Un ragazzo avvolto dalle fiamme corre con una maschera antigas sul volto e una t-shirt bianca, costeggiando un muro di mattoni rossi sul quale emerge un inconfondibile dettaglio: il disegno di una pistola seguita dalla scritta nera: Paz (Pace).
Simbolo di un paese in cui la pace è continuamente minacciata, José Victor Salazar Balza è un giovane venezuelano che ha preso fuoco durante i violenti scontri con la polizia, in una manifestazione di protesta contro il presidente Nicolàs Maduro a Caracas.
Ad immortalarlo, nello scatto fotografico vincitore del World Press Photo 2018, è stato Ronaldo Shemidt, che era lì, sul posto, il 3 maggio 2017, giorno in cui numerosi manifestanti sono insorti in seguito all’annuncio di Maduro di un piano di riforma del sistema democratico. Shemidt, fotografo dell’Agence France-Presse, inviato in Venezuela proprio per documentare le proteste in atto, è riuscito a fissare nel suo obiettivo il momento in cui il serbatoio di una motocicletta è esploso vicino a Salazar.
Ma questa è solo una delle tante storie raccontate dalle fotografie esposte dal 27 aprile scorso presso lo Spazio Murat di Bari, riconfermato quale sede del WPP, la più famosa mostra di fotogiornalismo, che ha luogo in quarantacinque paesi diversi, giunta alla sua quinta edizione.
La tappa pugliese del prestigioso concorso per reporter, che deve la sua organizzazione nel capoluogo a CIME, offre, fino al prossimo 27 maggio, una panoramica di quanto accaduto nell’anno passato attraverso le immagini pubblicate dalle maggiori testate editoriali mondiali come Reuters, AP, The New York Times, Le Monde, El Paìs.
Delle 73.044 foto partecipanti, 150 sono stati gli scatti vincitori, di cui 130 in mostra a Bari, selezionati da una giuria presieduta da Magdalena Herrera, responsabile della sezione fotografica di “Geo” in Francia. Pagine della dura storia dei nostri giorni, dalla crisi dei Rohingya all’orrore di Boko Haram, la battaglia di Mosul, il sopracitato Venezuela di Maduro fino alla strage di Londra.
GLI ITALIANI CHE HANNO VINTO
A dar corpo alle principali notizie apparse sui giornali di tutto il mondo, sono dunque, fotoreporter di ogni nazionalità, fra i quali spiccano anche cinque italiani, ciascuno insignito di un riconoscimento e, quindi, rappresentato nella mostra barese. Fausto Podavini, il primo di essi, ha ottenuto il secondo posto nella sezione “Long-Term Projects” grazie al progetto “Omo Change”, che mostra l’impatto sulle popolazioni locali della grande diga Gilgel Gibe III, costruita dalla ditta italiana Salini Impregilo nella Valle dell’Omo, in Etiopia.
Di forte impatto anche “More Than a Woman”, immagine di una donna a cui un medico mostra i suoi nuovi organi genitali in seguito all’intervento per cambiar sesso avvenuto in un ospedale nei pressi di Bangkok, rinomata meta di chirurgia a basso costo. Autore dello scatto è Giulio Di Sturco che ha conseguito il secondo premio “Contemporary Issues”.
Porta la firma di un altro italiano, Luca Locatelli, anche la foto intitolata “Hunger Solutions”, secondo posto nella categoria “Environment”, che documenta le innovative pratiche agricole olandesi.
Nella sezione “People” il secondo posto è stato assegnato, invece, al siciliano Alessio Mamo che con la sua foto racconta la storia di Manal, una bambina di undici anni che indossa una maschera sul viso per proteggerne la pelle sfigurata dalle bombe in Iraq.
Ultimo italiano in mostra al WPP di Bari, Francesco Pistilli, reporter politico, sociale e ambientale che con “Lives in Limbo” si è aggiudicato il terzo posto nella sezione “General News”. Migranti in viaggio verso l’Europa immortalati mentre sono costretti ad affrontare il gelido inverno di Belgrado bloccati alla frontiera sulla rotta balcanica, questo il tema del servizio fotogiornalistico di Pistilli.
Un viaggio contemporaneo, il WPP, in luoghi che, tuttavia, talvolta appaiono fermi in un tempo molto lontano dai nostri giorni, poichè riportano ad usanze tradizionali inconsuete. Per citarne una, lo stiramento del seno praticato in Camerun alle bambine in età puberale per impedirne lo sviluppo, immortalato in alcuni scatti in esposizione.
Un’immersione totale anche nell’universo degli animali, fra cui la realtà degli orfanotrofi per cuccioli di elefanti abbandonati o quella dei rinoceronti bianchi in via d’estinzione a causa delle presunte proprietà medicinali del corno che viene ridotto in polvere e venduto. Non mancano poi immagini legate all’ambito dello sport: emblematica la foto, firmata da Erik Sampers, della maratona delle sabbie che si svolge nel deserto del Sahara. Mille partecipanti che corrono per duecentocinquanta chilometri a temperature di cinquanta gradi.
Uno sguardo sul mondo in cui l’obiettivo fotografico di questi reporter consente all’occhio umano del visitatore di raggiungere ogni angolo della terra mostrandolo nelle sue molteplici, spesso crude ma sempre attuali, sfaccettature.