Un appuntamento ormai storico e d’eccezione nella Puglia estiva. Un momento di cultura reale, antropologica, demologica.
Carpino, tra i più piccoli comuni garganici, vive e rivive anche nel 2018 la magia del suo Folk festival, dal 6 all’11 agosto. La rassegna trova le sue radici nel percorso di riscoperta della musica popolare che in Italia, tra gli anni cinquanta e sessanta del ‘900, ha trovato larga eco tra gli esperti e diffusione poi tra i fruitori e gli appassionati.
La Puglia degli estremi territoriali in questo è terreno fertile: la pizzica nel Salento, le arie popolari daune e garganiche.
Si devono ad Alan Lomax e a Diego Carpitella i primi studi pionieristici in tal senso. Furono così individuati, studiati e censiti più di 50 documenti sonori, testimonianze anche rituali che rischiavano di scomparire. Sannicandro Garganico, Cagnano Varano, Carpino e Monte Sant’Angelo i paesi con i patrimoni più cospicui.
Riesumata anche la tarantella del Gargano. A Carpino, intanto, è attivo già da quegli anni il celebre gruppo dei Cantori (Rocco Di Mauro, Andrea Sacco, Gaetano Basanisi, Giuseppe Conforte, Angela Gentile e Antonio Di Cosmo), musicisti in chitarra battente. Verranno invitati in tutta Italia ad esibirsi. Nasce l’attenzione per questa musica popolare e per ballate altrimenti sepolte dall’oblio.
Importante anche il ruolo del regista teatrale e musicologo campano Roberto De Simone.
Poi tanti altri studi fin quando Eugenio Bennato e Carlo d’Angiò, con i Musicanova, pubblicano nel 1976 “Garofano d’ammore”, disco che fa conoscere al pubblico i sonetti dei Cantori di Carpino.
Tradizione che va ad unirsi a quella di altri, come Matteo Salvatore di Apricena, celebre figura di cantastorie, e all’anarchico Enzo Del Re di Mola di Bari. Dei leccesi si è detto e tanto, in realtà, ci sarebbe ancora da dire e scrivere.
Arrivano poi gli anni ’80: decisivo sarà il lavoro di Roberto Leydi, studioso del grande archivio sonoro italiano, docente di etnomusicologia all’università di Bologna: principalmente sue le prime ricognizioni dettate dal necessario rigore scientifico.
Nei primi anni novanta la scintilla: la nascita del festival, idea partorita da Rocco Draicchio, musicista del gruppo Al Darawish, nativo di Carpino: si deve a lui l’associazione che dette l’avvio alla rassegna. Siamo, quest’anno, all’edizione numero 23 del Carpino Folk Festival. Musica, danza e teatro, workshop, cinema e libri: tutti in tema folk.
Tantissimi gli eventi, nelle prime due settimane di agosto. Spazio a tutto ciò che è cultura e identità del territorio, a partire dagli aspetti gastronomici. Un’ottica non solo di promozione ma, soprattutto, di approfondimento e conoscenza. Una filosofia che è il taglio precipuo della manifestazione.
In piazza del Popolo a Carpino anche l’esibizione di molti artisti pugliesi e foggiani, soprattutto giovani.
L’occasione è anche un pretesto per visitare il Gargano e proprio Carpino, città dell’olio e delle fave. Ma anche della chiesa di San Cirillo, struttura dal bel portale romanico ma poi ricostruita barocca nel XVIII secolo. Nella parte più alta del borgo, la chiesa madre, dedicata a San Nicola di Bari, costruita tra ‘600 e ‘700.
Legato al casato Varga-Cussagallo il palazzo baronale, presumibilmente settecentesco. Interessante anche quel che resta del castello svevo, mentre ben conservata è l’antecedente torre normanna. A Carpino una riserva naturale biogenetica, divisa anche con la vicina Ischitella. Estesa per 300 ettari, degrada pian piano verso il lago di Varano. Assai nota la faggeta di Coppa delle Rose. Purtroppo non altrettanto tutelate alcune aree interessanti in ambito archeologico (nella piana di Carpino) e così anche il sito delle grotte di Minutillo.
Bellissima l’agorà principale: piazza del Popolo, scenografica e simmetrica.
Alla sommità di un delizioso poggio, discretamente principesco, Carpino appare al centro di un territorio davvero ricco, tra acque (mare e laghi), foreste, monti, storia e arte.
Nella foto in alto, i Cantori di Carpino