La bellezza di un paesaggio parte dalla sua unicità. È evidente sia quando si attraversa un contesto urbano ben conservato sia quando si ammirano pietre e piante che disegnano un ambiente rurale. E i nostri centri abitati, con i rispettivi territori, si distinguono per la tipicità architettonica degli insediamenti, un’identità che va dalle tipologie ai materiali utilizzati.
Ma questa ricchezza è a rischio, a causa degli ingenti costi di gestione, dati dalle imposte e dagli investimenti necessari alla manutenzione se non al recupero delle numerose strutture storiche presenti in tutto il paese. Da quarant’anni l’Associazione Dimore Storiche Italiane, l’Adsi, mira a tutelare questi edifici nella loro “completezza” per tramandarli in uno stato tale da farne apprezzare ogni aspetto.
“La dimora storica non è fatta solo di muri ma anche di arredi, di biblioteche, di archivi”, ci spiega il presidente pugliese dell’Adsi, dott. Pietro Consiglio, giunto a Bitonto per un bilancio, insieme all’avv. Angelantonio Marchio De Marinis, referente bitontino e componente del consiglio direttivo dell’associazione, dell’ultima edizione di Cortili Aperti, che ha fatto registrare migliaia di presenze, molte da fuori città.
“Per estensione, quindi, l’associazione mira a tutelare tutto ciò che è vincolato dallo stato, anche se si tratta di una chiesa o un teatro”, prosegue.
Nella consapevolezza che ognuno di questi elementi contribuisce a formare quel tessuto che fa l’Italia così bella e diversa. Nello specifico, la Puglia presenta una splendida varietà di paesaggio, costruito dall’ingegno dei progettisti e dalla maestria degli artigiani con materiali del territorio. Parlando di dimore, quindi, non bisogna riferirsi necessariamente ai palazzi monumentali.

“Basti pensare ai trulli così come alle pajare di campagna, costruzioni a secco talmente tipiche che meriterebbero una tutela specifica”, sottolinea Consiglio. E, invece, questi manufatti si rischia di perderli. Molti proprietari, per evitare di accatastarli e di sobbarcarsi spese fiscali, li stanno demolendo, distruggendo così anche la tradizione contadina pugliese.
“I privati, intestatari della maggior parte degli immobili di pregio, sono la parte più sostanziosa di cittadini che aiuta a mantenere l’identità nazionale – spiega – attraverso la conservazione degli edifici storici. Ma in realtà sono lasciati soli”.
Questi edifici hanno bisogno di manutenzione periodica per evitare che finiscano in condizioni di degrado tali da alterarne l’aspetto originario.
C’è bisogno di un team di esperti che abbiano le competenze per intervenire nel modo più corretto possibile. Architetti e manodopera specializzata, in questo senso, sono indispensabili. Gli interventi di recupero di queste strutture hanno costi elevati, anche perché oggi i mastri scalpellini sono rari. L’unica possibilità che i privati hanno, per mitigare il peso della gestione, è concedere l’utilizzo degli immobili per finalità pubbliche.
L’Associazione Dimore Storiche vuole sollecitare l’interesse dello stato affinché venga in aiuto dei proprietari, con l’obiettivo di preservare un patrimonio che, altrimenti, sarebbe quasi impossibile “sorreggere”. Con le iniziative messe in campo, vengono aperte al pubblico sia le case di proprietà privata che le strutture pubbliche, al fine di metterle a confronto.
A Bitonto, questo ha permesso di mettere in luce edifici che, per la qualità o la tipicità dei materiali e delle tipologie, meriterebbero di essere vincolati.
“Cortili aperti” è una iniziativa che sposa in pieno le finalità dell’associazione. Cominciata dai grandi centri, si è diffusa via via anche nelle città più piccole. A Bitonto, i cittadini sottovalutavano il “peso” di questo patrimonio immobiliare nell’economia della città.
Adesso che questa consapevolezza è stata acquisita, il presidente dell’Adsi auspica ulteriori sviluppi. Magari, si potrebbero ampliare i luoghi aperti al pubblico instaurando un circolo virtuoso che porti al recupero degli immobili. Sicuramente, “il prossimo passo è quello di raffinare la proposta”, spiega il dott. Consiglio. All’associazione piacerebbe “depurare” la manifestazione dagli eventi collaterali, realizzati durante le giornate di apertura, per proporre in modo esclusivo la visita ai luoghi. L’apporto dei giovani ciceroni è fondamentale; tuttavia, con la guida dei docenti, gli unici in grado di migliorare l’offerta in termini qualitativi, si potranno esporre saperi sempre più approfonditi.
Nella foto in alto, il loggiato nel cortile di Palazzo Vulpano Sylos a Bitonto