Una città civile? Si misura dal modo in cui tratta l’amico Fido

Animali felici e casse piene con “Zero cani in canile”, il progetto ideato da Francesca Toto e da poco adottato dal Comune di Bari

Se il cane è il miglior amico dell’uomo, al contrario, l’uomo non sempre dimostra di essere il miglior amico del cane.

Il fido quadrupede ha bisogno di cure e affetto che troppo spesso non gli vengono dispensati, talvolta nemmeno dal suo stesso padrone. Emblema di questa spiacevole situazione è l’esistenza del canile cittadino, un autentico “campo di prigionia”.

Per cambiare la situazione basterebbe organizzarsi tra persone dotate di un minimo di sensibilità. Cominciando col cercare un fido compagno tra i meticci girovaghi piuttosto che in un negozio specializzato.

L’amore verso gli animali parte, inoltre, da scelte e regole che significano rispetto per il cane che decidiamo di adottare, in casa o nel nostro quartiere. Senza dimenticare le basilari norme igieniche quando si va per strada. Solo in tal modo potremo ambire a una città “animal friendly” e “cruelty free”, dove persone e animali convivono in armonia.

Il benessere degli amici a quattro zampe è l’obiettivo principale del progetto denominato “zero cani in canile”, ideato e promosso da Francesca Toto, appassionata animalista di Vieste sul Gargano ed esperta di marketing territoriale, al quale ha aderito recentemente anche il Comune di Bari.

Un’iniziativa lodevole e meritoria, che ha già preso piede in diversi comuni del foggiano, con risultati davvero sorprendenti.

La proposta si basa sulla formazione di una solida rete fra cittadini, associazioni, istituzioni e forze dell’ordine. Su questa collaborazione deve fondarsi la politica di miglioramento delle condizioni dei cani che “abitano” nei centri urbani, siano essi domestici o “vagabondi”.

In realtà, non si tratta soltanto di migliorare sensibilmente le condizioni di vita dei cani. Altro punto di forza del progetto è, infatti, il risparmio di fondi pubblici ad oggi spesi con esiti deludenti. Basti pensare che la Regione Puglia investe 27 milioni di euro per il randagismo, senza poter vantare particolari risultati.

Eliminare i canili “rifugio”, assicurando solo la presenza di quelli “sanitari” (previsti dalla legge regionale 12/1995) vuol dire risparmiare risorse da reinvestire meglio per la stessa causa.

“Zero cani in canile” si basa su cinque azioni.

Innanzitutto, l’educazione e la formazione. Tutto parte dalla conoscenza delle buone pratiche. Vengono portate avanti campagne di sensibilizzazione per spiegare come si tengono gli amici a quattro zampe: uso di microchip, raccolta delle deiezioni, sterilizzazione e tutte le altre indicazioni contenute nella normativa vigente.

La formazione è rivolta anche a chi deve vigilare sui reati perpetrati nei confronti degli animali e intende fornire un valido supporto alle associazioni di categoria.

La seconda azione è quella relativa alle sterilizzazioni, profilassi e cure. In assenza di strutture sanitarie comunali, l’animale va in affido temporaneo presso volontari o famiglie. Poi, torna ad essere reimmesso nell’ambiente come “collettivo” o lasciato, temporaneamente, in un rifugio in attesa di adozione: il terzo passaggio.

Un iter che deve scongiurare il triste destino del canile, attraverso un protocollo di “tracciabilità” che garantisca la ricollocazione del cane in caso di problemi da parte di chi l’ha preso con sé. Ogni animale ha un suo profilo comportamentale che permette di conoscerlo a fondo e poterlo gestire al meglio attraverso la sua scheda dettagliata.

Nell’ultima azione c’è l’obiettivo insito nel nome del progetto. Trasformare i canili in “oasi polifunzionali” equivale ad eliminare le strutture oggi adibite allo stallo dei randagi.

In questi spazi esclusivi privi di gabbie, gli ospiti, fra loro compatibili, vengono gestiti in piccoli gruppi. L’obiettivo principale di questa conversione a favore del benessere dei cani è quello di utilizzare fondi privati, in modo da eliminare il concetto stesso di canile, gestito con denaro pubblico proveniente da introiti che ne giustificano la sua esistenza.

Le direttive di attuazione del progetto ideato da Francesca Toto riguardano, in particolar modo, il monitoraggio continuo della popolazione canina e la fornitura di servizi, le procedure semplificate per adozioni, la modifica di normative al fine di agevolare il rispetto dei diritti e dei doveri dei proprietari dei cani nei luoghi pubblici.

Il successo di iniziative così lungimiranti è un segnale positivo di sviluppo delle città di oggi.

La civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali”, affermava Gandhi.