Sin dalla sua comparsa sulla Terra, l’uomo non ha fatto altro che antropizzare l’ambiente naturale in cui ha avuto inizio la sua stessa esistenza. Renderlo, cioè, a misura umana, a volte scorrettamente, a proprio uso e consumo. Dalla ruota all’astronave, dalle prime palafitte ai grattacieli, dai primi assi viari dei romani alle autostrade moderne, ingegneri, architetti, geologi e costruttori hanno lavorato incessantemente per plasmare il mondo come piccoli demiurghi. Per dargli assieme forma e sostanza, identità e funzione. Progettando, rilevando, sviluppando, fabbricando.
Viene da sé, dunque, la portata e l’importanza del loro lavoro. Ed è perciò impensabile che nella pianificazione territoriale, ovvero nella regolazione e nell’organizzazione dell’attività umana sul territorio – operazione vasta e invasiva, con enormi ricadute sulla collettività in termini di potenziale benessere e sviluppo della comunità – si possa fare a meno di un puntuale e regolare confronto tra chi ha l’onere di amministrare quel territorio, i cittadini e i tecnici del cosiddetto “ambiente costruito”.
Partendo, chiaramente, proprio dagli autoctoni, che meglio conoscono il tessuto urbano di cui sono chiamati a materializzare i cambiamenti, strutturali, estetici, funzionali. Con tutto ciò che questo comporta in termini di appagamento, qualità della vita, opportunità di lavoro e crescita. Così come è inconcepibile che in un momento di crisi come quello che alcune professioni stanno vivendo si possa continuare ad essere divisi, impreparati ed inascoltati.
Eppure è proprio così che si sentono i membri del CAT di Bitonto, il Coordinamento delle Associazioni Tecniche nato all’inizio dell’anno con l’intento di essere interlocutore privilegiato dell’amministrazione comunale per quanto riguarda le proprie materie di competenza e costituito da circa 120 professionisti tra ingegneri, geometri, architetti e geologi. Pur riconoscendo come “lodevoli” alcune iniziative del governo cittadino, i rappresentanti delle associazioni tecniche riunite nel coordinamento lamentavano infatti, sin dalla propria costituzione, una generale mancanza di interesse, da parte dell’amministrazione guidata da Michele Abbaticchio, per un opportuno confronto con i tecnici locali.
Una recriminazione a quanto pare fondata, se si considera che a fine marzo il CAT ha fatto protocollare una lettera, indirizzata all’esecutivo cittadino e rimasta priva di risposte, contenente considerazioni e suggerimenti finalizzati al superamento di alcuni ostacoli politico-amministrativi allo sviluppo dell’edilizia locale, letta poi in consiglio comunale dall’ing. Cosimo Bonasia, consigliere di minoranza.
Certo, i passi in avanti compiuti negli ultimi anni dal comune di Bitonto in materia di pianificazione territoriale ed urbanistica non sono trascurabili. Si pensi all’avvio del lungo percorso che porterà all’adozione del PUG, il Piano Urbanistico Generale che andrà a sostituire il vecchio Piano Regolatore Generale, il cui iter di formazione è stato avviato alla fine del 2015 e la cui progettazione è ora in fase di affidamento, rallentato a seguito della revisione dei criteri di nomina della commissione di valutazione delle istanze.
Oppure al PUMS, il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile – che contiene anche la revisione dell’ormai superato piano del traffico cittadino, risalente alla fine degli anni ‘90 – di cui è stato da poco approvato il “documento intermedio”, redatto dalla società incaricata alla fine del 2016 (la SIT&EA srl di Lecce). E magari anche al progetto di riconversione in APPEA (Area Produttiva Paesaggisticamente ed Ecologicamente Attrezzata) dell’area produttiva della cosiddetta zona artigianale, dove nel frattempo è stato inaugurato il Centro tecnologico per la fabbricazione digitale. Un mutamento foriero di nuove opportunità, che dovrebbe consentire l’integrazione polifunzionale delle attività produttive con le attività commerciali (anche se non si potrà vendere al dettaglio), di servizio e culturali, oltre una generale riqualificazione di edifici e spazi in ottica di valorizzazione ambientale ed architettonica.
