Saper comunicare i saperi, la carta vincente

Con una lectio magistralis di Michele Mirabella, s’inaugurano all’ateneo barese i nuovi percorsi didattici in Comunicazione della ricerca

Per l’inaugurazione dei nuovi quattro percorsi didattici in Comunicazione della ricerca, l’ateneo barese spalanca le porte, per una lectio magistralis, a uno tra i suoi alunni più illustri e noti, il prof. Michele Mirabella.

L’aula è gremita di studenti. Ad introdurre l’incontro è il prof. Paolo Ponzio, direttore del Dipartimento di studi umanistici: “È con Galileo Galilei che inizia la ricerca scientifica e la sua comunicazione. Lo scienziato di Pisa sapeva chi fossero i suoi recettori, gli interessati. Perché alla base della comunicazione c’è l’interesse, l’essere in relazione. La comunicazione è relazione fra individui”.

Subito il richiamo alla questione, tornata da qualche anno alla ribalta della cronaca, della post-verità: “Bisogna far sì che prevalga la verità, non l’opinione, al contrario di quanto sta accadendo nella comunicazione tra i giallo-verdi”, ironizza Francesco Paolo De Ceglia, coordinatore del progetto formativo.

Non manca il saluto del rettore Antonio Felice Uricchio. Ma ora è il momento dell’ospite tanto desiderato. Più del solito, in realtà, considerato il ritardo con cui Mirabella è giunto da Roma, a bordo di un’auto anziché in aereo a causa dello sciopero dei controllori di volo.

Un momento dell’incontro, presieduto dal rettore Antonio Felice Uricchio

Docente, regista attore e conduttore televisivo, il professore, invitato per relazionare sul tema “Comunicare la cultura”, esordisce esprimendo tutto il suo entusiasmo per essere tornato, ancora una volta, nella sua terra: “il mio bello ovile, la terra degli ulivi, dove conservo ricordi indelebili”.

“La prima volta che sono entrato qui, nelle aule di lettere e filosofia, è stato per caso. Mi ero iscritto, infatti, a giurisprudenza, secondo il volere di mio padre. La mia prima lezione fu di filosofia del diritto. Presto mi accorsi -spiega Mirabella- che ad interessarmi non era la lezione, piuttosto come veniva spiegata, comunicata. In breve, l’arte oratoria”.

“Vir bonus dicendi peritus”, sentenzia. “Con bonus i romani si riferivano alla buona condotta morale. Oggi la comunicazione deve essere affidata a uomini onesti”, il richiamo all’attualità è evidente.

“Mai dimenticherò la lezione del sociologo austriaco Watzlavick: Non si può non comunicare”, prosegue il professore. “La comunicazione fa parte della vita, non è una tecnica. Essa è necessaria alla costruzione di una comunità, di una lingua, di una cultura”, spiega. Un riferimento biblico, quindi, quello della Torre di Babele, che definisce “una farneticazione mistica e soave, per cui le lingue si dividono in base alle diversità”.

“La comunicazione scientifica deve ristabilire le differenze. La democrazia è un sistema politico, ‘il meno peggio’, basato sul principio per cui ciascuno è uguale davanti alla legge. Ma uguali diritti non significa uguali talenti”, afferma Mirabella.

E certo lui di talento ne ha, e molto. Ce ne dà prova, ancora una volta: “Friends, romans, countrymen”, principia, recitando, da Sheakespeare, il famoso discorso funebre di Antonio sul cadavere di Cesare. Nell’aula piomba un silenzio assoluto. Il pubblico sembra entrato anch’esso nella parte: non siamo più nell’ateneo barese ma nell’antica Roma.

“Questa sublimità è solo lingua? No. È comunicazione”, conclude Mirabella la sua “orazione”, acclamato dal pubblico presente come Antonio dal popolo romano.

Nella foto in alto, l’intervento di Michele Mirabella all’ateneo barese