La Carnegie Hall è un luogo storico di New York, la sede più prestigiosa per concerti di musica classica e leggera, palcoscenico agognato dagli artisti di tutto il mondo. Fu costruita nel 1890 da Andrew Carnegie, imprenditore e filantropo.
Andrew era giunto in America ancora bambino dalla natìa Scozia. Diventò un uomo talmente ricco da aver ispirato, pare, il personaggio di Paperon de Paperoni.
La prima industria siderurgica americana, la U.S. Steel Edgar Thomson Plant, un tempo portava il nome di di Carnegie, suo fondatore, ed esiste da 143 anni.
Le ciminiere fumanti dell’altoforno più famoso d’America sono state recentemente al centro dell’attenzione mediatica per via dei dazi su acciaio e alluminio voluti dal presidente Trump. Chissà se Andrew Carnegie sarebbe stato d’accordo.
A 65 anni Carnegie vendette le sue società al banchiere JP Morgan, il quale costituì una spa, con sede a New York, divenuta leader dei finanziamenti globali.
Nonostante la storia della Scozia non contempli successi troppo significativi nella colonizzazione dell’America (e, anzi, qualche clamoroso insuccesso), è innegabile che molti scozzesi abbiano partecipato in maniera decisiva alla crescita e all’indipendenza degli odierni Stati Uniti.
Fra i più noti ci sono John Paul Jones, considerato il fondatore della marina militare statunitense, appassionato combattente della Guerra d’indipendenza americana, John McAdam, cui dobbiamo l’invenzione della pavimentazione delle strade (il metodo Macadam, appunto), salvifico sistema per fronteggiare la nascente “rivoluzione delle automobili”, Alexander Graham Bell, che emigrò a Boston in fuga dalla tubercolosi e, nel 1876, brevettò il telefono di Antonio Meucci.
Dieci anni dopo, fu uno dei fondatori della National Geographic Society e oggi viene descritto come una delle figure più influenti della storia dell’umanità.
Lo scozzese più famoso al grande pubblico, di certo il più affascinante, è Sean Connery, impareggiabile 007 e fiero indossatore di kilt. Qualche anno fa anche lui ha partecipato al Tartan Day, la giornata dedicata alla celebrazione dell’Heritage Scozzese, che si celebra ad aprile con una parata nel centro di Manhattan.
Le celebrazioni, in realtà, durano circa una settimana: è, quindi, possibile incontrare decine di scozzesi in kilt per strade e pub. L’American Scottish Society organizza balli ed eventi speciali, raccolte fondi volte a finanziare progetti culturali e borse di studio per giovani promettenti.
A fine novembre 2016, sono stati proprio due scozzesi a scontrarsi, loro malgrado, con il neopresidente Trump.
Secondo quanto riportato dal New York Times, David e Moira Milne, che abitano accanto al campo da golf del presidente, tornati a casa, hanno trovato alcuni operai intenti a costruire un recinto intorno al loro giardino. Dopo aver protestato, peraltro inutilmente, si sono visti pure recapitare il conto dei lavori: 3.500 dollari. Il loro garage, o meglio parte di esso, sconfinava nella proprietà di Donald Trump.
Un’altra coppia di residenti nella zona, riporta sempre il New York Times, si sarebbe rifiutata di vendere la propria casa a Trump, che, in rappresaglia, avrebbe innalzato un muro di oltre 4 metri ai confini delle loro proprietà.
I coniugi Milne hanno gettato nella spazzatura la fattura di 3.500 dollari.
Del resto, sono pur sempre discendenti di William Wallace e anche se hanno perso la vista sul mare non hanno certo smarrito il coraggio e il “cuore impavido”: sulla loro casa ora sventola una bandiera messicana, in segno di protesta contro i muri che dividono e separano dalla bellezza.
Fiera è anche la bellezza degli scozzesi in marcia a Manhattan. Sfilano al suono delle cornamuse e vestiti di tartan, con colori diversi per ogni clan ma uniti nel celebrare le proprie tradizioni.