Com’è assai noto, il canto del Sud ha ricevuto una spinta propulsiva straordinaria nella seconda metà del secolo scorso, grazie al lavoro di Carlo Levi, un torinese che tanto da queste terre ha imparato e che di quel tanto, poi, molto ha insegnato e lasciato in memoria a sua volta.
Lo sanno ad Aliano, terra del confino di Levi in Lucania. Da qualche anno anche area inclusa nel circuito dei parchi (www.parchiletterari.com), uno dei sintomi più felici dell’Italia che funziona. Da nord a sud, dalla manzoniana Trezzo sull’Adda alla dannunziana Anversa degli Abruzzi fino alla Pico di Tommaso Landolfi, nel frusinate.
E allora la minuta Aliano, sede conclusiva del fascinoso spettacolo dei calanchi, grandi rocce asciutte e senza vegetazione, in questa zona presenti già da Montalbano Jonico e Pisticci, ricorda Carlo Levi grazie a molteplici iniziative.
Qui lo scrittore e artista fu confinato durante il periodo fascista. Qui ambienta il suo “Cristo si è fermato a Eboli”, pubblicato nel 1945, opera di denuncia simbolica del riscatto del sud contadino, tradotta in 37 lingue e da poco anche in dialetto alianese.
Ad Aliano sono ancora intatti i luoghi di Levi e tutto parla di lui, sino alla sua scomparsa il 4 gennaio 1975. Chiara la sua volontà: riposare per sempre ad Aliano, il piccolo villaggio che lo aveva accolto con iniziali diffidenze, ma che poi tanto aveva amato. Levi è sepolto nel cimitero cittadino, luogo che spesso cercava per la quiete della pittura. Ci siamo stati diverse volte: un luogo di silenzio estremo e di voci lontane, raccolte qui con tocco lieve come già lo erano state sulla pagina.
Notevole la pinacoteca, dedicata a Levi: foto e immagini d’epoca che lo vedono a colloquio coi contadini e la gente semplice del borgo, il campionario umano che poi gli farà partorire il suo capolavoro.
Le foto documentano anche il suo funerale lucano, quando il feretro fu omaggiato dagli abitanti con emozione. Nella pinacoteca anche una parte delle 71 opere che Levi realizzò ad Aliano: ritratti di uomini e donne del popolo e molti paesaggi. Il centro espositivo è ospitato nel cuore del borgo antico, diramato in più aree piccole, agglomerati di case e vecchi palazzi. Curiose le abitazioni che sembrano quasi animate per strani giochi di finestre e disposizione di infissi. Si direbbe che guardino chi passeggia, munite di occhi.
Si visita anche la casa dove Levi visse, tre vani e una terrazza: da lì si contemplano scorci suggestivi. È il cielo di Aliano, la vista che lo scrittore ha sempre serbato nel cuore. Lo stesso stabile ospita, in un vecchio frantoio attivo ai tempi dello scrittore, il museo della civiltà contadina.
Aliano organizza da anni il festival “La luna e i Calanchi”, evento che lega cultura e impegno civile, con la direzione artistica del poeta Franco Arminio. Nel nome di questo fermento, la cittadina ha persino tentato la candidatura a capitale italiana della cultura.
Aliano ha poi i meravigliosi calanchi di cui si è detto. Non si possono non visitare, davvero.
La geologia lascia silenti e il giallo chiaro e tenue di queste bizzarre rocce solitarie ti attraversa dentro e solca degli stessi passi che gli occhi poveri e umili delle genti di questo territorio lasciarono nel poeta perché ne facesse, come ne ha fatto, storia, politica, cultura. Andiamo ad Aliano. Perché il Sud ci parla.
Nella foto in alto, uno scorcio di Aliano e del paesaggio circostante