Ai primi di dicembre del 1990 eravamo tutti in coda all’ingresso di quell’edificio, in fondo alla via che costeggia il centro antico di Bari, di fianco al lungomare. Una folla di giovani sprizzanti entusiasmo ma anche presi dall’ansia di un nuovo inizio. Le porte di Santa Scolastica si aprirono ai primi studenti della facoltà di Architettura dell’università barese che, a breve, avrebbe lasciato la gestione dei corsi alla nuova istituzione del politecnico. Nei primi mesi, quel complesso edilizio ha rappresentato una vera e propria casa delle più disparate emozioni.
Si usciva per i disegni dal vero, sedendosi sui muretti, per le strade e le piazze della città vecchia, ancora tagliata fuori dalle politiche di recupero. Si seguivano lezioni in aule trasparenti e si trascorrevano giornate intere nell’attesa del proprio turno alle innumerevoli revisioni dei progetti partoriti dalle nostre giovani idee. Talvolta, quei confronti con i docenti si improvvisavano nei luoghi più impensabili. Qualcuno ha usato perfino il cofano di un’automobile, trasformato in un estemporaneo banco all’aperto. Perché gli automezzi arrivavano fin sotto l’edificio e non vi era ordine in quegli spazi, come nella testa delle persone.
Le strade erano l’estensione di un territorio domestico controllato dagli abitanti del borgo antico, chiuso in una sorta di appartenenza famigliare, di locale discendenza. Gli studenti di architettura erano strani figuri, giunti ad esplorare quel cosmo urbano, avviando a modo loro il processo di conversione sociale esploso nel nuovo secolo con il recupero della strada lungo la “muraglia” e delle piazze più grandi e con l’animazione seguita all’apertura di ritrovi e uffici. Si tagliava in due l’intero quartiere, per arrivare fino al centro murattiano e alle fermate dei mezzi pubblici, talvolta scortati dai poliziotti in borghese a cavallo di moto enduro.
Ma il mondo accademico di micromine, pennini e retini era protetto dai muri spessi dell’ex convento di Santa Scolastica, in ambienti dove il passato delle pietre e dei reperti si univa al futuro che le matricole sognavano di disegnare con le proprie mani. La facoltà di Architettura, nata per affiancare quella già affermata di Ingegneria, era una sfida per la città e per gli stessi studenti, pronti ad affrontare ogni sorta di imprevisto come veri guerrieri, dietro scudi di cartelle enormi, armati di bazooka portaprogetti e righe affilate. Sicché sono trascorse intere stagioni, in un clima altalenante di fervore e sfiducia, fatiche e contestazioni, passando dalla luce benaugurante degli inizi all’oscurità del tempo dell’occupazione studentesca di quell’edificio imponente, diventato ad un tratto il varco d’accesso verso un ignoto universo.
Col passare degli anni, dopo continue migrazioni da altri contenitori del centro antico fino alla destinazione definitiva del campus universitario, la sede del museo archeologico è stata abbandonata dal politecnico e, in seguito, le sue porte sono state chiuse. Al suo interno, sono rimasti ricordi incancellabili, come i disegni a china sui cartoncini bianchi.
Sono seguiti lavori di adeguamento, altri anni di chiusura, un concorso internazionale di progettazione, restauro e rifunzionalizzazione finché, pochi giorni fa, per le giornate del Fai, l’ex convento di Santa Scolastica è stato eccezionalmente riaperto al pubblico. È stata l’occasione per inaugurare i nuovi spazi museali allestiti al suo interno. Un passo verso la restituzione alla città del più grande patrimonio archeologico di terra di Bari.
Con il completamento del restauro del portico e di diversi ambienti, è stata aperta al pubblico la sezione dedicata all’archeologia di Bari. L’intervento, finanziato dal ministero per i Beni e le attività culturali e dalla Regione Puglia, ha anticipato l’apertura delle sezioni museali allestite con i reperti delle collezioni provinciali al piano terra e al primo piano dell’edificio medievale che sorge sul bastione aragonese. Il museo è l’importante traguardo del percorso storico e culturale che l’amministrazione intende costruire nella città vecchia del capoluogo pugliese.
È facile immaginare quanto, la notizia dell’apertura di Santa Scolastica, abbia fatto vibrare le corde più intime di tanti ex studenti di architettura che negli spazi del complesso in fondo alla strada lungo la muraglia hanno lasciato sudore, giovinezza e frammenti di cuore.