E se Shakespeare fosse un autore jazz?

Tra brani di Ellington e recitativi ispirati a Giorgio Albertazzi, i lettori amatoriali di Vox Media portano in scena a Bitonto l’opera del Bardo

Il desiderio di cimentarsi in nuovi e stimolanti progetti, alimentato dalle richieste dei numerosi fans, ha spinto Vox Media, l’associazione bitontina di lettori amatoriali, a mettere in scena lo spettacolo “Il Duca e il Bardo – Shakespeare in jazz”.

L’idea trae spunto da un recital realizzato da Giorgio Albertazzi nel 2006, partendo dalle nove suite composte nel 1957 da Duke Ellington, dopo aver assistito agli spettacoli dello Stratford Shakespearean Festival in Ontario.

“Le suite segnano l’incontro fra il grande albero del jazz e quello della vasta e singolare produzione letteraria di Shakespeare, che crea un ensamble perfetto”, spiega Francesco Gaudimundo, docente di letteratura inglese e regista dello spettacolo.

I brani del celebre compositore americano, scritti per una classica formazione orchestrale, sono stati riadattati per la sola espressione pianistica ed eseguiti da Alberto Iovene, talentuoso musicista e autore jazz bitontino.

Lo spettacolo di Albertazzi si fondava sul suo monologo. In questo caso, a vestire i panni del “narratore-conduttore” è Francesco Gaudimundo, che guida lo spettatore alla comprensione delle opere shakespeariane, sfatando luoghi comuni e affermando aspetti decisivi della drammaturgia del Bardo.

“Si pensi, ad esempio, che è pensiero comune etichettare l’Otello come dramma della gelosia. Mentre, in realtà, l’opera privilegia l’aspetto psicologico dei protagonisti. Tra tutti, Otello che si lascia plagiare da Iago”, spiega il regista.

La narrazione, che lega i quadri di cui si compone lo spettacolo, si alterna alle letture e alle parti recitate. Così, prendendo spunto dal lavoro di Albertazzi, “Il Duca e il Bardo” di Vox Media assume una connotazione del tutto originale, ponendo in mostra la vis teatrale degli interpreti in scena.

Piero Urbano, Giovanni Bufano, Domerio Mundo, Elisabetta Lauta, Francesco Ricci, Alessia Sicolo, Luigi Lauta, Ania Rutigliano e Domenico Schiraldi, ognuno con la propria personalità, hanno dato prova di notevole talento interpretativo.

La scenografia di Saverio Perillo, abile nel ricreare, con pochi elementi, uno spazio concettuale di forte impatto evocativo, ha incorniciato alla perfezione l’idea, contribuendo al successo dello spettacolo.

“Ho studiato lo spettacolo di Albertazzi e ho tentato pure di copiarlo”, confessa candidamente Gaudimundo. Che precisa: “lo stesso Albertazzi, d’altra parte, sosteneva che i geni e i pazzi copiano, mentre i mediocri imitano”.
Persino Shakespeare prese spunto da una novella cinquecentesca di Matteo Bandello per scrivere “Giulietta e Romeo”. “Certo il mio è solo un tentativo. Come potrei copiare un gigante come Albertazzi?”, conclude Gaudimundo.