi di grano e le anziane donne meridionali dal capo coperto con il fedele fazzoletto, immagini ricorrenti nei dipinti di Guerricchio, si sono alternate le struggenti immagini del “Got mit Uns” di Guttuso.
Straordinaria quanto toccante testimonianza della lotta partigiana, esperienza che il celebre pittore siciliano visse da protagonista come ufficiale di collegamento tra il comando romano delle Brigate Garibaldi e il Fronte della Marsica. Un giovane vietnamita ucciso con un colpo alla nuca, i fratelli assassinati alle Fosse Ardeatine, le donne in fila trasferite con la forza, appaiono agli occhi del visitatore in tutta la loro drammatica plasticità. “Dio è con noi” è la traduzione di questa serie di disegni e acquerelli, pubblicati dal maestro del Neorealismo in un libro del Saggiatore nel ’44.
Epopea della Resistenza che per Guttuso rappresentò la lotta contro la dittatura ma anche contro quanti negavano la libertà d’espressione. Immagini che trasmettono un senso d’inquietudine non diverso da quello che pervade l’animo in occasione della Giornata della memoria. E poiché l’arte, in tutte le sue forme, si propone quale strumento di riflessione e sensibilizzazione, Bibart, il 27 gennaio ha proposto un evento fuori programma per ricordare le vittime dell’olocausto, con la musica ebraica del quintetto Klez Note in piazza del Ferrarese.
Numerosi sono, infatti, gli eventi collaterali che hanno arricchito la biennale, fra incontri letterari, proiezioni di documentari sulla Storia dell’arte, a cura di Rai Teche, oltre che performing art. Iniziative che dislocate fra le varie sedi della manifestazione hanno avuto come sfondo le varie opere in concorso, oltre trecentosettanta, realizzate con tecniche, materiali e i supporti più disparati.
Due le principali novità di questa edizione: il premio letterario per racconti brevi, dedicato a Vittorio Stagnani, scrittore e giornalista barese scomparso recentemente, e la sezione Bibart Contest Young. Iniziativa, quest’ultima, che ha coinvolto i giovani dei licei artistici e delle accademie di belle arti. Alcuni aspiranti artisti appartenevano alla giovanissima realtà scolastica dell’I.C. Davanzati Mastromatteo di Palo del Colle. I premi del contest sono stati assegnati a Giovanni Amato dell’Accademia di belle arti di Foggia per la grafica, Davide Marrone dell’Accademia di Bari per la sezione scultura, Liudmyla Karpenko dell’Accademia di Firenze per la pittura informale, Daisy Peluso, dell’Accademia di Lecce per la pittura figurativa.
Menti creative di ogni età e provenienti da tutta Italia sono state chiamate a raccolta da Bibart 2018-2019 per esprimere, attraverso le proprie opere, la ‘ragione dell’arte’. Questo il tema che ha unito i partecipanti alla biennale internazionale di Bari. Un tema che ciascuno ha saputo esprimere in maniera convincente poiché l’arte ha sempre una ragione per esistere.