Si tratta, tuttavia, di passi considerati “troppo lunghi” dal CAT, i cui passaggi intermedi sono peraltro stati contestati da molti tecnici per la presenza di presunte irregolarità e una generale mancanza di condivisione. Basti ricordare la bocciatura di un decano dell’ingegneria bitontina come Francesco Minenna, che a proposito del Dpp (Il Documento Programmatico Preliminare propedeutico al PUG vero e proprio) parlava di documento “sostanzialmente irregolare e incompleto nei contenuti” o al ricorso degli ordini provinciali di architetti e ingegneri per l’affidamento della “consulenza gestionale” del documento al Dicar del Politecnico di Bari.
A fronte dell’ambizione a lungo termine di dotarsi di questi strumenti di pianificazione e trasformazione, rimessa all’impegno prima dell’assessore Nico Parisi e poi di Federica Fiorio, il coordinamento registra un irragionevole disinteresse per questioni non meno importanti, sicuramente più contingenti e pragmatiche, come la riorganizzazione e il rafforzamento del settore territorio.
Che oltre a rendere materialmente possibile, da un punto di vista autorizzativo, lo sviluppo tanto sbandierato, è anche fonte di rilevanti introiti per il Comune e per tutta la filiera del settore edilizio. La lettera di qualche mese fa è incentrata proprio sulla esplicitazione di questo paradosso. È come se, tutti presi dal vagheggiamento delle metamorfosi che verranno – quando verranno – ci si dimenticasse delle opportunità del presente e delle esigenze dell’oggi. Una sorta di sindrome da progettista, che a furia di “gettare in avanti” (questo significa etimologicamente progettare) il proprio ingegno, finisce per distoglierlo da ciò che è immediatamente necessario, improrogabile.
E qui torniamo ai passi “troppo lunghi” evocati dal coordinamento del tecnici e dalla loro lettera. Oltre ad evidenziare la necessità di ridurre gli oneri concessori – che, secondo i professionisti firmatari del documento, “sono di gran lunga più esosi rispetto al circondario” – al fine di incrementare il numero di iniziative immobiliari, il CAT si focalizza su quattro problematiche ben precise. La prima riguarda il grave ritardo nei tempi istruttori delle pratiche edilizie, per il quale il coordinamento propone appositi straordinari che consentano l’azzeramento degli arretrati, una revisione delle modalità di presentazione di grafici ed elaborati progettuali, nonché la messa a regime di appuntamenti tra tecnici istruttori e progettisti all’avvio dell’esame, così da agevolare il lavoro degli uffici.
A tal proposito – e questa è la seconda questione – si fa notare che non è stato ancora adottato e approvato il nuovo Regolamento edilizio tipo (RET), com’era previsto dalla delibera di recepimento regionale che fissava il termine di adeguamento da parte dei comuni al 31 dicembre 2017. Un atto che mira a far chiarezza e ad uniformare definizioni, parametri, procedimenti, modalità di controllo e modulistica per l’edilizia.
Terza problematica sarebbe invece la mancata digitalizzazione dell’archivio delle vecchie pratiche, che rende ardua la ricerca e la consultazione dei documenti, spesso necessarie per intraprendere nuovi interventi edilizi. Infine il “cattivo funzionamento” del portale per l’inoltro delle pratiche stesse, “non adeguato alla nuova modulistica regionale” e inidoneo all’invio degli adempimenti e al rilascio del permesso di costruire digitale.
