Un mistero aleggia sulle figure dell’ambone

Dagli imperatori di casa sveva ai magi, diverse e contrastanti le ipotesi sull’identità dei personaggi scolpiti sul marmo nella cattedrale di Bitonto

Potrebbe essere definita la perla della città, la cattedrale di Bitonto dedicata a San Valentino. Come in realtà è, con pienissimo diritto.

Turisti del Belpaese e non, ogni giorno, l’ammirano per il suo stile inconfondibile.

Esempio perfetto del romanico pugliese, esprime il più altro grado dell’espressione artistica del XIII secolo, età della sua edificazione. Soprattutto con specifico riferimento allo stile, appunto, del romanico pugliese. Oltre alle informazioni certificate, alle bellezze note, è d’obbligo prendere in considerazione un elemento su cui aleggia un mistero interpretativo: le figure sull’ambone marmoreo.

L’ambone si trova a destra della navata centrale, interamente in marmo, riccamente e finemente scolpito. Lungo il muretto di contenimento della scala, sono rappresentate quattro figure sulla cui identità si discute da sempre.

Probabilmente (è lettura ormai comune) sono effigiati i quattro rappresentanti della casata sveva. Al di sotto delle figure è incisa l’scrizione, in latino: “HOC OPUS FECIT NICOLAUS SACERDOS ET MAGISTER ANNO MILLESIMO DUCENTESIMO VICESIMO NONO IDICTIONIS SECUNDE”.

Si tratta dell’indicazione di tale Nicola, artefice dell’ambone, nel 1229. Siamo negli anni in cui in Sicilia regnava lo stupor mundi Federico II.

Proprio quest’ultimo imperatore è rappresentato, insieme a Federico I Barbarossa, Enrico VI e Corrado, sul parapetto della scala e proprio su di lui la critica si è espressa.

C’è stato, però, chi ha riconosciuto nei personaggi non degli imperatori ma dei magi, offrendo un’interpretazione sacra delle immagini, in legame al luogo. Un’altra lettura ha visto, nella figura sul trono, la rappresentazione della Tyche (fortuna-destino) bitontina.

Altri hanno pensato a Federico I, Enrico VI o Federico II. Su quest’ultimo si è spesso dibattuto, giudicandolo, aprioristicamente, uno degli artefici dell’edificazione della cattedrale. Ma è tesi dibattuta e discutibile.

A conferma dell’interpretazione regale della scena contro quella sacra, la presenza di un’aquila, simbolo degli Svevi. Emblema, forse, mutuato dalla tradizione romana: sulle insegne delle legioni dell’impero era rappresentata, infatti, l’aquila, espressione di potere ed egemonia.

Ancora oggi, dunque, si brancola nel buio, cercando di dare una identità ai personaggi dell’ambone, anche se idee e interpretazioni diverse allontanano una soluzione finale.

È d’obbligo, quindi, per chi visita la cattedrale, ammirare anche l’ambone e tentare, nel rispetto delle facoltà e delle competenze, interpretazioni che possano restituire l’autenticità delle figure.

La storia si costruisce a tasselli. E questo, tra i particolari, non sembra uno dei tanti.