Le donne come le rose di Atacama

Far rifiorire la speranza l'obiettivo del ciclo di incontri promosso dal centro antiviolenza di Palo del Colle e Bitonto

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Dallo stalking agli stupri, dagli omicidi tra le mura domestiche alle esecuzioni sommarie in piazza, “messe in scena” da popoli che applicano con atroce regolarità inammissibili “precetti religiosi”, è ciò di cui sempre più spesso veniamo a conoscenza, attraverso i tg o le cronache dei giornali.

Vittime di tale ininterrotta e assurda crudeltà, una miriade di donne indifese. Le donne a cui si rivolge il centro antiviolenza “Le rose di Atacama”, attivo a Palo del Colle e Bitonto. Una realtà che si propone di offrire un approdo sicuro alle tante vittime di abusi e violenze, in particolare donne ma anche minori, e che ha voluto sensibilizzare su questi temi l’opinione pubblica attraverso un ciclo di appuntamenti intitolato, significativamente, “Insieme contro la violenza”.

Il centro è impegnato su più fronti, dall’assistenza alle vittime di ogni forma di violenza, alle quali viene impartita la conoscenza dei propri diritti e doveri, alla riflessione su tali problematiche nella realtà sociale in cui opera, nelle scuole, nelle parrocchie. “Educare al rispetto della dignità delle persone, promuovere una cittadinanza consapevole è il primo passo per combattere la violenza e gli abusi, evitando facili scorciatoie”, è l’appello accorato di Anna Coppola De Vanna, presidente della cooperativa sociale “Crisi”.

Il nome stesso del centro, “Le rose di Atacama”, parla chiaro: si tratta, per l’appunto, di far “fiorire” le utenti del centro, come rose nell’arido deserto.

Il ciclo di eventi promosso dal centro si è proposto di dare nuova speranza, in vista anche della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, attraverso un apposito iter di formazione rivolto a tutti i cittadini interessati, e finalizzato a combattere comportamenti deleteri, a cominciare dall’omertà che impedisce di individuare e punire i colpevoli.

Il logo della cooperativa

Il primo appuntamento, presso l’istituto “Volta – De Gemmis” di Bitonto, dal titolo “La violenza a portata di click”, ha proposto un’interessante riflessione sull’uso della tecnologia, interrogandosi sui vantaggi e sui rischi che esso comporta. Fuoco prospettico attorno al quale è ruotato il dibattito, la questione se la tecnologia amplifichi o al contrario possa concorrere a ridurre la violenza. Incentrando l’attenzione sulle nuove forme di violenza online, che sembrano riguardare, soprattutto ma non solo, le fasce più giovani della popolazione, la dirigente dell’istituto, Giovanna Palmulli, ha illustrato le maggiori problematiche inerenti al rapporto fra i giovani e internet, mentre Pape Samba Gueye, studente vicintore di DigithOn con “My security”, ha presentato la sua app per prevenire la violenza sulle donne. L’intervento di Dino Mangialardi di Amnesty International, infine, ha portato all’attenzione del pubblico le nuove forme di violenza online, quali il cyberbullismo e lo stalking.

Il secondo appuntamento del ciclo ha, invece, ha preso le mosse dall’interrogativo: come e in che misura la legge tutela le donne vittime di violenza?

Non poteva mancare un accenno al quadro normativo vigente e alle specifiche modalità d’intervento delle forze dell’ordine, partendo sempre da un inquadramento delle varie tipologie di violenza (dallo stalking agli atti persecutori alla violenza sessuale, passando per i maltrattamenti contro familiari e conviventi) e, in seconda battuta, illustrando le modalità con cui tali fenomeni possono essere denunciati e, quindi, perseguiti penalmente.

Gabriella Eletti, avvocato penalista nonché consulente del centro “Le Rose di Atacama”, assieme a Raffaele Tatoli, responsabile ufficio stalking della Polizia anticrimine della Questura di Bari, hanno insistito, nell’incontro presso la sala consiliare del comune di Palo del Colle, sugli obblighi e i doveri morali e giuridici di un cittadino che si rispetti e invitato a non rimanere indifferenti. Perché l’omertà è alla base di ulteriori emergenze “etiche”.

Le scarpe rosse, simbolo delle campagne contro la violenza sulle donne

A coronamento del percorso, il terzo ed ultimo filone di approfondimento ha riguardato i molteplici volti della violenza: quella contro i soggetti più fragili e a rischio della società, anziani, bambini, donne e immigrati.

Anche le strutture mediche e sanitarie non sono esenti da un coinvolgimento diretto in questa campagna di sensibilizzazione. A farsene promotore, Nicola Buonvino, ideatore del progetto “Binario rosa – il coraggio della paura per sconfiggere l’orco”, realizzato con il contributo del Comune di Bari e in collaborazione con il Policlinico e l’Associazione Nazionale Magistrati.

“Binario Rosa è stata un’esperienza importantissima” spiega Buonvino, sottolineando i risultati positivi del coordinamento tra i medici del pronto soccorso e gli agenti della polizia scientifica di Bari, “addestrati a riconoscere la violenza e ad individuarne la tracciabilità”.

Almeno per ora, una buona notizia: in poco più di una diecina di mesi, dallo scorso gennaio, sono già una trentina le donne che, dismessi i panni della paura e animate da una grande forza di volontà, hanno urlato a gran voce, basta alla violenza!