In “Biglietti agli amici” tutto il “sugo” di Tondelli

In "Biglietti agli amici", edito da Bompiani, tutti i temi cari all'autore emiliano, dalle aspettative deluse alla metafisica del giorno e della notte all'amore impossibile per la vita che sfugge come il vento

Apro una pagina a caso: “In quel dicembre a Berlino, nella tua casa di Köpenickerstrasse io volevo tutto. Ma era tutto, o solo qualcosa, o forse niente? Io volevo tutto e mi sono sempre dovuto accontentare di qualcosa”. È solo uno dei tanti, bellissimi, illuminanti e poetici biglietti agli amici scritti da Pier Vittorio Tondelli, nostrano e per molto tempo di nicchia autore, nato a Correggio nel 1955 e scomparso precocemente nel 1991.

Di Tondelli noti sono i romanzi, da quello strano esperimento che è Altri libertini (romanzo si fa per dire, in quanto il libro è un insieme di racconti-fotografie che più o meno si uniscono, più o meno collimano in un unico strato di pensiero poetico-esistenziale), il bellissimo Rimini dal sapore poliziesco, e ancora Camere separate, romanzo per movimenti, ma anche quell’insieme di saggi brevi che è Un week-end postmoderno (in cui Tondelli tocca tasti dolenti, e non, di quegli anni Ottanta di cui il testo fa da cronaca).

Sempre in Tondelli si respira l’esistenza strappata coi denti, l’omosessualità che si fa – a tratti – potere decisionale di determinate scelte ed esperienze, fino a quella morte per Aids che ancora oggi molti suoi lettori ed estimatori faticano ad accettare.

Pier Vittorio Tondelli, ritratto di Graziano Origa per il mensile Babilonia, pennino & china e pantone giallo, 1992

In questi Biglietti agli amici che manda in libreria Bompiani vi è tutto il “sugo” (per dirla alla Manzoni) dello spirito tondelliano, le pungenti divagazioni, l’amore per l’amore, la nostalgia dei non detti, le aspettative deluse, la metafisica del giorno e della notte, pagine disperse di occasioni volute, disperazione dell’animo e amore impossibile verso una vita che sfugge come il vento, che tutto tocca ma non si può afferrare.

Apro a caso un’altra pagina: “Ma io volevo baci larghi come oceani in cui perdermi e affogare, volevo baci grandi e baci lenti come un respiro cosmico, volevo bagni di baci in cui rilassarmi e finalmente imparare i suoi movimenti d’amore”. Ecco, questo è l’amore in Tondelli, chimera dell’essere e della creazione, irraggiungibile moto dell’animo che resta comunque disincantato di fronte a una realtà che tutto schiaffeggia e stupra.

In questo caleidoscopico mondo tondelliano si susseguono citazioni musicali (da Cohen a Joe Jackson), letterarie (da Rilke a Chesterton) ma anche citazioni di vita vissuta, di esperienze di disarmo sentimentale e di mera passione amorosa in cui, come quasi sempre, eros e thánatos se la giocano a scacchi la partita della vita; la presa d’atto che la vita, purtroppo e assai spesso, non la si può modellare a proprio favore. Leggere questi biglietti agli amici di Pier Vittorio Tondelli è un’esperienza da fare con l’innocenza della passione, con l’istinto del corpo e con la lucidità della mente, perché è qui – forse –, più che nei romanzi, che l’inclinazione dello scrittore emiliano si traduce nella consapevolezza di un’esistenza vissuta al limite e dunque per questo candidata al ricordo perenne.

Pier Vittorio Tondelli Biglietti agli amici (Bompiani, pp.145, €9)