La Battaglia di Civitate “culla” della contea di Puglia

Nel primo numero de "Lo scudo e la spada", diretto da Edoardo Spagnuolo, la ricostruzione di alcune pagine di storia tra le più importanti per l'intero meridione

Di grande interesse i temi emersi durante la serata di presentazione del primo numero della rivista di divulgazione storica Lo scudo e la spada. L’incontro, svoltosi presso il Centro Studi Degennaro a Bitonto, ha visto protagonista l’appassionato ricercatore campano Edoardo Spagnuolo. Ha moderato il giornalista Marino Pagano, fondatore e collaboratore, insieme allo stesso Spagnuolo, della rivista.

Tanti i temi emersi durante l’incontro, si diceva. Innanzitutto, si è ricordato il professor Raffaele Licinio, recentemente scomparso. Si è poi parlato di divulgazione, e di come alcune pagine di storia assai significative per il nostro territorio (e non solo) difficilmente arrivino al grande pubblico. Il rammarico è acuito dal fatto che altri argomenti incontrano un interesse più ampio solo perché ne emergono gli aspetti “esoterici” o pruriginosi. Durante l’incontro si è anche ricordato come il Mezzogiorno non sia esclusivamente sole e coste: una grandissima ricchezza culturale e storica lo caratterizza al suo interno.

Gli schieramenti alla Battaglia di Civitate, opera di Panairjdde, sulla base di quanto nel libro di Marco Meschini, Battaglie Medievali, pp. 13–36.

Spagnuolo ha dunque esposto i fatti relativi alla Battaglia di Civitate, una battaglia campale combattuta nel 1053 dai Normanni, per la conquista del Meridione. Essi si videro tra l’incudine e il martello, con la coalizione pontificia e l’esercito bizantino alleato che muovevano contro di loro. Pur in inferiorità numerica, i Normanni affrontarono i primi e prevalsero su di loro in uno scontro presso il fiume Fortore, anche grazie all’esperienza e a una tattica migliore. Il tema è stato più ampiamente trattato dal divulgatore nella sua recente pubblicazione, La contea di Puglia dalle origini alla battaglia di Civitate 1042-1053.

Primo piano ha intervistato Edoardo Spagnuolo subito dopo l’incontro a Bitonto.

Papa Niccolò II nomina l’Eroe di Civitate, Roberto il Guiscardo, Duca di Puglia e Calabria

Come nasce la sua grande passione per la storia?

Certamente dal mio forte legame col territorio e dalla consapevolezza della scarsità di occasioni di diffusione e conoscenza delle vicende storiche del Mezzogiorno d’Italia.

Di quali argomenti si sta occupando in questi mesi?

Sarò occupato sino all’estate nella divulgazione storica, tenendo conferenze ovunque possibile. Nei mesi autunnali ed invernali conto di studiare la conquista normanna della Sicilia, realizzare monografie sull’assedio e la conquista di Bari e di Salerno da parte di Roberto il Guiscardo e raccogliere tutti i riferimenti disponibili su una cittadella irpina scomparsa nel quattordicesimo secolo. In collaborazione con Marino Pagano spero di scrivere un testo sugli eremiti pulsanesi e di uscire con un terzo numero de Lo scudo e la spada.

Perché è così importante il periodo che va dal 1041, data di arrivo dei 300 cavalieri normanni, fino alla Battaglia di Civitate?

Agli inizi di marzo del 1041 circa trecento cavalieri normanni, provenienti dalla contea di Aversa, occuparono Melfi. Fu l’inizio di avvenimenti di straordinaria rilevanza, innanzitutto per Melfi che, da oscura cittadina di confine, divenne nell’arco di pochi mesi una dei centri più importanti del Sud Italia. I cavalieri di Melfi furono protagonisti di un’epopea militare, che li condusse a sconfiggere in rapida successione tre grandi eserciti bizantini. A fianco dei cavalieri combatterono un gran numero di volontari accorsi da varie località pugliesi e lucane. Sorse così la Contea di Puglia, che fu la base di partenza di una progressiva espansione militare, che avrebbe portato i cavalieri normanni a unificare nell’arco di un secolo l’intero Meridione, formando così una nuova compagine statale, il Regno di Sicilia, con capitale Palermo. La battaglia di Civitate fu l’ultimo, grande tentativo di bloccare l’ascesa dei guerrieri normanni. L’eventuale vittoria dell’esercito papale avrebbe reso irreversibile la frantumazione politica e lo stato endemico di conflittualità, che avevano caratterizzato il territorio meridionale dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente. La vittoria normanna, al contrario, rese possibili il deliberato proposito dei cavalieri di Melfi di conquistare l’intero Meridione d’Italia.

Foto di anteprima di Michele Cotugno.