Esiste una Lucania ancestrale, magica, arcaica. La trovi ancora nel silenzio dei boschi, nei sacri spazi dove sono tagliati e portati in paese gli alberi per il loro sposalizio mistico. Il Maggio e i riti arborei sono un richiamo culturale, e ormai anche turistico, ad Accettura come ad Oliveto Lucano o a Terranova del Pollino.
Siamo al confine tra le province di Matera e Potenza, nella sperduta arteria che abbraccia il bosco di Montepiano, in cui viene scelto l’albero, il maggio, per l’atteso rito.
I tempi di questo momento collettivo, straordinariamente sentito, sono compresi in un arco temporale che va dalla prima domenica dopo Pasqua alla domenica del Corpus Domini. Quest’anno, dall’8 aprile al 3 giugno.
La domenica dopo Pasqua si seleziona il maggio e in quella successiva, nella foresta di Gallipoli-Cognato nelle Dolomiti Lucane, s’individua la cima migliore di agrifoglio. Il taglio del maggio avviene il giovedì di Ascensione mentre la domenica di Pentecoste (quest’anno il 20 maggio) si trasportano Maggio e Cima in paese, con la folla che attende festosa. Il lunedì successivo proseguono i lavori di preparazione e sono portati in processione i santi Giovanni e Paolo e Giulianicchio.
Finalmente arriva il martedì di Pentecoste, il giorno più importante (sarà il 22 maggio), con l’innesto e l’innalzamento del maggio e la processione di San Giuliano (il patrono, originario di Sora nel Lazio) preceduta dalle Cente, le candele devozionali portate un tempo in testa dalle donne in cerca di marito. Seguono lo sparo e la scenografica scalata dei più coraggiosi al maggio. L’albero verrà abbattuto il giorno del Corpus Domini, il 3 giugno.
Nel celebrare la natura che si risveglia a primavera, cultura pagana e spirito cristiano trovano una sintesi. Il momento perfetto e propiziatorio si verifica quando la cima, “la sposa”, cioè l’agrifoglio trasportato a spalla dagli uomini di Accettura per quindici chilometri, incontra in paese l’albero, “lo sposo”, appunto il maggio, un cerro di trenta metri di lunghezza trascinato da coppie di buoi. A interpretare per primo l’abbraccio tra le piante come un vero e proprio congiungimento è stato l’antropologo materano Giovanni Battista Bronzini nel volume del 1979, “Accettura, il Contadino, l’Albero e il Santo”.
Al di là delle reali figurazioni e metafore del cerro e dell’agrifoglio, questioni ancora oggetto di interpretazioni e, talvolta, anche di dibattito tra antropologi e studiosi, è proprio questo elemento di corale partecipazione comunitaria a conferire al maggio del San Giuliano di Accettura la patente di unicità rispetto a riti simili che si svolgono nella zona.
Riti dal fascino agreste che evidenziano la contiguità del mondo animale con l’umano e con la natura; feste di una società che ancora molto deve all’agricoltura e ai suoi cicli.
Nel museo del maggio, immagini e foto raccontano queste tradizioni e il collante identitario che resiste, assieme alle tante suggestioni sociologiche e antropologiche che il Maggio suggerisce.