La Puglia è la seconda regione, dopo l’Emilia Romagna, a dotarsi di una specifica normativa che dispone l’obbligo di vaccinazione per gli operatori sanitari, una categoria che comprende non soltanto medici e infermieri, ma anche volontari e tutto il personale che entra ogni giorno a contatto con i pazienti ospedalizzati.
La proposta di legge, avanzata dalla consigliera Francesca Franzoso e dal capogruppo di Forza Italia, Nino Marmo, è stata approvata grazie ai voti della maggioranza di centrosinistra, mentre il M5S si è schierato contro il provvedimento, confermando le proprie posizioni no-vax.
L’immunizzazione attiva (ottenuta, cioè, attraverso la somministrazione dei vaccini, che stimolano la produzione di anticorpi specifici) riguarderà patologie come il morbillo, la parotite, la rosolia (la triade di malattie prevenute dal vaccino trivalente, il cosiddetto MRP), l’epatite B, l’influenza, la varicella e la pertosse e rivestirà un ruolo di garanzia nei confronti dei pazienti, ai quali l’operatore potrebbe trasmettere l’infezione, determinando gravi danni, potenzialmente mortali.
Si tratta chiaramente dell’effetto benefico della ben nota herd immunity, l’immunità di gregge (o di gruppo), che si verifica quando l’alto tasso di vaccinazione, all’interno di una data popolazione, fornisce indirettamente una protezione agli individui che non hanno sviluppato una propria immunità diretta. Al vaccinato, in pratica, viene impedito di diventare veicolo di diffusione di un determinato patogeno. E ciò è particolarmente rilevante quando si tratta di operatori della sanità, che a causa del contatto con migliaia e migliaia di pazienti e con materiale potenzialmente infetto sono più a rischio di contrarre e diffondere malattie.
Con conseguenze che oltre ad incidere privatamente sulla salute dei singoli soggetti potrebbe compromettere la loro capacità di lavorare al servizio della sanità pubblica, determinando una potenziale carenza di personale che in questo delicato settore, già martoriato da tagli e piani di riordino, significherebbe gravi disagi per l’utenza.
È chiaro, dunque, quanto possa essere fondamentale che chi lavora nelle strutture ospedaliere abbia una copertura vaccinale adeguata. Una pratica peraltro promossa ufficialmente dalla “Carta di Pisa delle vaccinazioni negli operatori sanitari”, firmata nel marzo del 2017 e sottoscritta da rappresentanti delle società scientifiche e delle istituzioni, oltre che dai professionisti del settore. Sarebbe infatti “eticamente inaccettabile”, come ha giustamente spiegato la principale promotrice della proposta, la consigliera Franzoso, “che un sanitario possa diventare fonte di contagio di malattie prevenibili con vaccini”.
Come hanno già dimostrato i dati sulla diffusione del morbillo (l’Italia è seconda in Europa, dopo la Romania), trascurare l’importanza della copertura vaccinale sarebbe un errore imperdonabile. Secondo gli ultimi dati disponibili, nel periodo che va dal 1° gennaio al 30 giugno 2017, in Puglia sono stati segnalati ad esempio 22 casi, l’82% dei quali riguardava persone non vaccinate e il 6% con stato vaccinale non noto. Due i casi riscontrati tra operatori sanitari, uno dei quali rappresentato da un medico.