Shakespeare ai contadini di Capitanata

Teatro, musica, arte e cibo nell’originale rassegna che coniuga la cultura letteraria con la tradizione rurale più genuina

Le Puglie. Quanta saggezza avevano gli antichi a definire questa terra al plurale. Terra plurale nel senso di posti diversi e, persino, di storie e culture differenti. E poi terra plurale già tra sé e sé.

Se diverso è il Salento dall’area barese o murgiana, diverso sarà il Salento stesso al proprio interno. E, così, l’area cosiddetta “imperiale” o la larga foggiana o la tarantina, così varie nelle eredità che le compongono; oppure, per le particolari specificità morfologiche, ambientali, paesaggistiche. Il paesaggio, già.

Il paesaggio segna i distacchi e sancisce gli ingressi. Prendiamo una scesa di Puglia dall’area di Chieuti, San Paolo Civitate, Lesina. Se si va verso il Gargano c’è un paesaggio particolare (anzi due: mare e foresta); se continui in asse verso sud trovi la grande piana del Tavoliere e se vai verso il Molise o il beneventano raggiungi l’unica Puglia montana che ci sia: il Subappennino Dauno, coi suoi 49 comuni e borghi caratteristici (alcuni inseriti nel circuito dei borghi più belli d’Italia).

Fermiamoci un attimo nel Gargano. Terra di mare e antichi laghi (alcuni ancora presenti e ben noti, altri scomparsi), di città mitiche e gloriose, di un mare libero e selvaggio. Lo si dica.

Vieste, Rodi e Peschici, nonostante il turismo diffuso, non hanno subito l’impatto invasivo di un centro come Gallipoli, forse anche per la conformazione geomorfologica, pure non sempre rispettata ma su cui si è intelligentemente investito. Si pensi al ruolo qui assunto dalla grande figura di Enrico Mattei, cui Vieste tanto deve.

Il Gargano, allora. Terra e contrasti. Abbacinanti colori al fulgore del mare e poi, d’incanto, quella frescura cara ai popoli che qui hanno vissuto; la frescura di una foresta detta “umbra” perché clemente rispetto al torrido marino. Con le faggete ora anche patrimonio Unesco.

Un Gargano che tanto consacra alla sua radice contadina. Radice rinnovata in numerosi episodi di una rivendicazione bracciantile che per forza di cose (e di sofferenza) si fece cruenta e che oggi viene riscoperta, in dialogo coi segni della nostra contemporaneità.

La premessa, lunga e doverosa, per annunciare l’interessante iniziativa che ha visto unite Regione Puglia e diverse associazioni culturali nel progetto “Mille di queste notti. Shakespeare ai contadini”, che coinvolge due realtà virtuose della Capitanata: la compagnia teatrale “Bottega degli Apocrifi” e l’hub rurale “Vazapp”. Il tutto nell’ambito di “Teatri del Gargano”, itinerario culturale sostenuto dall’amministrazione regionale, con risorse destinate agli spettacoli dal vivo e alla valorizzazione delle residenze artistiche.

“È bellissimo che Shakespeare si leghi ai contadini; è bellissimo soprattutto che i nostri campi, i nostri paesaggi naturali possano diventare attrattori culturali”, afferma l’assessore regionale all’Industria del Turismo e della Cultura, Loredana Capone.

“La musica, il teatro, le meravigliose scenografie, dalle balle da fieno ai nostri pagliai, all’interno di un Gargano da sogno, fanno innamorare le persone -prosegue- del contatto con la natura, generando empatia. Questo è l’obiettivo del Festival, unire la più grande letteratura alla più grande manualità: quella del contadino, scarpe grosse ma cervello fino”.

Saranno quattro i luoghi che ospiteranno ben venti appuntamenti da luglio a settembre: il cosiddetto Anfiteatro del Grano (cascina Savino, nell’agro di Foggia), le mura medievali e il teatro comunale “Lucio Dalla” di Manfredonia, il parco letterario “Il sentiero dell’anima” nel bosco tra San Marco in Lamis e San Nicandro Garganico.

Un’iniziativa che mette in contatto le comunità; che rende più stretto il legame tra i cittadini e porta la cultura in quei luoghi invisibili, dove spesso i contadini vivono le loro vite silenziose. Come ha spiegato Raffaele Piemontese, assessore pugliese alle Politiche giovanili.

Teatro, musica, saperi e sapori contadini nel cartellone del festival. Previsti, inoltre, laboratori (anche di scrittura, persino “ironica”), lezioni, spettacoli. E, ancora, la riscoperta delle pratiche artigianali di un tempo.

Il fulcro tematico? Il ritorno alla terra e il suo incontro con la modernità, con la musica popolare vero rituale di comunità. Suggestivo immaginare un pianoforte che suona in un campo di grano, un palco tra covoni e balle di paglia.

Il tutto “condito” da degustazioni, aperitivi contadini e narrazioni sulle origini autentiche dei prodotti. Il Gargano vive e continua a vivere nel segno della sua anima più vera.

In alto: la “Medusa” di balle di paglia dove avranno luogo le tre serate di Shakespeare ai contadini