Avanti e indietro nel tempo, inseguendo il fantasma delle proprie origini

Con un thriller dai continui colpi di scena, ambientato su due diversi piani temporali, lo scrittore barese Natale Cassano è al suo secondo romanzo

Ecco, di nuovo, il giornalista e scrittore Natale Cassano sulle pagine di Primo piano. Questa volta per parlare del suo secondo romanzo, “Inseguire un fantasma”, da poco pubblicato.

Il nuovo lavoro si discosta molto dall’esordio, il romanzo di formazione La storia che non ti ho raccontato, sia perché la componente autobiografica è assai meno presente e si limita ai luoghi ripercorsi sia perché, questa volta, siamo di fronte a un thriller ambientato in due epoche differenti.

Il punto di partenza è sempre Bari, città natale di Cassano. Ci ritroveremo poi a Roma, Londra e Berlino, coinvolti in una storia dai continui colpi di scena.

Inseguire un fantasma Natale Cassano

Nonostante un’articolazione complessa su due piani temporali, il romanzo non sembra mostrare buchi nella trama. Tra i suoi maggiori pregi, l’aver mantenuto una certa agilità ed essenzialità: non ci sono tempi morti od orpelli, l’autore non si è mai dilungato oltre il necessario.

Su intenzioni e sviluppo del racconto, abbiamo rivolto alcune domande a Natale Cassano, che ci ha risposto nell’intervista che segue.

Quale è stata la genesi di “Inseguire un fantasma”?

Era un’idea che mi frullava in testa già mentre scrivevo “La storia che non ti ho raccontato”: strutturare un disegno narrativo non lineare, che mostrasse il potere distruttivo dei segreti nell’apparente tranquillità di una famiglia.

L’elemento storico è arrivato dopo, quando mi sono reso conto che collegare due piani temporali diversi avrebbe reso l’intreccio ancora più interessante. Avevo fatto leggere la bozza a Gianluca Zanella, collega romano che aveva approfondito le strategie dei nazisti durante la seconda guerra mondiale, e mi ha suggerito di introdurre la storia di un gruppo di controspionaggio poco conosciuto, “Gehlen’, consigliandomi alcune letture per approfondire il tema. Quando ho raccolto tutti gli elementi, ho iniziato a scrivere: la parte che trovo sempre più appagante della scrittura di un libro.

“Inseguire un fantasma” si discosta dal tuo primo libro, che aveva un carattere più decisamente autobiografico.

In realtà si discosta molto. Il mio primo romanzo era, a suo modo, un esperimento, mentre con questo ho voluto aggiungere uno step in più: allontanarmi del tutto dalle mie esperienze personali, per dare libero sfogo alla penna. Qualcosa del mio bagaglio personale naturalmente c’è: le location. Ho vissuto in quasi tutte le città che attraversa Giovanni Corsetti, proprio per dare quel senso di realismo sensoriale al lettore, la possibilità di immedesimarsi nel personaggio attraverso un racconto che sfrutti tutti i sensi. Devo dire la verità, però, immaginare dal nulla una storia e raccontarla è molto più complesso del dare forma ai ricordi che serbiamo nella mente.

Come è avvenuta la fascinazione di Natale Cassano per l’epoca in cui è ambientato il racconto?

Quelli dei dopoguerra sono anni che mi hanno sempre affascinato: periodi di intrighi e ricostruzioni. Gli intrighi vengono fatti dai governi e dalle superpotenze internazionali, perché nessuno può esporsi nell’accendere la miccia di un nuovo conflitto e – come insegna Inseguire un fantasma – spesso si ricorre ad azioni di spionaggio, svolte lontano dai palazzi del potere e dagli incontri ufficiali alla presenza della stampa.

Poi c’è chi la guerra la subisce, ovvero la popolazione, che è appunto costretta a ricostruire. Non solo i palazzi, ma anche le proprie vite, perché la quotidianità a cui siamo abituati è stata del tutto stravolta. La Berlino degli anni ’50 ne è l’esempio: divisa tra sfere di influenza, nella piena anarchia, dove anche le forze dell’ordine diventano burattini dei dominatori stranieri.

Inseguire un fantasma Natale Cassano
Lo scrittore barese Natale Cassano

Può cambiarci una storia come quella capitata a Giovanni Corsetti?

Può cambiarci, come cambia lo stesso Giovanni. D’altronde, scoprire che il nostro passato è basato su un’enorme bugia, metterebbe in difficoltà tutti. Ancora di più chi si è costruito con difficoltà una campana di vetro di aggressività e cinismo, pronta a incrinarsi alla minima sollecitazione. Ed è proprio questo che volevo far realizzare al lettore: niente è perfetto e immutabile, non esistono bianco o nero, solo chiaroscuri determinati da ciò che la vita ci impone di affrontare. Ecco perché è difficile dire se con il passare delle pagine Giovanni migliora o peggiora. Sarà il lettore a stabilirlo, provando a ripercorrere i passi del protagonista e capendo cosa avrebbe fatto al suo posto. Immedesimarsi, appunto. Non è forse questa la magia della letteratura?