Una dolce sinfonia di fiori tra le vie del capoluogo

Sino a domani, su via Argiro a Bari, la rassegna Primavera Mediterranea, organizzata da Promoverde Puglia e dedicata al greening diffuso

Via Argiro è un fiume di fiori. E i colori delle essenze sono musica per gli occhi. Sette isolati, tanti quante le note, sono un’esplosione di primavera, la Primavera mediterranea.

È questo, infatti, il nome della manifestazione che si svolge a Bari e coinvolge vivaisti, commercianti e architetti. Quest’anno, fino a domenica 20 maggio, le installazioni hanno per tema la musica.

D’altronde, cosa potrebbe armonizzare la vista dei paesaggi urbani più della vegetazione? Grande assente, soprattutto nelle città del sud, il verde costituisce un elemento fondamentale per tenere in alto la qualità della vita nei centri abitati.

Le piante migliorano l’aria non solo grazie all’ossigeno che donano ma anche per il filtro che frappongono fra le persone e i mezzi inquinanti. Non da ultimo, c’è poi l’appagamento visivo che infonde positività negli animi dei cittadini, facilmente oppressi dall’abbondante presenza cementizia degli edifici oltre che dal traffico frenetico. Ecco perché questo evento gratifica chiunque si trovi a passare per le vie centrali del capoluogo barese.

Primavera Mediterranea è curata da Promoverde Puglia e intende restituire alle persone gli spazi della città mediante il “greening diffuso”, oltre che stimolare riflessioni attraverso interessanti incontri di approfondimento sulle tematiche del verde urbano.

Come “un giardino in cui germoglia la musica”, il percorso delle installazioni si arricchisce di eufoniche atmosfere ispirate agli artisti che hanno fatto la storia dell’arte dei suoni. Ciascun “isolato” è dedicato a un genere musicale e i progettisti dei giardini si sono cimentati nel rievocarlo, dalla scelta delle essenze vegetali alla composizione dei materiali, dal sottofondo musicale alle cromie e agli odori. L’impatto visivo è ampliato dal fatto che, per la prima volta, da quando si organizza l’evento florovivaistico, oltre via Argiro, è stata coinvolta la piazza antistante il teatro Petruzzelli. Un invito in più per i passanti a farsi catturare e avvolgere, percorrendo l’intero itinerario multisensoriale. L’impianto scenografico è, infatti, completato da spettacoli dal vivo.

Gli isolati presenti alla manifestazione sono: Pop, curato da I giardini di Gianni Birardi; Blues, realizzato da Erri D’ambrosio dell’omonimo vivaio su progetto dell’arch. Imma Digregorio; Soul, allestito da Pichichero, su progetto dell’arch. Luciana Lorusso, e da Lavermicocca Gardening e Design con consulenza dell’agr. Salvatore Scalzo; Folk, affidato all’azienda Esecuzione verde di Antonio Lavermicocca e Tina Camardelli; Rock, dove Oasi Verde ha messo in opera il progetto dell’arch. Anna Claudia Bufo; Jazz, fatto in sinergia da Vivai La Pietra, su progetto dell’arch. Nuccia Rossiello, e Vivai Campanale di Luca De Angelis e Claudio Grimaldi; Classica, con installazione di Alessandra e Massimo Pisciarino per Antichi Vivai Aversa.

In concomitanza con l’esposizione è organizzato il Mediterranean Symposium dal titolo “Bioispirazioni, la natura come modello”, che approfondisce le tematiche dell’evoluzione delle città e del design verde, dei bonus e dei benefici per i cittadini del futuro. Ospiti, tra gli altri, l’architetto belga Luc Schuiten, il prof. Roberto Marcatti, del Politecnico di Milano, e Leonardo Capitanio dell’Associazione nazionale vivaisti esportatori.

Terminata quest’altra “primavera”, si spera che non si spenga il desiderio di avere città più verdi. Perché non bisogna dimenticare che la prima casa degli esseri viventi, e quindi anche degli umani, è l’ambiente naturale. La presenza di vegetazione nelle città può solo contribuire a dare qualità alla vita di tutti, sia restituendo maggiore salubrità all’aria sia migliorando l’aspetto estetico-funzionale dei luoghi urbani.

Il verde non può essere considerato mero decoro ma presenza imprescindibile in un’ottica di sviluppo sostenibile. La crescita può definirsi tale se è in linea con i tempi della natura. Soltanto adeguando ad essa i ritmi della modernità, che ci coinvolge nel vortice della sua tecnologica alienazione, si potrebbe apprezzare e, magari, comprendere il significato sotteso al lento aprirsi di un fiore.