Col gran ballo dei nobili, Bitonto come una piccola corte del Settecento

L'Accademia della Battaglia e la compagnia Okiko portano in scena a Palazzo Gentile i fasti di un secolo, il XVIII, legato alla storia e all'identità collettiva della città

Lo spettacolo del Settecento, il secolo dei lumi ma anche delle feste, dei lustrini e dei belletti, rivive ogni anno a Bitonto. Il merito è dell’Accademia della battaglia, che con impegno e perseveranza, celebra, con una serie di interessanti eventi, le vicende legate alla famosa Battaglia del 25 maggio 1734, che segnò la fine del dominio austriaco e l’inizio della dominazione spagnola in città e in tutto il Meridione.

Una vicenda storica che s’intreccia saldamente con la tradizione popolare e il sentimento religioso: sarebbe stata, infatti, l’apparizione dell’Immacolata al gen. Montemar a scongiurare il saccheggio di Bitonto e l’eccidio di tante vittime inncocenti. Una “mitologia” in grado di accendere un forte sentimento di appartenenza, una sorta di orgoglio di nascita e discendenza.

Dame a Palazzo Gentile

Dopo il corteo storico, snodatosi tra ali di folla, tra cui numerosi turisti, sabato 2 giugno, la scena si è spostata, ieri sera, a Palazzo Gentile, residenza municipale e dimora nobiliare tra le più belle e imponenti della città. Gentiluomini e nobildonne, come per un incantesimo, nell’arco della serata di una domenica quasi estiva, hanno animato atri, scaloni, corridoi e sale dell’augusto palazzo, proponendo gustosi siparietti del tempo che fu, tra vesti sfarzose, vistosi belletti, inchini deferenti, movenze raffinate e svagate conversazioni.

Con un sorprendente salto nel passato, Palazzo Gentile, piccola reggia di provincia, è diventato per una sera il regno del Settecento. Il Gran ballo, proposto dalla compagnia teatrale “Okiko” e accolto con entusiasmo dall’Accademia della Battaglia, è stata la vera novità della rievocazione storica di quest’anno.

Il ballo nella Sala degli Specchi

Ad animare le sale sontuose, nobili e borghesi, solenni poeti ed eleganti danzatori. I figuranti, guidati dalla dama Carmen Rucci, hanno accompagnato e accolto gruppi di visitatori alla scoperta di scorci di vita delle famiglie aristocratiche di un’epoca così importante per lo sviluppo della città. Lo spettacolo itinerante si è articolato in diversi quadri dove i pianerottoli sono diventati palcoscenici, i muri quinte e le scale platee.

Dagli attori ai ballerini, dai lettori alle semplici comparse, il percorso tra i saloni di Palazzo Gentile è stato scandito da originali esibizioni. Intento a declamare poesie d’amore, il pubblico ha incrociato Damiano Bove, mentre Mario Sicolo e Massimiliano Robles dibattevano, a suon di versi, sulla battaglia del generale Montemar.

I poeti

Al primo piano, in scena l’arte leggiadra della danza: dapprima con le giovani allieve della compagnia “Armonie” di Giselle Febbrile, e, successivamente, con la coppia composta da Piergiorgio Meola, regista dello spettacolo, affiancato da Noemi Farella: protagonisti indiscussi del quadro finale, nella Sala degli Specchi, sono stati accompagnati da un raffinato quartetto d’archi.

Il quartetto d’archi

Dal barocco del minuetto fino al valzer, in un excursus musicale che, in verità, ha attraversato più secoli oltre l’epoca storica, i giovani danzatori hanno invitato i convenuti al banchetto di dolci e tisane, offerti dalle aziende sostenitrici.

In un’atmosfera sì ben riprodotta, uomini e donne in abiti di pregiata fattura sono stati i protagonisti indiscussi e, come in una rivisitazione in cui è impossibile distinguere la finzione dalla realtà, oggetto privilegiato di attenzioni, ammirazione o pettegolezzi, come si conviene ad ogni vera festa di corte.