Senza dimenticare la necessità di rinnovare l’elenco dei professionisti dal quale attingere per l’affidamento di incarichi di progettazione, direzione lavori e altro, i cui principi, come viene ricordato dal coordinamento, “devono fare riferimento alle ultime linee guida dell’Anac e, nella massima trasparenza, devono osservarsi la turnazione di almeno un anno con pubblicazione dei tecnici incaricati e dei relativi compensi pagati”. La lettera si chiudeva con l’auspicio di ricorrere all’affidamento diretto per incarichi sotto i 40mila euro, senza ricorrere “al massimo ribasso sull’importo di parcella ma pattuendo uno sconto commisurato all’entità dell’importo e complessità dell’opera”. Si chiedeva, inoltre, un incontro con l’amministrazione, in tempi “molto brevi”, purtroppo mai avvenuto.
A seguito del silenzio istituzionale, abbiamo chiesto delucidazioni al sindaco Michele Abbaticchio, che dopo le dimissioni dell’ass. Federica Fiorio ha avocato a sè la delega all’urbanistica per diversi mesi, fino a qualche giorno fa, quando l’incarico è stato affidato al vicesindaco e assessore al personale, Rosa Calò.
Il primo cittadino ha voluto rassicurare i tecnici sulla assoluta condivisibilità teorica delle proposte del CAT, che a livello operativo dovrebbe presto tradursi, a suo dire, in opportuni adattamenti. A partire dai bandi per l’affidamento degli incarichi professionali destinati alla progettazione degli interventi previsti nell’ambito del programma “Bitonto 2020”, “non più orientati al massimo ribasso sulla parcella ma alla ricerca dell’offerta economicamente più vantaggiosa, in modo da premiare la qualità delle proposte e non soltanto la convenienza”. Nel frattempo sarebbe stato predisposto un piano di straordinari che riguarda lo sportello Suap, mentre “per la digitalizzazione delle pratiche – spiega Abbaticchio – “occorrerà chiaramente una precipua procedura pubblica, per la quale sono necessari specifici fondi”.
“La buona notizia – si affretta a precisare – è che si può cominciare, essendo già stato previsto in bilancio lo stanziamento di una parte dei soldi necessari, su proposta del Partito Democratico”. Per quanto riguarda l’azzeramento degli arretrati e la razionalizzazione delle modalità di presentazione degli elaborati, il sindaco e l’assessore al personale Rosa Calò ammettono le difficoltà dell’ufficio preposto, diretto dall’ing. Giuseppe Sangirardi, responsabile apicale del servizio. Che oltre ad una indubbia penuria di personale, soprattutto di tecnici istruttori, si trova ad affrontare un periodo di riorganizzazione a seguito del congedo del funzionario tecnico responsabile della commissione paesaggistica, l’arch. Maria Rita Cannito, vincitrice di concorso in altro Comune.
“Stiamo cercando di trovare una soluzione per sostituirla in tempi rapidi, attraverso l’istituto del distacco, dello scavalco o del comando, per poi provare a stabilizzare la situazione”, chiarisce Rosa Calò, costretta a fare i conti con la stringente normativa sulle assunzioni e con la necessità di tener conto delle esigenze, in termini di personale, di tutti gli altri uffici che compongono la macchina amministrativa.
Stando alla versione aggiornata della composizione del Servizio per il territorio, al momento oltre al responsabile ci sarebbero solo due tecnici, un istruttore di categoria C1 (Simone Colasuonno) e un funzionario di categoria D3 (Giuseppina Zaccaria), peraltro giunti solo da poco, ad istruire le pratiche. Il resto dell’ufficio è composto da 4 esecutori (categoria B), 2 operatori (categoria A), 1 istruttore amministrativo (categoria C) e 2 funzionari amministrativi (categoria D).
Ben poco, se si considera che per occuparsi delle pratiche edilizie del Comune di Bitonto servirebbero non meno di 3-4 istruttori in grado di lavorare a pieno regime. Si spera che con l’affidamento della delega alla pianificazione urbanistica al vicesindaco Rosa Calò la difficile situazione del settore territorio possa migliorare in tempi ragionevoli e che l’amministrazione possa, finalmente, instaurare un proficuo dialogo con il coordinamento delle associazioni tecniche. Per il bene della città.