Ancora una volta, come tradizione secolare, tra settembre e ottobre, tante le celebrazioni, le occasioni di preghiera e raccoglimento in onore dei Santi Medici Cosma e Damiano. Oggi la famosa “intorciata” a Bitonto in loro onore. La terza domenica di ottobre: un classico della devozione popolare, in Puglia e al Sud ma non solo.

Momenti di festa, ma anche di riflessione e approfondimento evangelico-biblico, soprattutto in occasione della ricorrenza liturgica del 26 settembre. E poi pensieri attorno alla dimensione sociale che si vive al santuario bitontino dedicato ai due santi, grazie soprattutto alle attività della fondazione che dei due fratelli martiri porta il nome.
Il rito, dunque, accanto alla dimensione attiva della solidarietà cristiana. E il rito fa amare i Santi Medici “riprodotti” attraverso le famose e venerate statue portate in processione oggi per le vie della città. Un tramite, in piena aderenza alla teologia cattolica “elementare”, per amare e imitare, per giungere alla potenza del messaggio cristiano, tanto perfettamente incarnato nell’esperienza terrena di martirio dei santi, nati nella Cilicia del III secolo, attuale Turchia, ma poi siriani nella vita. Così almeno dicono le fonti più antiche.

Un tramite, come tutti i santi, anche loro per arrivare a Cristo: intermediari, “depositari” delle richieste e impetrazioni legate alla loro capacità di intercessione.
Partendo dal santuario di buon mattino, i santi “sfilano” per le vie della città attaversando il centro urbano moderno e poi quello antico, dove del resto, nella chiesa di San Giorgio, sono state collocati per molto tempo. Poi, nel 1963, l’edificazione dell’attuale santuario. È così partita una fase che ha segnato un’epoca per la città, di espansione edilizia e crescita urbanistica, con tutti i pregi e i difetti delle innovazioni di questo tipo.
Al solito, sarà considerevole la presenza dei pellegrini, giunti a Bitonto da tutto il Sud Italia, ma anche da più lontano. Lodevole il servizio di accoglienza, con centinaia di volontari. Durante tutta la giornata, la festa, per così dire, più laica e del tutto profana: dalla fiera al mercato degli animali fino al luna park e ai fuochi pirotecnici.
Ma saranno davvero tante le persone in processione, nell’ordine di alcune decine di migliaia.

Al ritorno delle immagini, come ogni anno, una messa sul sagrato della basilica. Un momento di fede “esteriore” da sempre ritenuto, forse anche in maniera frettolosa, come espressione della dimensione più “ingenua” della religiosità popolare. Una realtà che è vera e che comporta e comprende dei presumibili rischi legati ad un certo supposto fanatismo ma che non va categoricamente quasi sprezzata con aria di sufficienza, cercando semmai di capire le ragioni del cuore di chi si sente ed è umile.
Altra storia, invece, l’analisi sull’inquietante talvolta prossimità tra imponenza dell’istanza di penitenza, in questo caso “esteriore” più che mai, con tanto di richiesta accorata di perdono ai santi, in coincidenza di condotte esistenziali oggettivamente agli antipodi del messaggio cristiano. Ma questa, si capirà, è una storia lunga.