“L’Unione europea è nata per preservare la pace tra gli stati membri”

Il prof. Ennio Triggiani, docente di diritto delle istituzioni comunitarie all'università di Bari, apre a Bitonto il nuovo ciclo di incontri promossi da Città dell’Uomo

Pochi mesi separano l’Europa dal rinnovo dei propri rappresentanti politici. Tra il 23 e il 26 maggio 2019, infatti, i cittadini aventi diritto al voto, residenti in 27 paesi diversi (erano 28 prima della Brexit), eleggeranno la nuova assise di Strasburgo per i prossimi cinque anni.

Saranno 76 i parlamentari che l’Italia eleggerà (tre in più rispetto alla scorsa tornata elettorale), collocandosi al terzo posto per numero di rappresentanti dopo la Germania (96) e la Francia (79). Non è certo semplice prevedere gli scenari politici che porteranno all’insediamento della IX legislatura. Tra i banchi di Strasburgo diventa, tuttavia, sempre più forte il timore di una crescita esponenziale dell’euroscetticismo. Un’Europa percepita in modo sempre più distante, il populismo che dilaga in diverse nazioni ma anche i recenti attentanti terroristici di Parigi, Bruxelles e Marsiglia, hanno rafforzato l’idea di un’Unione europea sempre più debole.

Se da un lato l’autonomia nazionale sembra essere uno dei temi più in voga negli ultimi tempi, “è fondamentale ricordare che il risultato più importante nato dalle macerie della Seconda guerra mondiale è stata la rivoluzione giuridica, politica e culturale che ha dato vita all’Unione europea”, ha affermato Ennio Triggiani, docente di Diritto dell’Unione europea all’università di Bari, in occasione della sessione inaugurale del nuovo ciclo di incontri promosso da Città dell’Uomo, la scuola di formazione civile e politica di Bitonto.

Ennio Triggiani
il prof. Ennio Triggiani

L’istituzione comunitaria ha il rilevante compito di “salvaguardare il diritto alla pace, perché la guerra è terrificante e non porta a nulla di buono”, spiega Triggiani. Un dovere etico di vitale importanza, che si aggiunge alla protezione e alla tutela dei diritti economici e sociali degli stati membri.

Non è detto, quindi, che essere autonomi implichi per i singoli stati l’aumento dei propri poteri decisionali e, soprattutto, che porti ad un incremento positivo dell’economia nazionale. “L’Europa è un successo progressivo ed essere cittadini europei non è una questione astratta. L’integrazione europea è, invece, un tentativo geniale per mettere insieme le forze dei singoli stati nazionali e garantire la pace”, ha spiegato il prof. Triggiani.

“Difendere l’Europa quale è stata finora non basta. Bisogna battersi per andare al di là delle vecchie politiche europee e dei tradizionali schieramenti, esplorando nuove strade, ponendo al centro la necessità di una nuova strategia se vogliamo che l’Europa sia, non solo retoricamente, la nostra patria comune” ha concluso Triggiani.

Nella foto in alto, il parlamento di Strasburgo