Quando le fake news passano, il danno è ormai fatto

Uno studio spiega che siamo più creduloni di quanto ci piace immaginare e fatichiamo a considerare falsa una notizia, anche quando viene dimostrato che è tale

La lotta alle fake news è una delle grandi sfide dell’informazione degli ultimi anni. È una battaglia che si svolge quotidianamente, coinvolgendo le varie testate giornalistiche, i social media, politici, debunker e studiosi.

Da ultimo, si segnala un interessante studio – opera dei ricercatori della Université libre de Bruxelles – che mostra alcuni meccanismi particolarmente insidiosi riguardanti proprio le fake news.

Ogni giorno sui social media vengono prodotte quantità impressionanti di informazioni, anche come conseguenza del fatto che i circa due miliardi di utenti attivi comunicano tra loro senza interruzioni. E in questo oceano di messaggi vi sono anche le cosiddette fake news, che vengono manipolate da tutti noi. A quel punto, siamo in grado di riconoscere cosa è vero e cosa non lo è? E se ci dicessero che quella determinata notizia è falsa, saremmo poi in grado di ignorarla?

La ricerca in questione ha cercato di rispondere proprio a queste domande, grazie a un esperimento. I partecipanti dovevano giudicare un uomo sulla base di determinate informazioni. Alcune di queste circostanze erano false, e potevano essere attenuanti o aggravanti. La prima osservazione fatta dai ricercatori è che coloro che avevano ricevuto aggravanti false in forma aggregata hanno giudicato il nostro protagonista in modo molto più severo di coloro che avevano ricevuto informazioni false attenuanti. In altre parole, hanno tenuto conto delle informazioni false nel formare la loro opinione e giudicare. Pur sapendo che erano false.

La seconda osservazione fatta dai ricercatori è che i partecipanti tendono anche a ricordare le informazioni false come se fossero vere. Il dott. Oliver Klein spiega: “Si osserva che è più probabile ricordare di informazioni false come se fossero vere, anziché il contrario. La memoria agisce come una spugna che assorbe le informazioni false e le trasforma in informazioni vere. È, dunque, difficile avere un giudizio critico efficace quando ci si confronta permanentemente con delle fake news”.

Il protagonista dei test condotti dalla Université libre de Bruxelles può ricordarci la celebre aria dall’opera buffa Il barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini:

La calunnia è un venticello
un’auretta assai gentile
che insensibile, sottile,
leggermente, dolcemente,
incomincia a sussurrar.

Piano piano, terra terra
sotto voce sibilando,
va scorrendo, va ronzando;
nelle orecchie della gente
s’introduce destramente,
e le teste ed i cervelli
fa stordire e fa gonfiar.

Le conclusioni di questo studio non sono insomma confortanti. Siamo più creduloni di quanto ci piace immaginare e fatichiamo a considerare falsa una notizia, anche quando ci dimostrano che lo è. Una volta che le informazioni false sono passate il danno è fatto. E queste influiscono sulla nostra memoria e sul nostro giudizio. A maggior ragione, questi meccanismi possono risultare insidiosi se si considera il grande quantitativo di notizie alle quali siamo sottoposti ogni giorno. Per impedire a questi spiacevoli meccanismi di aver luogo, conviene prestare da subito attenzione alle notizie che riceviamo, alle fonti e alla loro credibilità. I ricercatori consigliano di mantenere alta la guardia, specialmente prima di premere il tasto “Condividi”.

E voi, siete creduloni? Gli studiosi della Université libre de Bruxelles hanno anche messo a disposizione del pubblico il test per verificarlo (in inglese oppure in francese).

Lo studio The Power of the Truth Bias: False Information Affects Memory and Judgment Even in the Absence of Distraction, di Myrto Pantazi, Mikhail Kissine e Olivier Klein, è stato pubblicato su Social Cognition, vol. 36, no. 2 (2018), pp. 167-198.