La nuova vita di Badolato che ha aperto le porte ai migranti

Dopo decenni di progressivo abbandono, il paese in provincia di Catanzaro è tornato a crescere, diventando il simbolo nel mondo dell'integrazione tra popoli diversi

Ecco una storia che già da tempo ha catturato l’attenzione dei più illuminati tra visitatori, artisti e lettori. Siamo a Badolato, Calabria profonda, provincia di Catanzaro, da cui dista 53 km. Una realtà civica che viene da lontano, che però rischiava l’abbandono più completo e che ora, ripopolandosi, guarda al futuro con grande speranza.

Badolato, oggi 3000 abitanti, è il classico centro medioevale, con la sua struttura urbanistica ancora intatta, i suoi vicoli tortuosi. Siamo a 240 metri sul mare, linea azzurra jonica che si raggiunge già a 5 km. Badolato Marina ha anche le sue attrattive.

Di fondazione normanna, storia e realtà prettamente agricola, il paesino ha attraversato le dominazioni del sud (ribellandosi ai francesi nel 1799), soffrendo anche diversi terremoti: 1640, 1659, 1783.

Il borgo visto dall’alto

Più recentemente, ancora un altro, subito dopo la guerra, nel 1947. Seguirà la distruzione dovuta ad un’alluvione, nel 1951: una vera svolta, quest’episodio. E già prima, come in tutto il Sud, c’era stato, dopo l’Unità d’Italia, il dramma dell’emigrazione di massa, da qui soprattutto verso la Svizzera. Il paese è letteralmente in ginocchio. Il borgo deperisce e perde abitanti, pieni di paura per le case non più resistenti e per un terreno tragicamente ballerino.

Cresce allora Badolato Marina e l’antico nucleo resterà sempre meno vissuto. Dopo decenni di incertezza, ecco che una speranza, a fine XX secolo, arriva dal concetto di accoglienza e ospitalità diffusa, così da far divenire Badolato un esempio di progetto pilota di solidarietà. Il borgo si ripopola e questo accade grazie a presenze nuove, che arrivano dagli sbarchi già del 1997 (con quasi 350 rifugiati politici che hanno trovato casa in alcune strutture del paese, messe a disposizione dal comune e da privati).

Vista di Badolato

Se allora si era all’inizio di arrivi che in Italia oggi continuano, ebbene, Badolato ha già dettato la linea. Quantomeno una delle possibili strade da seguire per far fronte ad un problema oggettivo che permane, con tutte le sue contraddizioni, ora positive ora negative. Il paese di cui si parlava come ormai “abbandonato”, o addirittura “in vendita” (per una famosa provocazione anni ’80 che finì in tv dalla Carrà), sbarca così agli onori della cronaca nazionale come esempio felice di integrazione ma anche di crescita dopo tanto tempo in cui la speranza sembrava aver lasciato sole queste terre antiche.

Di recente attualità, infatti, le candidature all’Onu per il “World Habitat Award”, premio di rilevanza internazionale in cui il centro calabrese porta a casa una menzione d’onore, con tanto di servizi e citazioni della Bbc e del National Geographic.

La chiesa dell’Immacolata

E poi la prestigiosa presenza nel cortometraggio “Il Volo”, del famoso cineasta tedesco Wim Wenders, ispirato proprio alla rinascita di Badolato e alle prospettive verso il futuro. Il film fu l’ultima interpretazione dell’attore italo americano Ben Gazzara. Il paesino, già di suo interessante per chiese storiche e consistente presenza artistica, è diventato il fiore all’occhiello di una Calabria, di un Sud e, diremmo, di un’Italia che crede nelle proprie capacità, mai disgiunte da particolare attenzione verso le esigenze dei più bisognosi.

Da qui anche un rinnovato turismo e un appeal che non appare esagerato definire internazionale. È riconosciuto come “Borgo degli artisti e degli stranieri”, poiché artisti di fama nazionale (e non solo) e stranieri provenienti da diversi paesi d’Europa e del mondo trascorrono qui le proprie vacanze, comprando casa e divenendone nuovi cittadini. Gira anche l’economia e un paesino, che come tanti nostrani si era storicamente innalzato a mo’ di autodifesa e protezione proprio dagli sbarchi dal mare, ora rinasce grazie al mare stesso e ai nuovi arrivi.

