Le nuove possibilità che la genetica ha messo a disposizione delle masse hanno risvolti rivoluzionari. Tra le applicazioni più recenti, la dieta genetica sta registrando un vero e proprio boom.
Quest’ultima non sarebbe altro che un programma nutrizionale personalizzato sulla base di quanto derivi dal profilo genetico del paziente, e, in particolare, da determinati geni che si riterrebbero rilevanti. A proporle ormai ci sono studi dietologici e centri benessere; a farne ricorso star come Madonna e Jessica Alba.
Non è d’altra parte necessario ricordare come l’essere sovrappeso costituisca un problema di salute che – secondo stime del WHO datate al 2014 – colpisce il 39% degli abitanti del pianeta. I fattori genetici giocano un ruolo nel verificarsi dell’obesità, e per circa un centinaio di geni si sarebbe individuata la correlazione rispetto all’indice di massa corporea. Tuttavia il loro funzionamento e i meccanismi biologici sottostanti in gran parte non sarebbero noti, e quindi sono attualmente oggetto di indagine.
Un nuovo studio, pubblicato da un team di esperti tedeschi sulla rivista Advances in Nutrition, ha effettuato una ricognizione sulla letteratura in merito, smuovendo un po’ le acque.
Quasi quindicimila gli articoli scientifici esaminati: tra questi 39 indagano la relazione tra fattori genetici e fabbisogno calorico, consumo di carboidrati e di grassi. La conclusione è che, al momento, non esisterebbero indicazioni precise sul fatto che determinati fattori genetici siano associati al fabbisogno calorico, al consumo di carboidrati e di grassi.
Il nuovo studio inviterebbe insomma alla prudenza: non è tutta colpa dei geni! Un invito che appare molto simile a quello già rivolto nel 2016, mentre all’inizio dell’anno studiosi dell’Università del Texas avevano previsto che per “iniziare a utilizzare una combinazione di dati genetici, comportamentali e altre sofisticate informazioni per sviluppare piani per la gestione del peso personalizzati”, la prospettiva sarebbe probabilmente da verificarsi di qui a cinque anni.
Lo studio Associations between Single Nucleotide Polymorphisms and Total Energy, Carbohydrate, and Fat Intakes: A Systematic Review, opera di Theresa Drabsch, Jennifer Gatzemeier, Lisa Pfadenhauer, Hans Hauner, Christina Holzapfel, è stato pubblicato sul volume 9, no. 4, Advances in Nutrition (1 luglio 2018, pagine 425–453).