Non c’è niente di più comico dei tormenti di Jourdain

Il pubblico del Teatro Di Cagno di Bari applaude i giovani bitontini di attoREmatto, protagonisti del "Borghese gentiluomo" di Molière

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La compagnia attoREmatto mette in scena, al teatro Di Cagno di Bari, Il borghese gentiluomo, capolavoro di Molière, opera esemplare della comédie française.

I lavori di Molière, pseudonimo che Jean Baptiste Poquelin adotta nel 1644, ruotano attorno ad alcuni temi centrali: in particolare, l’avarizia, la tirannia domestica e l’egoismo. Il borghese gentiluomo è una pièce assai divertente, senza esclusione di colpi bassi, attacchi personali fino allo sberleffo e all’insulto, tornata, in tempi recenti, alle glorie delle ribalte nazionali e internazionali grazie al rinnovato successo di pubblico.

Rappresentata per la prima volta a Chambrod, il 14 ottobre 1670, la commedia è un’efficace e spassosa parodia di un ricco borghese, che cerca di darsi un contegno e uno stile di vita da nobiluomo. Un argomento molto apprezzato dalla corte francese del re Sole che, fin da subito, ne decretò un enorme successo.

Successo, in realtà, pienamente riscontrato anche dalla compagnia teatrale attoREmatto,  con sede a Bitonto, da anni impegnata nel coinvolgimento dei giovani col fine di trasmettere loro la passione per quell’altra forma di vita che è il teatro. La commedia di Molière, in scena al teatro Di Cagno, con la regia di Cecilia Maggio e il patrocinio del Comune di Bari e della Federazione Italiana Teatro Amatori, si incentra sulla figura del borghese Jourdain (Simone Delvino), insoddisfatto della propria posizione sociale, e pronto a sperperare i propri averi con lezioni di scherma, filosofia e musica, nel vano tentativo di diventare un perfetto gentiluomo.

attoREmatto

Sempre più intestardito nei suoi propositi, Jourdain si rifiuta di concedere in sposa sua figlia al borghese Cleante (Francesco Galliano), nonostante sia a conoscenza del profondo sentimento che lega i due giovani. Jourdain desidera che la figlia sposi uno scapolo nobile e facoltoso, desideroso di diventare il suocero di un vero e proprio nobiluomo.

Di fronte all’ennesimo rifiuto del borghese di consentire alle nozze della figlia, una grande beffa finale, giocata a Jourdain dall’intera famiglia, darà un esito naturale alla vicenda. E il borghese gentiluomo dovrà rassegnarsi al destino, continuando, tuttavia, a sognare un futuro da nobile.

Due sono i fuochi prospettici attorno a cui ruotano le vicende rappresentate: da una parte, l’amore negato a due giovani innamorati, dall’altro la vanità di Jourdain, un arrampicatore sociale, pronto a rinnegare sé stesso pur di costruirsi un’immagine sociale migliore ma, allo stesso tempo, distorta, superficiale e fittizia.attoREmatto

La rappresentazione è tutta incentrata sul sottile gioco fra pregiudizio e apparenza, l’intelaiatura su cui è innestata una profonda riflessione in chiave comica, resa ancor più esilarante e frizzante dagli attori, che si sono esibiti fra canti e balli, accompagnati da una ricca polifonia che ha deliziato l’orecchio del pubblico.

Oltre al protagonista, sulla scena Annalisa Cicciomessere (signora Jourdain), Arianna Rucci (Lucilla), Francesco Galliano (Cleante), Francesca Pia Murgolo (Dorimene), Thomas De Pinto (Dorante), Eva Coviello (Nicoletta), Fabio Minenna (Coviello), Ilaria Schiraldi (maestra di musica), Fausta Finetti (maestra di ballo), Alessia Papapicco (maestra di scherma), Sabina Cipriani (maestra di filosofia), Giuseppe Acquafredda (primo lacchè), Alessandro Cela (secondo lacchè), Annalisa Memoli (sarta).

Il dispositivo teatrale che sta dietro la vicenda di Monsieur Jourdain sta in un’amplificazione smisurata delle parti equilibrate di cui si compongono il reale e la vita umana, attraverso il ricorso a cifre spropositate e a dimensioni al di là del credibile. Il successo agognato oltre misura acceca la mente dei personaggi, divenuti comici proprio perché perdono il senso del limite della propria vita. Incapace di osservare la realtà in maniera obiettiva, offrendo agli altri l’occasione di prendersi gioco di lui, Jourdan vive in un’irremovibile idealità che lo fa precipitare in situazioni che inducono all’ilarità.

Esempio paradigmatico della grande stagione del classicismo francese alla metà del Seicento, quest’opera ci permette ancora oggi di cogliere molte affinità tra le virtù e i vizi collettivi, tipici della nostra società, insieme a quelli individuali, che denotano l’evo moderno. D’altronde, solo un genio assoluto come Molière poteva realizzare un classico come il Borghese gentiluomo, il cui messaggio resta valido anche per gli uomini di oggi.

In alto e nel testo, alcuni momenti dello spettacolo. Foto: pagina fb della compagnia.