La storia della società per azioni Servizi Ambientali per il Nord Barese, meglio nota come Sanb, è una storia travagliata.
Costituita a fine 2014, a seguito di un’apposita legge regionale, per occuparsi della gestione dei rifiuti dei Comuni dell’Aro 1 (Terlizzi, Bitonto, Corato, Molfetta e Ruvo di Puglia), la società non è mai riuscita a partire operativamente per tutta una serie di intralci burocratici, ritrovandosi commissariata e con il capitale sociale eroso da inevitabili costi fissi, come, ad esempio, il pagamento del compenso destinato al collegio dei sindaci-revisori. E finendo, pertanto, in liquidazione.
Considerando che in questa fase la responsabilità di guidare il bastimento societario verso una definitiva dismissione o il riavvio è nelle mani del liquidatore, abbiamo incontrato l’avv. Nicola Roberto Toscano con l’intento di fornire ai lettori un aggiornamento sulla questione.
“Sono stato incaricato di fare il liquidatore circa otto mesi fa. In questo periodo – principia l’avvocato – ho cercato di armonizzare due funzioni: da un lato quella propria di ogni liquidatore, cioè portare la società che mi è stata affidata alla cessazione definitiva nell’interesse dei creditori e per evitare ulteriori dispendi per gli Enti che ne fanno parte; dall’altro lato, quella sostanziale, di verificare le giuste condizioni per una possibile quanto auspicabile ripartenza, come dagli intendimenti espressi dai soci sin dall’avvio della liquidazione, da essi voluta come passaggio tecnico e transitorio”.
Sì, perché nonostante la messa in liquidazione sia stata una manovra imposta per legge, non sono venute meno le opportunità, come intese dal legislatore, legate alla scelta di una gestione integrata ed associata tra comuni del ciclo dei rifiuti. Ovvero, come spiega Toscano, “maggiore efficienza, riduzione dei costi ed economie di scala, più trasparenza e minore esposizione a rischi di fenomeni clientelari”.
“I cinque enti comunali soci della Sanb – continua il liquidatore, riepilogando la ratio dell’intera operazione – decisero dunque di svolgere il servizio unitario di raccolta, spazzamento e trasporto dei rifiuti solidi urbani attraverso una delle tre forme consentite dalla legge: con l’attivazione di una società interamente pubblica, in house”.
La pubblica amministrazione provvede, cioè, da sé, al perseguimento dei pubblici scopi senza indizione di una gara. Una modalità ritenuta migliore rispetto alle altre due alternative (la procedura di gara aperta a tutti gli operatori economici, anche privati, o l’affidamento ad una società mista pubblico-privato con individuazione del soggetto privato tramite procedura di gara cosiddetta a doppio oggetto), in quanto ritenuta più adatta, come spiega l’avvocato, ad “assicurare il totale controllo da parte degli enti e la tutela dei dipendenti delle partecipate, oltre che essere economicamente più vantaggiosa per le collettività”.
In collaborazione con il commissario regionale dell’ARO Bari 1, l’avv. Grandaliano, Toscano, che svolge l’incarico di liquidatore in forma gratuita, ha dunque impostato il suo lavoro su di una rigorosissima ed oculata gestione delle spese, sollecitando al contempo – costantemente e a tappe serrate – i soci affinché si addivenisse ad una rapida risoluzione degli ostacoli alla ripartenza, non esitando (quando ne ha ravvisato l’opportunità) a mettere al corrente di questo nuovo corso anche l’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac). “Siamo così riusciti ad ottenere la condivisione anche di quei Comuni che erano ancora un po’ scettici, come Molfetta, che ora, invece, è decisa a cogliere l’opportunità di questo nuovo inizio”, spiega.
