Era il 1948 quando Jean Dreville, prolifico regista francese, ottenne una nomination agli Oscar come “miglior soggetto” per il film “La cage aux rossignols”, ovvero “La gabbia degli usignoli”, realizzato nel ‘45.
Un titolo probabilmente più evocativo rispetto a quello scelto per il remake della pellicola, “Les Choristes” (I ragazzi del coro), proposto nel 2004 da Christophe Barratier e dai cui è stato tratto lo spettacolo “Nel buio… un raggio di speranza”, in scena al Traetta di Bitonto.
Una scelta interessante e coraggiosa, quella della prof.ssa Anna Parisi, che ha curato l’adattamento teatrale del film di Barratier trasformando, per una sera, gli alunni dell’istituto “Carmine Sylos” in piccoli attori. Una prova impegnativa che i giovani interpreti hanno saputo affrontare riuscendo a mascherare la grande emozione, esibendo una “professionalità” da veri attori. Lo spettacolo, che ha visto protagonisti oltre quaranta studenti – fra recitazione, coro, corpo di ballo e musica – s’inserisce nell’ambito del “Festival del teatro scolastico” dedicato al maestro Lillino Rizzi, precursore del teatro a scuola, scomparso quasi vent’anni fa.
Una rassegna promossa dall’amministrazione comunale, quest’anno alla sua seconda edizione, che mira a integrare e coinvolgere le scuole cittadine, impegnate durante l’anno in attività teatrali, nel più ampio progetto che vede Bitonto quale “regina” dei festival in Puglia. Avvicinare le nuove generazioni a un’arte completa come il teatro, capace di inglobare in sé la musica, la danza, il canto, offrendo a bambini e ragazzi non solo il ruolo di spettatori ma anche di interpreti, è uno degli obiettivi del progetto. E quale modo migliore per entusiasmarli se non la scelta di una storia che parla proprio di adolescenti, talvolta difficili da comprendere ma certo sensibili alla musica, l’antidoto più efficace contro il disagio che attraversa la loro età?
Portando sul palcoscenico il film “Les Choristes”, l’istituto “Carmine Sylos” ha voluto, dunque, trasmettere un preciso messaggio: lo studio del canto corale ha effetti straordinari su un ragazzo, specialmente se ha avuto una vita tutt’altro che facile. E di vite complicate e dure ce ne sono fin troppe al “Fond de l’Etang” (Fondo dello Stagno), l’istituto di rieducazione in cui è ambientata la vicenda, il cui nome la dice lunga sulla provenienza dei suoi ospiti. Un collegio per i piccoli emarginati, molti orfani, di una Francia devastata dalla seconda guerra mondiale, che, in realtà, riecheggia atmosfere e luoghi realmente esistiti.
Ad ispirare Dreville, prima ancora del regista de “Les Choristes”, era stato, d’altra parte, Ker Goat, una scuola francese, realmente esistita negli anni ‘40, all’interno del quale furono applicati metodi pedagogici innovativi per l’insegnamento del canto corale al fine di aiutare tanti bambini difficili. Una complessa realtà che fu traslata sul grande schermo attraverso la vicenda di Clément Mathieu, insegnante di musica che si ritrova catapultato fra le mura di “Fond de l’Etang”.
Sarà proprio lui a stravolgere le rigide regole dell’istituto, imposte dal severo direttore Rachin (molto credibile nel ruolo il giovane Luigi Fallacara), convinto che la punizione sia l’unica via per gestire i più ribelli e indisciplinati come il piccolo Pierre Morhange (nelle sue vesti Bouzaghba Amir). I risultati migliori, invece, Mathieu li otterrà proprio con quest’ultimo che, ormai adulto, appare sul palcoscenico (Michele Parisi) ad inizio spettacolo nel ruolo di un famoso direttore d’orchestra.
Solo grazie all’insegnamento della musica e alla formazione di un coro, Mathieu (Antonio Palmieri) conquisterà la fiducia e il rispetto dei suoi allievi, cambiandone completamente le vite.
A trasportare il pubblico nelle cupe atmosfere di “Fond de l’Etang” immagini e filmati proiettati sul fondale, selezione ad opera di Angelo Pasculli che ha curato anche le coreografie, eseguite dal corpo di ballo delle alunne. Vera protagonista dello spettacolo la musica, con riadattamento di Vito della Valle di Pompei e l’esibizione di alcuni studenti alla tastiera sulle note di Mirko Signorile e di un coro composto da circa venti alunni. Eccoli gli usignoli che hanno spiccato il volo dalla gabbia di Dreville.