Troia, una storia nel segno della bellezza

Il libro di Antonio Gelormini, "Episcopius Troianus. Il taccuino di Troia", edito da Gelsorosso di Bari, è una preziosa guida per scoprire un grande e importante patrimonio culturale

Che terra, il Subappennino Dauno. Quasi cinquanta comuni, strade così e così, paesaggi ora selvaggi ora sinuosi, un mangiare che profuma di Italia interna. Qui sperimenti la varietà del Sud, della Puglia stessa. Le Puglie, non a caso.

Segno di ricchezza, in una regione che si estende da Chieuti a Santa Maria di Leuca. E qui, a nord di Puglia, nel foggiano, trovi pure infinite diversità. L’area della diga di Occhito, il nord di Lesina e San Paolo Civitate, il vasto Gargano, la zona interna di Apricena, appunto il Subappennino, Foggia città, i Real Siti; scendendo poi Manfredonia e Cerignola, la città di Di Vittorio e dopo dei Tatarella. Come si vede, grande l’offerta culturale e paesaggistica. Non che qui non manchino i problemi. Anzi. Si pensi alla mafia foggiana o alle difficoltà con la locale delinquenza di centri come la citata Cerignola.

Ma noi pensiamo al fascino del bello e, camminando camminando, eccoci a Troia, tra i comuni più simbolici dell’intera provincia per contenuti artistici. Per Troia e attraverso Troia camminiamo con una guida ben precisa, un libro particolare a firma di Antonio Gelormini, “Episcopius Troianus. Il taccuino di Troia”, edito qualche anno fa per le edizioni Gelsorosso di Bari.

Episcopius troianus
La copertina del libro

Il volume parla di Troia attraverso gli ambienti del suo palazzo episcopale e poi avendo a pretesto la meravigliosa famosa cattedrale romanica. Resoconti a metà tra ossequio storiografico e culto della curiosità, civicamente e culturalmente stimolante. Grandi le figure vescovili passate in rassegna dalla penna vivace dell’autore. Così come suggestivo il ricordo del passaggio dei papi a Troia, ancora da cardinali: Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Il primo è stato qui anche da pontefice.

Gelormini è giornalista ed editorialista del quotidiano telematico Affari Italiani, originario di Troia, terra che perdutamente ama. Il libro è anche la storia di molti preziosi volumi e codici una volta nelle biblioteche cittadine e poi arbitrariamente trasferiti altrove.
Troia ha storia antica e potente. Al di là dell’origine mitica risalente a Diomede, certo è il vecchio stemma della città: una scrofa che allatta sette figli. Nel 1536 Carlo V lo sostituisce con un’anfora d’oro e una corona da cui si liberano cinque serpenti. Presidio di bellezza già ai tempi romani, quando si chiamava Aecae, fu poi assediata dai saraceni e bizantini, con cui diventò nominalmente Troia, in quell’XI secolo che fu anche il tempo di edificazione della sua cattedrale, intitolata a Santa Maria Assunta.

Borgo medievale, vanta anche la basilica di San Basilio (sempre XI sec), la chiesa barocca di San Francesco, il Santuario della Madonna Mediatrice, la chiesa dell’Addolorata e quella di San Vincenzo. Da visitare assolutamente sia il museo diocesano sia quello municipale. Entrambi efficace sintesi dell’importanza di questa città dal punto di vista laico e religioso. Ancora una volta, leggendo sulla Puglia, girando attraverso queste terre, ci si accorge di una ricchezza davvero straordinaria, elemento principale di un’Italia interna e provinciale assolutamente da valorizzare e difendere. Questo accade perché anche il campanile più apparentemente insignificante, nella penisola, ha una storia da piccola o grande capitale, eredità dei vari poteri avvicendatisi, di strutture imponenti e però anche di uomini che hanno costruito storie di bellezza.