Nel frattempo si sono chieste, su sollecitazione dei diversi attori coinvolti, tra cui lo stesso Toscano e il segretario comunale di Bitonto, Salvatore Bonasia, precise rassicurazioni sulla persistente vantaggiosità per i Comuni e per le rispettive collettività di questa forma di gestione (società pubblica in house) e per questo il Commissario dell’Aro ha disposto che si provvedesse ad un opportuno e approfondito aggiornamento – rispetto al mutato contesto – del piano industriale e di tutte le altre valutazioni che inizialmente giustificarono questa scelta.
“Quando una società pubblica va in liquidazione – spiega, semplificando – non si può revocare la liquidazione senza precise giustificazioni. Bisogna verificare che la revoca e la conseguente messa in attività dell’azienda sia ancora conveniente per gli enti soci. Deve essere, pertanto, analizzata la persistente vantaggiosità dell’operazione anche in termini finanziari rispetto alle altre possibili alternative (affidamento a terzi o a società mista a mezzo gara). E, dunque, verificarsi preliminarmente che la riattivazione della Sanb sia oggi il sistema migliore per realizzare in progress economie di scala e garantire al meglio l’efficienza del servizio, la sua trasparenza e la salvaguardia dei rapporti di lavoro. Rapportando rigorosamente queste valutazioni a quel che accadrebbe con le altre due possibili forme di gestione di un servizio che per legge è destinato ad essere svolto in forma integrata, essendo consentita la prosecuzione delle attuali gestioni in forma separata soltanto provvisoriamente”.
Dalle verifiche effettuate dai direttori degli attuali gestori – incaricati per questo dal Commissario dell’ARO – è emerso che, effettivamente, far partire una società pubblica in house resta la migliore tra le soluzioni possibili. Un passaggio, quindi, fondamentale perché, come sottolinea il liquidatore, “giustifica il riavvio della Sanb, aprendo le porte alla ricapitalizzazione della società e alla revoca della liquidazione”.
Fino a quando, però, i consigli comunali non delibereranno la ricostituzione del capitale e, contestualmente, l’autorizzazione alla revoca, Toscano non è disposto a dismettere i panni del liquidatore. E assegna tempi molto stringenti perché ciò avvenga, con un auspicio che è anche un monito ben preciso: “non più di altri di due mesi” poiché diversamente la liquidazione avrebbe il suo esito inevitabile e non ulteriormente differibile nella cessazione definitiva della società.
I tecnici, nel frattempo, hanno già messo mano ad alcuni tasselli importanti per la ripartenza, soprattutto in riferimento all’assorbimento dei beni aziendali degli attuali gestori (ASV, ASIPU e ASM), che dovrà avvenire ad invarianza di costo, ovvero senza costi aggiuntivi per la collettività. “Ma semmai, da subito – aggiunge – con i vantaggi rinvenienti dalle economia di scala, resi possibili proprio grazie dalla gestione integrata”.
Toscano tiene particolarmente a dare rassicurazioni ai lavoratori dipendenti degli attuali gestori circa la salvaguardia dei loro rapporti lavorativi col passaggio nella nuova realtà e a ringraziare i Comuni per la chiarezza espressa in occasione dell’ultima assemblea dei soci nel senso di procedere per la ricapitalizzazione. Questa è anche la posizione del Comune di Bitonto, anch’esso determinato ad andare avanti dopo aver chiesto le rassicurazioni tecniche sopra richiamate, ferma restando la necessità al più presto di un completo piano operativo di gestione esecutiva.
Proprio per Bitonto e per i bitontini, urge particolarmente che in tempi relativamente brevi si possa mettere in condizioni la Sanb di operare. “Basterà mutuare le esperienze dei paesi limitrofi, già capaci di raggiungere risultati lusinghieri e trasferirle il più velocemente a Bitonto”, spiega lo stesso Toscano, bitontino.
La città dell’olio è infatti quella che più ha bisogno che la società parta per poter avviare il servizio di raccolta differenziata, attivo solo nelle frazioni e nel centro storico e ormai non più procrastinabile.