La grande e la “piccola” storia s’incontrano a San Leone

Un volume di Nicola Roberto Toscano ricostruisce le vicende dell'abbazia bitontina di San Leone Magno, collocandole nella più vasta temperie storica e culturale

La grande storia universale e la piccola storia delle comunità. Gli eventi di largo respiro e quelli legati al singolo territorio. Il mondo complesso e il particolare locale, se non localistico.

Quali contatti e relazioni tra queste diverse realtà? Una vecchia storia, potrebbe dirsi, nel senso di una questione insoluta perché posta male. Sbagliata alle radici.

La storia è il cammino dell’uomo nel tempo. Ogni accadimento, per tacer delle strutture sociali o delle pieghe che spesso la stessa storia prende, hanno un risvolto che parte da un territorio, piccolo o grande. Non esiste storia che non abbia “luoghi” e che non sia dunque, in qualche maniera, locale. Tutto sta nel capire quanto poi quella partenza particolare abbracci l’interesse generale. Ogni storia che parli di un territorio, di una data epoca, che approfondisca ad esempio l’evoluzione storica di un paesaggio, espunti i rischi municipalisti (perché è questo il vero problema: il compiacimento memorialistico), non può che aprirsi naturaliter ai più rilevanti aspetti. Concetti chiari agli storiografi o ai filosofi della storia.

L’attacco, lungo, per introdurre pensieri sull’opera “L’abbazia verso il mare. Fatti e persone del monastero di San Leone Magno a Bitonto”, un lavoro di ricerca a firma di Nicola Roberto Toscano, avvocato e giurista bitontino con la passione per l’approfondimento, concernente ora la sua professione ora i fatti storico-politici della sua città.

Un volume, edito da Adda, che collega locale ed universale (i normanni e i benedettini a San Leone, importanti per il Sud e l’Europa; papa Callisto II a Bitonto nel monastero, nel 1122, con Suger de Saint Denis, nell’anno del concordato di Worms), ma che sollecita altre riflessioni, legate alla corretta divulgazione.

Come raccontare la storia? E la storia può essere considerata alla stregua di un racconto? Dove il limite tra rispetto della specificità di un discorso storiografico e necessità di una narrazione (termine già di per sé equivocabile) il più possibile accessibile a tutti? Infine: quest’ultima istanza può compromettere la serietà scientifica di un lavoro?

Tutti dubbi che il bel lavoro di Toscano dipana in pieno, tanto invidiabile è l’equilibrio raggiunto dall’autore nel cercare di profondere, accanto al rigore di una ricerca capillare sulle secolari vicende di uno straordinario bene storico-artistico della città di Bitonto, un taglio dinamico e brillante, leggero in senso calviniano, libero da ogni “macigno” ma ugualmente pensoso.

Il libro dissolve anche un altro equivoco, sempre attorno alla buona divulgazione.

Scrisse una volta, con la consueta chiarezza, il compianto storico medievista Raffaele Licinio che “chi non conosce dettagliatamente un argomento, una disciplina, una questione, un problema, una teoria, un autore, un romanzo, un’opera poetica, un’opera d’arte, un algoritmo, non sarà mai in grado di divulgare correttamente quell’argomento, quella disciplina, quella questione, e così via. Non si può divulgare ciò che non si conosce, se non superficialmente o per sentito dire”.

Ancora Licinio: “Di più. Il divulgatore non è colui che ha il diritto o la licenza di comunicare sciocchezze o di sostituire la conoscenza con le emozioni, ma chi -anche coniugando conoscenza ed emozioni- ha il dovere di far conoscere qualcosa anche di molto complesso nella maniera più semplice e immediata. Il divulgatore è una persona altamente specializzata, una persona che conosce un dato argomento per averlo studiato: divulgatori erano Umberto Eco, Jacques Le Goff, Rita Levi Montalcini, per fare qualche nome”.

E allora Toscano, pur se non storico di professione, ha però studiato con scandaglio la storia di San Leone, prima di scriverne. Non ha riassunto acquisizioni apprese velocemente. Ha condotto questo lavoro per anni, con mirabile pazienza, senza la smania compulsiva di una pubblicazione a tutti i costi, hic et nunc. Ha divulgato un corpus nutrito.

Come riconoscere la solidità di un impegno di questo tipo? Esistono un linguaggio e un metodo che il nostro avvocato rispetta e fa suoi; in primis nell’appiglio ad una consistente bibliografia e al continuo ricorso alle fonti, specie archivistiche. Basta sfogliare il libro per percepire l’assenza di una creazione compilativa: piuttosto una genesi che nasce pensata per il pubblico ma con cui lo specialista di domani sarà costretto a fare i conti.

