Dalì tra i Sassi, un incontro surreale

Circa duecento capolavori, soprattutto sculture, nella grande mostra che Matera, prossima capitale europea della cultura, dedica al celebre artista spagnolo

Se esistesse un luogo in cui il tempo sfugge all’oggettiva scansione delle lancette di un orologio, molto probabilmente si collocherebbe lungo il confine nord-orientale della Basilicata. A Matera, millenaria città, prossima capitale europea della cultura, il tempo sembra, infatti, scorrere seguendo regole fuori dagli schemi. Specialmente, poi, se a farle visita, invadendone le vie del centro storico con la sua arte, è l’immortale Salvador Dalì.

Un incontro, quello fra il celebre artista catalano e la città dei sassi, consacrato da una suggestiva e originale mostra, aperta al pubblico dallo scorso 2 dicembre e visitabile fino al 30 novembre 2019. “Salvador Dalí- La persistenza degli Opposti”, un titolo che allude, suggerisce, ma senza svelare del tutto il prezioso contenuto dell’esposizione. Un vero e proprio percorso museale in grado di rapire il visitatore già mentre passeggia, indisturbato, fra i suggestivi vicoli di Matera.

La locandina della mostra

Ad accogliere turisti giunti da ogni dove, nei punti più strategici della città, sono alcune grandi sculture monumentali, simbolo dell’inconfondibile surrealismo daliniano. Un altissimo “elefante spaziale”, con lunghe e sottili zampe simili a quelle di un ragno, un “pianoforte surrealista” che poggia su gambe femminili, un orologio fluido, molle, emblema di un “tempo danzante’” Queste le creature dell’universo di Dalì collocate nelle piazze e negli scorci materani, immerse nelle atmosfere natalizie che pervadono la città in questo periodo.

Creature che risucchiano il visitatore nell’onirica dimensione a cui l’artista spagnolo diede forma e tridimensionalità, dopo averla ritratta sulla tela, attraverso la scultura. Quest’ultima è, dunque, la vera protagonista dell’esposizione allestita all’interno del complesso rupestre di Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci. Qui, nel cuore del sasso barisano, lo spirito di Dalì si manifesta attraverso opere che conducono il visitatore in un viaggio tematico all’interno della sua complessa, quanto affascinate, psicologia. Circa duecento capolavori autentici tra sculture, illustrazioni, opere in vetro, libri illustrati e arredi, appartenenti ad una collezione prestigiosa ed unica. Assemblata negli ultimi quarant’anni e gestita dalla Dalí Universe, società diretta da Beniamino Levi, comprende opere realizzate in bronzo tramite la tecnica di fusione a cera persa, oltre a sculture in vetro colorato.

Opere di Dalì in mostra a Matera

Quella che Dalì definiva pâte de verre, ovvero pasta di vetro, rappresentava, infatti, il materiale perfetto per raffigurare il concetto di metamorfosi. E proprio la metamorfosi della realtà in surrealtà è uno dei quattro temi che si susseguono nel percorso museale allestito nei sassi, accanto a quello della dialettica fra religione e scienza, della dicotomia fra l’involucro duro e il contenuto molle, nonché del paradosso del tempo, millenario e fugace. Perfetta cornice scenografica per un racconto multisensoriale che si colloca in una dimensione spazio-temporale non oggettiva, il plurimillenario sito rupestre, ospita fra i suoi cunicoli rocciosi personaggi e oggetti che sembrano saltati fuori dal Paese delle meraviglie di cui Alice fu visitatrice.

Opere di Dalì in mostra a Matera

D’altra parte, alla celebre eroina ritratta da Carroll nel suo romanzo fantastico, Dalì era particolarmente legato al punto da rappresentarla insieme al suo mondo in alcune opere. Ed ecco che, in una nicchia fra i Sassi, appare una scultura che la ritrae con abiti simili a quelli di un’antica divinità greca, emblema di una bellezza che non subisce l’affronto del tempo. Una vera e propria ossessione, quest’ultimo, per l’artista spagnolo che, nella sua autobiografia “La vie secrete” afferma: “l’oggetto meccanico sarebbe diventato il mio peggior nemico, e per quanto riguarda gli orologi, dovevano essere molli o non essere affatto”. Così, varcando l’ingresso della suggestiva sede espositiva, si viene completamente circondati, nella prima stanza, da una serie di orologi dalle forme morbide, di ogni dimensione, scolpiti dal genio creativo di Dalì, orologi con sembianze di un fluido.

Sono l’emblema di una percezione temporale strettamente dipendente, secondo l’ideologia dell’artista, dallo stato d’animo umano. Le lancette, dunque, si muovono più o meno velocemente in base a ciò che si prova in quel momento. Sembrano essersi fermate a Matera, forse per consentire ai visitatori di restare in quella dimensione onirica il più possibile, rapiti dalla voce di Dalì che appare e scompare, proiettato sulle antiche pareti esponendo le sue surreali idee. Ad ampliare la percezione emozionale, infatti, ologrammi, realtà virtuale, proiezioni 3D, video mapping che rendono il percorso particolarmente innovativo e coinvolgente. Di grande impatto visivo, in questo senso, la “Donna in fiamme”, scultura che fonde l’immagine del fuoco, ovvero il desiderio, e quella della figura femminile a cassetti, simbolo dei segreti della donna, entrambe ossessioni di Dalì.

Un ambiente allestito con le opere di Dalì a Matera

L’opera occupa una posizione di rilievo in fondo ad un cunicolo, illuminata da un fondale multimediale che vede scendere verso il basso petali di rose alle spalle della scultura. A catturare l’attenzione di un visitatore immerso in quell’onirica realtà anche l’ologramma di una farfalla che svolazza sulle pareti, elemento di un mondo virtuale che si contrappone alla presenza fisica delle opere. Reale e surreale, inevitabilmente in questa mostra si fondono dando vita a quei processi di metamorfosi tanto cari a Dalì. Un orologio che si liquefa su un ramo creando un profilo umano, un elefante e un rinoceronte con zampe da zanzara, un pianoforte con gambe da ballerina sono il risultato di un processo finalizzato, da un lato, ad animare l’inanimato, dall’altro, a far emergere la dicotomia insita in ogni essere vivente.

Salvador Dalì con alcune sue celebri sculture

All’esterno della chiesetta rupestre si incontra perfino una lumaca gigante, scultura monumentale legata all’incontro che l’artista catalano ebbe con Freud, incarnazione del paradosso daliniano della dura corazza esterna che l’uomo costruisce attorno alla propria anima molle, fragile. Un percorso fra i sassi alla scoperta di un inedito Dalì scultore, all’interno del quale, tuttavia, non mancano incursioni fra i disegni che ritraggono personaggi della letteratura e della religione. In esposizione a Matera anche i pregiati volumi della Bibbia e della Divina Commedia, illustrate dall’estroso artista.

Un universo in cui trovano spazio anche le moderne teorie della relatività, della psicanalisi, nonché della gravità newtoniana, specchio delle innumerevoli conoscenze che affollavano la paranoica mente di Dalì. Se per il geniale artista dai baffi all’insù il tempo era una variabile relativa, lo scenario storico della città dei sassi, luogo in cui le lancette dell’orologio sembrano essersi fermate, potrebbe esserne la prova. Un artista immortale, un luogo millenario, entrambi sfuggiti all’inesorabile fluire del tempo.