Quando Ronnie Hicks ha intonato Stand by me, la città è stata avvolta da un fascino senza tempo e gli animi si sono accesi di entusiasmo. La nota ballad, lanciata da Ben E. King nel ‘61, riproposta dalla voce nera dell’artista di Chicago, ha infatti sedotto tutti gli spettatori in modo indistinto. È accaduto al Bitonto Blues Festival, evento internazionale cofinanziato dal Comune che, alla sua sesta edizione, è già diventato un classico, un vero riferimento per gli appassionati della buona musica. Perché al blues, con la sua energia malinconica e il suo spirito libero e travolgente, non si può resistere. E basta un solo accenno di piano, una breve frase musicale o il calore di un timbro vocale a produrre vibrazioni e a coinvolgere, in un’irresistibile spirale di ritmo e armonia, il pubblico che ascolta.
A dominare la scena sono state, soprattutto, le armoniche e le improvvisazioni dei numerosi maestri del piccolo strumento a bocca. Ma hanno fatto la loro parte anche chitarre acustiche ed elettriche, bassi e contrabbassi, piani e organi, creando un insieme di grande impatto, risuonando nella “cassa” di pietra calcarea di piazza Cattedrale e riscaldando, al ritmo in dodici ottavi portato da infaticabili batteristi, il cuore della città. Nove band per tre giornate stracolme di musica hanno incontrato l’interesse e raccolto l’entusiasmo del pubblico, giunto in gran numero da fuori città.
Così, il cielo bitontino di settembre diventa sempre più blues. Sfidando anche stavolta il clima capriccioso di fine estate, sostenuto da una inossidabile passione, Beppe Granieri, direttore artistico della rassegna e coordinatore dell’efficiente staff dei Blu & Soci, ha messo su un’altra edizione da ricordare. Le scelte di quest’anno, infatti, con aperture a più generi musicali, hanno dato un particolare respiro all’evento. La base su cui è costruita la rassegna rimane, tuttavia, quella della tradizione americana, nelle sue derivazioni, con un occhio di riguardo alle eccellenze italiane.
L’apertura del 31 agosto è stata affidata al blues elettronico di Eugenio Greco & New Mississippi, band composta da Eugenio Greco (chitarra, voce), Antonio Carluccio (basso) e Alessandro Gaeta (batteria). Il gruppo esprime le peculiarità di musicisti con differenti esperienze musicali e si ispira al blues del delta del Mississippi, l’ElectricChicago Blues Style. Il secondo set è stato eseguito da Martin’s Gumbo & Harmonica Friends, gruppo guidato dal chitarrista e cantante Fabio Martin e composto da Daniele Peoli, al basso, Gabriele Gentili, alla batteria e dagli armonicisti Riccardo Magliarini, Mino Lionetti e Mauro Magrini. La formazione toscana, che vanta numerose partecipazioni a raduni e contest, ha espresso uno stile in linea con le scelte della kermesse bitontina. Di natura diversa, l’ultimo intervento musicale, affidato alla Fabio Marza Band. Composta da Fabio Marzaroli (chitarra e voce), Fabio Mellerio (basso e voce), Max Ferraro (batteria) e Greta Bragoni (voce e cori), ha proposto brani originali dal sapore rock dove si sono alternate atmosfere elettriche e acustiche, sostenute da voci espressive e un suono pieno.
La seconda serata, il primo giorno di settembre, è stata quella dell’ospite internazionale. Il festival è stato aperto dai musicisti dei ResPubblica, band di lungo corso formata da Antonio Finamore (voce e basso elettrico), Egidio Stigliano (batteria), Tony Miolla (chitarra) e Mino Lionetti (armonica e voce). È seguito il viaggio nella storia della musica nata nei campi del Delta del Mississippi, grazie a un gruppo casertano e al progetto “On the road”. La ensemble Black Cadillac Blues, dei musicisti Leandro Sannullo (voce, washboard e armonica), Enrico Altomare (chitarra, slide e cigar box), Gigi Fasulo (basso), Giammaria De Risi (batteria) e Mike Di Biasi (sax), ha rivisitato numerosi brani, spaziando dalle sonorità classiche a quelle elettriche. Lo spettacolo ha raggiunto la massima intensità con l’ingresso sul palco della star statunitense Ronnie Hicks, che si è esibito assieme a Matteo Sansonetto e alla sua Blues Revue band. Lo spessore dell’artista americano, influenzato da colossi come Ray Charles e Fat Domino, non si discute. Sono bastate le prime note al piano e la voce profonda a mandare in visibilio il pubblico.
Un grande carico di energia è stato versato sul palco domenica 2 settembre, terza e ultima serata della rassegna. Ha aperto la serie Enrico Penati & Roots Duo, in cui l’armonicista milanese si è presentato insieme al chitarrista Max Pierini, per un viaggio nelle radici del blues. Sono seguiti i brani dei Swamp & Dirty Water (Enzo Tropepe e Marco Corrao) che hanno ospitato Domenico e Fabrizio Canale, in una adrenalinica sperimentazione di stili e visioni. Il festival è stato concluso dall’esperienza dei Limido Bros, quartetto milanese in cui i fratelli Marco (chitarra) e Franco Limido (voce e armonica) sono sostenuti dal comparto ritmico di Ruben Minuto, al basso, e Malessio Gavioli, alla batteria.
Il Bitonto Blues Festival chiude così una sesta edizione che dà chiari segnali di maturità facendo vincere agli organizzatori, ancora una volta in grado di coinvolgere tutti, la sfida della continuità di un evento dedicato a quello che viene considerato il padre dei generi musicali popolari moderni.
Nell’immagine in alto Matteo Sansonetto e Ronnie Hicks (tutte le foto sono di Lisa Fioriello)