Vista del mare dalla chiesa dell’Immacolata

Un problema, dunque, che si è trasformato in risorsa. Sono soprattutto turchi di etnia curda i particolari ospiti di Badolato, ora veri cittadini calabresi ed italiani. Quei ritmi lenti, bizantini, con chiese a croce latina abbracciano così storie nuove, che vengono apparentemente da lontano, ma da cui siamo in realtà divisi proprio dal mare, straordinario crocevia di lontananza e vicinanza allo stesso tempo. La storia di Badolato lo dimostra alla perfezione. Un incontro che è diventato tale grazie all’apertura non solo al confronto ma anche alla ricerca di innovative e ispirate strade verso la propria ripresa. Non dunque mero opportunismo ma un abbraccio da cui ha guadagnato l’umanità tutta, quella di chi ha accolto e quella accolta.

Tutto cominciò ad agosto del ’97. Arrivano gli sbarchi e a Badolato, soprattutto poi nel dicembre dello stesso anno (836 persone, in condizioni disumane), capiscono che c’è da rimboccarsi le maniche e accogliere. Il tutto, particolare importante, in una realtà, come si è visto, coi suoi problemi, comuni a gran parte di Calabria e di Sud. Forse perché la gente di qui ha già subìto sulla propria pelle il dolore di emigrare, sta di fatto che si susseguono anche momenti di dialogo religioso e ai musulmani è concessa sin da subito libertà di culto. Dopo le prime accoglienze, è poi nato il progetto del Comune di Badolato con il Cir (Centro italiani rifugiati), per dare dignità e riunire le famiglie che erano state separate al momento dello sbarco.

Badolato e Badolato Marina

Viene stanziato un finanziamento di 1 miliardo e mezzo delle vecchie lire, grazie al quale il paese acquista 20 alloggi da ristrutturare e dare agli immigrati. È in quell’occasione che il Cir apre la sua sede a Badolato. A scuola vedi così bimbi italiani e curdi insieme. Il resto è storia recente. La storia di un paese che rischiava di diventare “fantasma” e dove ormai l’abbandono stesso è solo un ricordo, uno spettro, se si vuole proprio un “fantasma”. Attualmente vivono a Badolato circa 40 rifugiati, a quei bambini si sono aggiunti etiopi ed eritrei. Oggi i Bed and Breakfast nel borgo antico sono 14 e Badolato, nonostante difficoltà legislative e qualche ritardo burocratico, continua ad essere il punto di riferimento per i curdi in Calabria e per tutti i rifugiati. Un progetto che, a distanza di vent’anni, funziona ancora. Negli ultimi anni, poi, Badolato è diventato anche un “paese albergo”, grazie alla cooperazione di diversi imprenditori turistici che hanno deciso di lavorare in rete, anche questa una bella speranza e novità per il Sud. Il cuore di questa realtà è nel centro storico ma in stretta relazione ai servizi attivi sulla costa, dove esiste un piccolo porto turistico, “Le Bocche di Gallipari”.

Il convento di Santa Maria degli Angeli

Impossibile lasciare Badolato senza visitare la torre campanaria d’avvistamento, cinquecentesca, oppure le chiese di San Domenico, Santa Caterina d’Alessandria, dell’Immacolata (con belvedere sul mare). E così, ancora, i resti della porta medievale, le antiche botteghe degli artigiani locali, la curiosa stretta di Scesa Rossini, la viuzza più piccola del borgo. Infine, a 2 km dal centro, sulla provinciale per Serra San Bruno (altra straordinaria località che vale una visita, per la sua famosa certosa), ecco il convento di Santa Maria degli Angeli, datato all’inizio del XVII secolo, oggi sede della comunità “Mondo X”, con vecchia e fascinosa strada in pietra e antichissime sculture lignee di fra’ Diego da Careri (località nei pressi di Reggio Calabria). Nelle vicinanze anche il santuario basiliano della Madonna della Sanità (antico, XI secolo).

Badolato merita una visita. Ci trovi le radici dell’uomo aperto all’incontro. Senza ideologie. Con moderazione vera. Un uomo che ha saputo farsi, quindi, lezione di umanità.

In alto, una veduta panoramica di Badolato