Così i “fatti” di San Leone sono spiegati con perizia, nel compiersi storico ma anche nel percorso che hanno seguito nei propositi di Toscano, sin dai titoli di volta in volta pensati per il libro.

“L’abbazia verso il mare” è parso quello più indovinato per collocare temporalmente l’edificio religioso.

Nel tempo, ossia, in cui l’attuale via Giovanni XXIII era davvero la via per l’affaccio marino della città, ben fuori dalle sue mura, in un’area che sarebbe diventata importante per la Fiera di San Leone, altra realtà che proietta Bitonto in dimensioni più ampie, smarrite, ahinoi, già nella storia stessa. Un contesto raccontato da Toscano anche nei risvolti letterari: si pensi alla citazione di Boccaccio nel Decameron, oggetto di un paragrafo interessante, anche grazie alle coinvolgenti illustrazioni di Pierfrancesco Uva, l’eclettico artista bitontino che affresca l’opera in più parti, conferendo un tono rilassato alla lettura, lambendo ma in realtà eludendo ogni rischio fumettistico (le foto a corredo del testo sono invece di Nicola Ditillo).

A questa fruizione piacevole e non faticosa contribuiscono anche i sintetici inserti a cura di esperti e studiosi come padre Pietro Carfagna, attuale guardiano del monastero (religioso che rivolge notevole attenzione al criterio culturale nella conduzione spirituale e pastorale della struttura; suo uno scritto su papa Leone Magno), Ilaria Lavacca (note sui meravigliosi affreschi nelle pareti del coro della chiesa, di scuola postgiottesca, intrisi di cultura teologica medievale) e Pasquale Fallacara (sul bellissimo chiostro olivetano, purtroppo frammentato e consegnatoci oggi a metà).

“Fatti e persone” sono poi rappresentati in tutte le precipue dimensioni: meramente storiche, con dissertazioni su personaggi ancora poco esplorati dalla pubblicistica bitontina (uno su tutti padre Luigi Masulli, a cui si deve la riscoperta degli affreschi absidali), ma anche antropologiche.

Non manca, insomma, l’acuta trattazione sui vizi e le virtù degli uomini, specie di potere, senza celare abiezioni che spesso non fanno distinzioni tra gli abiti e le condizioni sociali.

L’incuria degli uomini stessi, assieme ad una malvagità costantemente denunciata in maniera pubblica dai contemporanei e dai posteri, ha caratterizzato le vicende ottocentesche del sacro luogo, poco considerato e rispettato come tale, anzi depredato in più parti, occorre dirlo, anche da una poco signorile borghesia bitontina. Un galantuomo si confermò invece il senatore ed ammiraglio Franco Rogadeo quando, su richiesta dei frati, ma con pregresse intenzioni appartenenti alla sua stessa famiglia, nel 1980 promosse il ritorno “a casa” di due capitelli delle colonne del chiostro, precedentemente protetti da Eustachio Rogadeo presso la sua residenza e oggi in bella vista al monastero (altare maggiore e spazi con materiale in mostra permanente).

Dettagliata anche l’analisi dei passaggi tra gli ordini religiosi: dalla quaestio fondativa ai benedettini e poi ai francescani. E così trattati anche i governanti stranieri del Sud, i dignitari locali, la lunga storia delle donazioni al monastero, le battaglie che hanno avuto questo luogo e il suo “campo” come riferimento (episodi d’arme lontani tra sé nei secoli) fino al ‘900 e ai giorni nostri.

Mancava, infine, una trattazione monografica corposa su San Leone. Il libro di Roberto Toscano ha questo merito immediato e innegabile. Qualche tentativo nel corso dei decenni, molti saggi su aspetti precisi legati al famoso luogo, spesso apparsi sulla rivista del Centro Ricerche di Storia e Arte, Studi Bitontini (a firma di Stefano Milillo soprattutto, non a caso prefatore del volume).

Le ricerche di Antonio Castellano, pure da ricordare. Un pensiero che ha avuto anche l’autore. Quest’opera raccoglie però le informazioni e ci dona una visione d’insieme. Un altro tassello nella produzione bibliografica attorno alla storia di una città che ha ancora tanto da raccontare. Con la novità, qui, di un pensiero agli uomini, religiosi e laici, che hanno lasciato tracce. La storia, di qualsiasi luogo e contesto, questo è: ripercorrere tracce e magari trarne insegnamenti. La traccia qui ci impone di custodire il bene. Roberto Toscano ci indica una cura: quella della conoscenza del bene. Come sempre, non si può amare ciò che non si conosce.

Nelle foto, vedute e particolari dell’Abbazia di San Leone Magno di Bitonto. Immagini tratte dal volume di Nicola Roberto Toscano