Quando l’arte è in bilico fra visione e realtà

Un'originale e raffinata ricerca su differenze e dissonanze negli opus di Nino de Leo, esposti nella personale alla pinacoteca "Michele de Napoli" di Terlizzi

“Cos’è il genio se non equilibrio sul bordo dell’impossibile?”. L’interrogativo, posto dallo scrittore e giornalista statunitense, Norman Mailer, sembra sottolineare quell’eterna condizione umana dell’essere costantemente “in bilico”. Un concetto evocato questi giorni, nel mondo dell’arte, dalla mostra di Nino de Leo, allestita presso la pinacoteca “Michele de Napoli” di Terlizzi e aperta sino al 9 novembre.

La personale presenta dieci “opus”, raggruppati in serie autonome, corrispondenti a dieci cicli produttivi. Ciascuno di essi individua una tematica ben precisa e, sebbene, ogni opus goda di una sua indipendenza espressiva, va considerato, allo stesso tempo, come tassello di un’opera complessiva che li ingloba tutti in un’unica visione.

Ben espresso, dunque, il titolo della mostra, “In bilico fra visione e realtà”, che velatamente preannuncia l’intento dell’artista. Nelle vesti di un acrobata, che fa dell’equilibrio l’essenza stessa della sua arte, de Leo tenta di delineare e decostruire la prigione stilistica che lo circonda. Attraverso una ricerca che, ponendo l’attenzione su vari quesiti, fornisce un’unica risposta: differenze e dissonanze sono parte dell’ordine naturale delle cose.

Un concetto che si materializza attraverso le dieci serie esposte nelle antiche sale della pinacoteca di Terlizzi, ciascuna delle quali individuata da un titolo nonché da una tematica. Visitando, dunque, la personale di de Leo si incontreranno le sue “Variazioni Pinocchiesche”, “Corazze”, “Il sublime del subliminale” insieme agli opus “Tube Art il packaging e il corpo matrice”, “Strappi”, “Il mito fa di fior fanciulle”, “Vasche” e, in ultimo, “L’icona clichè”.

Incontri ravvicinati con personaggi scomposti, in bilico fra la loro natura e una natura altra, fra visione e realtà. Così, un cavaliere inesistente, una Madonna con Bambino e una Lady Lipstick sono alcuni dei protagonisti di questa “mostra/monstra”. Emblematica l’immagine di un’elegante creatura trans-organica che dà voce a una femminilità pura, attraverso aggettivi legati a un oggetto di seduzione come il rossetto.

Quella che appare nell’opera “Lady Lipstick” è una donna dalle sembianze di mutante, un sensuale manichino in perfetto stile de Chirico. Non ha un volto ma solo occhi interiori che le consentono di indagare e scrutare il proprio animo. Un’opera che già nell’atto creativo ha assunto i connotati di un essere che, allo stesso tempo, affascina e spaventa l’uomo.

Una miscela a base di cera, oli e gel, pulizia di colore e potenza di impatto rosso-corallo sono la materia prima di questa donna-mutante, resa ancor più seducente, nella sua genesi, da un lieve profumo con aroma di fico e vaniglia. Un’immagine che cattura l’osservatore lasciandolo “in bilico” fra sentimenti contrastanti verso quel mondo ritratto, un mondo che appare anch’esso sospeso fra sogno e incubo.

Scomporre la realtà, mostrarne le infinite diversità, destinate poi a ricomporsi in un unico grande disegno, questa l’essenza più intima e profonda della ricerca artistica condotta da de Leo nelle opere esposte a Terlizzi. Un’indagine sul corpo mutante che l’artista porta avanti da anni e che lo ha visto esprimersi già nel 2002 con la personale “Corpi Permeabili”, nell’ambito della manifestazione “Poìetìca” a cura dell’associazione culturale MNE-MÒ al chiostro del Palazzo di Città a Corato.

Sul tema “MUT’AZIONI” si è inoltre imbattuto, nel 2005, presentando l’opera “Mut’azione\liber’azione”, in occasione della mostra estemporanea di installazioni d’arte “Spazi percorsi”, organizzata dall’Arci La Locomotiva di Corato. Un’arte, quella proposta da de Leo, capace di indagare sulla mutevolezza dell’animo umano, di cui il corpo diviene uno specchio che ne riflette le continue e incessanti trasformazioni.

Nelle foto, alcune immagini della personale di Nino de Leo