La Cattedrale di Bari come non l’avete mai “letta”

Con lo storico dell'arte Maurizio Triggiani e le illustrazioni di Nicola D'Alba, un originale viaggio letterario nella storia e nell'architettura della chiesa maggiore di Bari

Voci dalla Cattedrale è un libro sulla cattedrale barese, opera del docente e storico dell’arte Maurizio Triggiani. Un “piccolo racconto”, lo definisce l’autore. Ma, in realtà, è molto di più.

Si tratta, infatti, di un viaggio nel tempo riccamente illustrato dal giovanissimo Nicola D’Alba (che è riuscito a renderne vividamente tutti gli attori), corredato da brevissime biografie sulle “voci” protagoniste, e addirittura da alcune pagine di guida ai testi di riferimento.
A condurci nel viaggio, Michele D’Elia e Pina Belli D’Elia, due nomi certo assai noti agli accademici, che qui sono “testimoni e interlocutori” delle Voci dalla Cattedrale, non semplici guide (come ha notato la professoressa Raffaella Cassano, durante la presentazione del volume pochi giorni fa). I due sono stati maestri e guide umane e professionali per l’autore, che ha potuto contare anche sul supporto di Barbara De Nicolò e Paolo Azzella per la realizzazione dell’opera.

Come ha spiegato don Franco Lanzolla, Voci della Cattedrale potrà raccontare ai più giovani la storia del duomo e della città di Bari, ma potrà ben schiarire le idee anche a tanti adulti. Si tratta, infatti, di un testo che lascia ben poco spazio al caso e a pericolose speculazioni, e che sa affascinare col puro valore dell’arte e della storia, che avvolgono la cattedrale barese (al di là di qualche piccola concessione alla creatività e alle suggestioni). Siamo di fronte a un’iniziativa coraggiosa che colpisce non solo per la grande cura ma pure per l’originalità, che è innanzitutto quella dell’essere riusciti a ibridare e riunire felicemente approcci che siamo quasi abituati a considerare incompatibili.

Questo viaggio nel tempo lo è nel senso di dialogo con i protagonisti che hanno dato vita alla storia della cattedrale di Bari, e al contempo nel senso di stratificazioni nella storia della stessa. Incontriamo così figure come Lucio Gellio Primigenio, l’Arcivescovo Bisanzio, Accetto, l’Abate Elia, Guglielmo I il Malo, l’Arcivescovo Muzio Gaeta Iuniore, l’ing. Pasquale Fantasia. E molti altri ancora.
Ed è forse questa una delle lezioni più importanti che può ricordarci il volume. “In luoghi come questo siamo tutti di passaggio: viaggiatori, turisti, preti, uomini, gatti. […] Bisogna averne cura e lasciare che il tempo ne modifichi l’aspetto e anche i significati; luoghi come questo appartengono a tutti e tutti ne ricevono un’impressione particolare.”

Lasciamo dunque spazio a questa doppia intervista: all’autore, Maurizio Triggiani, e all’illustratore, Nicola D’Alba (ultima domanda).

In questo libro si intrecciano fasi importanti della vita dell’autore…
Sì, vengono proposte alcune tra le mie più importanti esperienze professionali: quella di insegnante (a scuola come all’università) e quella di studioso ed esperto di archeologia degli elevati, impegnato in alcuni importanti interventi di restauro. A questo si aggiunge il tentativo di rendere semplice la lettura di un monumento attraverso il racconto.

La prolungata gestazione di Voci dalla Cattedrale è dovuta al suo essere stato oggetto di lunga meditazione e rielaborazione.
C’è voluto tempo, applicazione e meditazione soprattutto per riuscire a cucire insieme la solidità e il legame con la storia, con la fantasia e l’immaginario del racconto, evitando di cadere in banali e scontati stereotipi. Per questo motivo il lavoro ha avuto diverse fasi, anche per mettere insieme il testo con le immagini, cercando di non esaurire questo rapporto in una semplice figurazione del racconto, ma come un contributo alle atmosfere e alle suggestioni del racconto.

Voci dalla Cattedrale è un lavoro di divulgazione?
Voci dalla Cattedrale è un’esperienza di didattica in senso ampio. Costituisce un percorso di conoscenza di uno dei più significativi monumenti non solo della città ma di tutta una stagione artistica. Attraverso un lavoro di astrazione, ossia levando ciò che è obsoleto, di difficile comprensione, evitando elucubrazioni. E’ un testo scientifico travestito da racconto, che cerca di stimolare la curiosità ma non vuole assolutamente tradire la storia e le fonti.

Che genere di esperienza è stata illustrare questo libro per Nicola D’Alba?
Certamente è stato un lavoro importante. In passato, quando mi si sono presentate occasioni del genere, ho sempre rifiutato, pensando che forse non ne valeva la pena e che non ne sarei stato capace, chiedendomi: è davvero quello che mi interessa fare? Adesso non posso confermarmi che “questa è la strada giusta”. Sono soddisfatto. Non tutto è perfetto ma qualche paura l’ho superata. E poi quasi sento d’essermi “affezionato” alle tavole del racconto.
Tra qualche anno, riguardando i disegni, ricorderò con gioia i momenti passati con gli autori collaborando al progetto.