Oggi, domenica 14 ottobre 2018, si realizza il sogno che l’ultimo vescovo residente a Bitonto, mons. Aurelio Marena, aveva coltivato per tutta la vita.
L’arcidiocesi di Bari Bitonto deve gioire in questa giornata speciale che vede papa Francesco proclamare santo Nunzio Sulprizio, beato grazie all’impegno straordinario del vescovo Marena, che per tutto il suo episcopato diffuse con convinzione il culto e la devozione verso questo giovane, originario di Pescosansonesco, portandolo agli onori degli altari sotto il pontificato di Paolo VI. Papa, quest’ultimo, anch’egli canonizzato proprio questa domenica, insieme al martire mons. Romero.
Non sono passati secoli, ma solo poco più di cinquant’anni, eppure pochi ricordano questo impegno pastorale di Marena né la nuova realtà diocesana sembra accorgersi della sua storia pur recente. Da Napoli, Marena portò a Bitonto “quelle che possono essere considerate le stelle del suo sacerdozio: la devozione alla Madonna e quella a Nunzio Sulprizio”.
La devozione del vescovo verso Nunzio Sulprizio risale certamente alla sua adolescenza. La vicinanza della casa paterna alla chiesa di San Michele e a quella di Santa Maria dell’Avvocata, da lui frequentate da fanciullo, avranno certamente portato la sua attenzione nei confronti della vicenda umana e spirituale del giovane santarello.
Avrà certamente saputo della causa di beatificazione di Nunzio avviata subito dopo la proclamazione delle virtù eroiche. Avrà avuto tra le mani un foglio del 1893, data della sua nascita, in cui il postulatore Giuseppe Maria Serio invitava i fedeli a sostenere il progetto compilando, un modulo di adesione e contribuendo con volontarie offerte.
Avrà certamente letto il periodico L’artigiano Modello, cominciato a pubblicare a Napoli nel 1903, che aveva lo scopo di “diffondere in mezzo al popolo, e segnatamente nella classe dei giovani operai, la notizia di un artigianello nato, vissuto e morto in mezzo a noi”. Tutti fatti che lo porteranno a prendere a cuore la vicenda del giovane abruzzese e a portarla a compimento in un arco di molti decenni, che è l’arco poi della sua vita.
La postulatura di mons. Marena nei confronti di Nunzio Sulprizio ebbe la sua felice conclusione nel momento in cui il venerabile fu proclamato beato da papa Paolo VI il primo dicembre 1963. Ma il nostro vescovo dovette stare ufficialmente dietro questa operazione per circa trent’anni, da quando cioè nel lontano 1935 mons. Luigi Solari, della Sacra Congregazione dei riti, legittimamente costituito da Pio XI postulatore della causa di Nunzio Sulprizio, il 27 agosto 1935 gli affidò il ruolo di vice postulatore con tutte le facoltà connesse al ruolo di postulatore, con il compito di proseguire la causa del “Servo di Dio” già avviata presso la Sacra Congregazione dei riti.
Marena sapeva bene che la beatificazione di Nunzio doveva nascere da un movimento popolare di fede e devozione. Il venerabile doveva essere conosciuto, amato, sentito vicino, avvertito come amico e protettore, pregato e invocato dalla gente per dispensare i suoi doni. Pertanto fin da giovane si prodigò in tutti i modi per creare intorno a Nunzio un sistema di comunicazione che gli permise di propagandarne la vita, le opere e il messaggio.
Uno dei veicoli di cui si servì fu la pubblicazione di alcune sue biografie che si aggiunsero ad altre. La prima risale agli anni ‘30 del Novecento: Nunzio Sulprizio, piccolo martire del dolore, un altro volume dallo stesso titolo fu pubblicato nel 1955, successivamente uscì Un artigiano santo. Nunzio Sulprizio con la premessa del cardinale Marcello Mimmi. Questo volume fu recensito tra gli altri da Igino Giordani e da Civiltà cattolica nel numero del 17 maggio 1962.
Nel 1963 uscì Dall’incudine all’altare. Nunzio Sulprizio. Quest’ultima opera, pubblicata con le edizioni Paoline, ebbe un grande successo di critica e una larghissima diffusione fin nel lontano Messico. Più di 3000 copie furono distribuite nel momento della beatificazione, altre migliaia furono diffuse e distribuite su ampia scala, richieste da singoli e comunità religiose, giornalisti e vescovi tutti curiosi di conoscere la storia di questo umile artigiano salito agli onori degli altari. La fortuna della diffusione del culto di Nunzio Sulprizio, si deve pur dire, fu legata alla concomitanza dell’evento Concilio e all’eco che ogni evento aveva a livello di chiesa universale.
