Quando agosto volge al termine e un’altra estate è già piena di ricordi da tenere stretti al cuore, nasce, puntuale, il desiderio di un motivo che accarezzi l’anima e porti la mente lontano.
È naturale, così, recarsi al mare per una passeggiata alla brezza che inizia a pungere la pelle o, magari, cercare un posto per ascoltare buona musica sotto le stelle.
Una splendida opportunità di distensione e trasporto, non solo per gli appassionati del genere, è stata quella offerta dal concerto “VerdinJazz”, terzo appuntamento della quindicesima edizione del Bitonto Opera Festival, rassegna di musica lirica organizzata dall’associazione La Macina.
Nel chiostro dell’istituto Sacro Cuore, il trio di Andrea Gargiulo ha proposto un’inedita versione jazz delle arie più famose di Giuseppe Verdi: dalla marcia trionfale dell’Aida ad “Amami Alfredo”, celebre aria della Traviata, passando per “Il coro degli zingari” dall’opera Il Trovatore, e “Morrò ma prima in grazia” da Un ballo in maschera sino all’immortale “La donna è mobile”, che il duca di Mantova intona nel terzo ed ultimo atto di Rigoletto. All’interno della selezione di opere verdiane, il trio ha presentato una personale versione di “’A vucchella”, canzone scritta da Gabriele D’Annunzio e musicata da Francesco Paolo Tosti.
Nella parte finale del concerto, a sorpresa, il Coro lirico di Bitonto, diretto da Anna Lacassia, è salito sul palco per intonare “Va pensiero” dal Nabucco, “Vergine degli Angeli” da La forza del destino e “Libiamo ne’ lieti calici” dal primo atto della Traviata. Rigorosamente a tempo di jazz.
Gargiulo è un musicista di razza, un folletto dei tasti bianconeri, incline, come pochi, a spaziare nell’universo musicale. Ogni brano, eseguito dal pianista napoletano ma barese d’adozione, è una nuova scoperta, una veduta dalle prospettive indefinite, dove le note dell’anima fluttuano in aria sotto gli impulsi di una purezza quasi bambina.
E ai più piccoli Gargiulo sa davvero rapportarsi con maestria e dolcezza, coordinando il progetto “Musica in gioco” che offre una preziosa opportunità a giovani meno fortunati di imparare a suonare uno strumento musicale. Cosicché, VerdinJazz è solo uno dei tanti progetti che il musicista, docente al conservatorio di Bari, porta avanti con folgorante entusiasmo.
Insieme a Gargiulo, autore degli arrangiamenti, Elisabetta Pasquale, in arte Orelle, al contrabbasso, e Gianlivio Liberti, alla batteria: se la prima esprime, allo stesso tempo, grazia ed energia, interpretando anche vocalmente alcune delle arie proposte, il secondo assicura esperienza e precisione al trio. Sensibilità diverse ma grande talento e sintonia.
L’esecuzione in chiave jazz di brani del repertorio classico, per quanto audace, apre orizzonti inattesi di stupore. La scelta di Gargiulo se da un lato può spiazzare un accanito melomane, dall’altra conferma pienamente l’innata propensione alla contaminazione di chi si occupa del genere nato a New Orleans.
D’altronde il jazz è uno sguardo oltre, una scala di emozioni che porta al di là di qualunque previsione; un imprevedibile sviluppo di note rivelatrici, per chi si lascia andare all’ascolto di ogni fraseggio di istinto, di ogni inattesa sfumatura.