C’è “solo” da mettersi d’accordo su chi farà il premier, ma ormai è deciso. Il governo cinque stelle-lega si farà. Non appena Salvini riuscirà a completare l’opa sull’intero centrodestra, mettendo definitivamente fuorigioco Berlusconi.
Il programma è pronto: reddito di cittadinanza in cambio di lavori socialmente utili, legge Fornero modificata per alcune categorie di lavoratori (i cosiddetti “usurati”), imposte sui redditi da lavoro al ribasso, quelle sui capitali anche immobiliari al rialzo, migranti aiutati a casa loro.
L’Italia è dunque pronta a “provare”, prima nell’Europa che conta, il populismo al governo, ad ingoiare la medicina sovranista che si è autoprescritta, come se non potesse fare a meno di un farmaco che è anche un po’ veleno.
E’ già accaduto nel secolo scorso che il nostro Paese fosse antesignano di soluzioni politiche estreme: basti pensare al fascismo precursore dei totalitarismi ma anche al regime partitocratico postfascista che negava l’alternanza democratica di tipo anglosassone.
Il “contagio” italiano può diffondersi anche in Germania e in Francia se Merkel e Macron non riusciranno a governare quello che resta dell’Unione Europea e a imporre ad un nucleo ristretto di Paesi il salto verso lo stato federale, non più fondato su regole contabili astruse e ottuse ma su valori conclamati propri dei sistemi democratici. Primo fra tutti quello della solidarietà.
Infatti, anche se grillini e centrodestra a trazione leghista riuscissero a trovare un’agenda di governo solida e innovativa, il problema più arduo da risolvere rimarrebbe quello dell’enorme debito pubblico che pesa come un macigno su ogni soluzione macroeconomica e redistributiva della ricchezza nazionale.
La tentazione potrebbe essere quella, allora, di cancellare il debito con un colpo di spugna e ovviamente spingere l’Italia fuori dall’euro. Le conseguenze, in quel caso, potrebbero condizionare la vita delle prossime generazioni come accaduto, non molto tempo fa in Argentina.
Per questa ragione il nuovo governo potrebbe proporre all’Europa una soluzione radicale per rafforzare le ragioni dello stare insieme e fondare la palingenesi del vecchio continente: le istituzioni europee e i singoli stati del futuro stato federale dovrebbero garantire il debito pubblico complessivo europeo, evitando la deriva disgregatrice in atto che non può non dirsi figlia dei reali problemi economici che stiamo vivendo.
A margine un’annotazione sullo showdown parlamentare che ha visto i vincitori delle elezioni dividersi la presidenza delle Camere. Tutte le volte che le telecamere riprendevano la seduta del Senato, inquadrando lo sconfitto conclamato di queste elezioni, Matteo Renzi, lo vedevamo sorridente e di buonumore. Incomprensibile.