Nell’archivio diocesano di Bitonto si conserva un’ampia documentazione a questo proposito, come si conserva documentazione di molti giornali e riviste che fino al 1963 e, a maggior ragione dopo quella data, ne hanno parlato.
Accanto alla distribuzione del volume, a Marena giungevano continuamente richieste di immaginette, di statuine, reliquie le più disparate: da frammenti di ossa, a resti di vestiti, e quant’altro fosse testimonianza della vita in terra di Nunzio. A tutti il vescovo rispondeva, per tutti si spendeva raccomandando la devozione al suo Nunzio. Molte sono le richieste di stampare il suo libro in diverse lingue: francese, innanzitutto, e inglese, per le comunità cattoliche statunitensi. Riuscì ad esportare fin negli Stati Uniti il culto verso il Beato Nunzio.
Nel 1969 donò alla comunità degli abruzzesi residenti a Pittsburgh una statua del Beato che fu esposta in una cappella a lui dedicata nell’aprile di quell’anno. Un’ampia testimonianza di questo evento, compreso un album fotografico, è conservata nell’archivio diocesano di Bitonto.
Uno dei maggiori apostoli nella diffusione appassionata del culto di Nunzio Sulprizio è stato un tale Frate Raoul, un francese che casualmente nel 1954 lesse una piccola biografia del venerabile stampata a Pompei nel 1952. S’innamora a tal punto di questa figura di santo artigiano da rendersi disponibile a propagandare in Francia la sua figura perché, sostiene, “ha un messaggio di amore di Dio e umiltà” tipicamente francescano. Nasce, così, un fitto epistolario con il vescovo bitontino, a cui chiede reliquie e immaginette ma, soprattutto, di poter impegnare valenti scrittori e giornalisti francesi a scrivere intorno alle virtù del nostro Sulprizio. Scriverà articoli sulla rivista Gli amici di san Francesco, su Nostra Signora della Trinità, La Croix, Le pelerin. Dà notizie su alcune biografie pubblicate in Belgio da J. Ponzi nel 1897, Adelfons Verkineren nel 1893, Odoricus Col nel 1950.
Coinvolge nello scrivere di Nunzio anche il famoso Daniel Rops, saggista e romanziere, la stessa Maria Winowska, autrice della vita di Padre Pio. Scrive che intende mettersi in contatto con tutte le maggiori case editrici francesi per la pubblicazione della biografia scritta da Marena. Un grande promotore del culto sulpriziano che non poteva non esultare e congratularsi con Marena nel momento della beatificazione.
Mons. Marena fece della sua sede vescovile di Bitonto il centro di smistamento di una vasta corrispondenza con sacerdoti, laici ma anche vescovi e alti prelati per favorire la diffusione del culto sia prima della beatificazione che dopo, in vista di un progetto di canonizzazione. Le sue visite frequenti ai fanciulli, ai giovani dell’azione cattolica, alle scuole, erano accompagnate dalla distribuzione di immaginette di Nunzio Sulprizio; i suoi discorsi, le sue omelie facevano spesso riferimento alla vita santa di questo giovane.
Aveva in mente di dedicargli una chiesa a Bitonto, in un rione nuovo sprovvisto di edifici sacri. In attesa della realizzazione di questa idea fece riferimento al comm. Francesco Persia che gli mise a disposizione una sala, divenuto oratorio e dedicato al Beato Nunzio.
Per non disperderci in mille rivoli vogliamo qui fare riferimento ad un fatto significativo. Marena a Bitonto spese molto della sua vita alla costruzione del nuovo santuario-basilica dei Santi Medici. Questa è la sua opera insigne e qui è stato sepolto. Ebbene, anche in questo santuario volle lasciare traccia della devozione al Beato Nunzio. Accanto alla cappella dedicata a san Giuseppe la cui statua fu scolpita da Palla di Pietrasanta, e segno della sua devozione verso colui che è il patrono degli artigiani, volle a sue spese dedicare un’altra cappella a Nunzio Sulprizio, rappresentato con il suo benefattore, colonnello Wochinger, in un gruppo marmoreo opera ancora di Palla di Pietrasanta su bozzetto di Mario Colonna.
L’intenzione di collocare accanto al nuovo santuario una casa per fanciulli poveri e poi una scuola professionale per futuri artigiani non è un’idea che si allontana dalla sua devozione sulpriziana. Così, pure, la realizzazione di opere di carattere sociale e assistenziali che poi finiranno col prendere piede accanto al santuario diventato per volontà di Marena clinica del corpo e dello spirito.
Nel quadro in alto, il vesovo Marena consegna a Paolo VI il “breve” per l’elevazione del Santuario dei Santi Medici a Basilica Pontificia