La Siria parla dritto ai nostri cuori

La giornalista italosiriana Asmae Dachan presenta il libro “Il silenzio del mare” alla galleria Devanna di Bitonto

Fadi e Ryma sono due giovani siriani a cui la cultura ha offerto un’opportunità in più rispetto ai loro coetanei.

Iniziano un impegno attivo aderendo a un movimento pacifista, che si fa carico della tutela e promozione dei diritti umani per una Siria libera dall’oppressione della dittatura. Individuati dal regime sono, tuttavia, costretti a fuggire per evitare le rappresaglie e l’orrore del terrorismo. Decidono, allora, al termine di un viaggio lungo e difficoltoso, di imbarcarsi dalla Libia alla volta dell’Italia. Ma Fadi arriva a terra da solo. Il destino di Ryma resta avvolto dal silenzio del mare.

“Il silenzio del mare” è, in realtà, proprio il titolo del romanzo che denuncia la drammatica realtà della Siria, dilaniata da anni di conflitti. Lo ha scritto la giornalista e autrice italosiriana Asmae Dachan, che nei giorni scorsi è giunta a Bitonto, presso la Galleria Devanna, per parlarne in un incontro promosso dall’ordine dei giornalisti di Puglia con Chiara Cannito, vicepresidente della Cooperativa Ulixes, e Savino Carbone, direttore di BitontoTv.

Il silenzio del mare

Asmae ha illustrato la situazione del paese che ha dato i natali alla sua famiglia e che, oggi, è drammaticamente sotto i riflettori della stampa internazionale.

Il baratro siriano inizia nel 2011, anno in cui scoppiano, come un fulmine a ciel sereno, le primavere arabe.

Quella che prende fuoco in territorio siriano, punta ad abbattere la feroce dittatura di Bashar Al Assad e a ottenere maggiori libertà.

Le proteste inizialmente pacifiche diventano poi violente. Due i fronti contrapposti: l’esercito fedele al regime e il contingente di ribelli che, a causa di interessi diversi, si sgretola in vari gruppi, molti di matrice terroristica.

Nel 2014 comincia l’inevitabile esodo dei siriani verso l’Occidente: sono 6 milioni gli sfollati.

I giornalisti sono costretti a entrare in territorio siriano “embedded”, ossia incorporati nelle unità combattenti. Di conseguenza, l’informazione sulla Siria è sempre più frammentaria e affidata a giovani del territorio.

Dal 2015 la situazione precipita ulteriormente, facendo registrare una crisi umanitaria sempre più grave, a causa del bombardamento di acquedotti e dell’avvelenamento dei pozzi che riforniscono il paese.

Un dato vistosamente inquietante è riconducibile al 2016, anno in cui sono rasi al suolo più di duecento ospedali e, ancora, distrutti convogli umanitari e scuole, privando circa un milione di giovani del diritto all’istruzione. Le scuole, quando non distrutte, sono convertite dai ribelli in basi militari.

I cosiddetti “nativi digitali” siriani sembrano, quindi, condannati ad una vita di stenti, rinchiusi in rifugi di fortuna in cui soffrono fame e freddo. Nelle ultime settimane, sono ripresi i bombardamenti nella zona periferica di Damasco, a Ghuta, con l’utilizzo di armi chimiche che ostruiscono le vie respiratorie, ancor più rapidamente nei gracili corpi dei bambini, mietendo centinaia di vittime.

Nel ripercorrere con evidente commozione la drammatica situazione della Siria, l’autrice non manca di ringraziare l’Italia “per aver accolto con mani tese gran parte dei profughi scappati alla guerra”.

Al contempo, ha denunciato l’assenza di una voce europea autorevole, che potrebbe ancora salvare la Siria dall’ingerenza dei paesi confinanti, in particolare Turchia e Libano.

La scrittrice ha ribadito, inoltre, l’importanza di politiche di ripartizione dei profughi nei paesi di accoglienza, per inserirli in percorsi di emancipazione, rendendoli, così, una risorsa.

“La speranza è che la Siria torni ad essere un paese libero e tollerante. Ma per fare ciò occorre vincere la battaglia più importante: quella contro l’indifferenza. Affinché nessuno ci sia più estraneo”, conclude Asmae.

Un appello che in questi giorni di Pasqua punta dritto al cuore di tutti.