Il nuovo spot d’autore di Raffaello Fusaro è un inno alla Tuscia

Si chiama "Luce a cavallo" ed è il primo tassello di un progetto più articolato e complesso che si concluderà con la realizzazione di un film documentario

C’è un momento particolare, durante la giornata, in cui la luce si ammorbidisce, diventa diffusa, calda, gentile. E le ombre si allungano fino a scomparire. Registi e fotografi la cercano come l’eldorado: la chiamano “luce a cavallo” perché essa cavalca tra giorno e notte, fugace, lesta a scomparire. Un’ora dopo l’alba, un’ora prima del tramonto, al massimo. È “l’ora d’oro” che gli americani – che di cinema se ne intendono – chiamano “golden hour” o “magic hour”, l’ora magica. Quella che Terrence Malick ricerca ossessivamente in “I giorni del cielo” o in “The Tree of Life” e di cui Stanley Kubrick fa uso esteso in Full Metal Jacket.

È questa luce che il regista bitontino Raffaello Fusaro, creatore estroso e nomade cercatore, appunto, di luci come di silenzi, ha rincorso come stella polare per racchiudere e intitolare il frutto del suo nuovo lavoro. Un nuovo spot d’autore dedicato alla Tuscia viterbese, cuore del centro Italia, luogo in cui da anni ormai passa buona parte del suo tempo in veste di consulente artistico dello splendido Caffeina, festival (multi)culturale che per dieci giorni invade le strade del borgo antico di Viterbo.

Raffaello Fusaro sul set di Luce a cavallo
Raffaello Fusaro sul set di Luce a cavallo

Di qui il nome dello spot, appunto, “Luce a cavallo”. Il suo protagonista Ignazio Oliva, attraversa gli spazi del Medioevo e degli Etruschi, un pezzo di via Francigena, castelli, abbazie, cattedrali. Di Viterbo c’è il palazzo papale, la sala regia del Palazzo dei Priori, le Terme dei Papi. E poi Ferento, col suo teatro romano, Vulci e il Ponte del Diavolo (dove passava l’armata di Brancaleone), Sutri, Celleno e il suo borgo abbandonato. Non solo la conosciuta Civita di Bagnoregio, dunque, ma tutte le straordinarie location di una terra la cui bellezza merita di essere diffusa ovunque.

Il Ponte del Diavolo e il castello di Vulci, già location de “L’armata Brancaleone”.

Prodotto realizzato con il sostegno della Regione Lazio e della fondazione Film Commission di Roma e del Lazio, “Luce a cavallo”, gode della collaborazione prestigiosa (e rarissima) dell’orchestra di Santa Cecilia (con la presenza della talentuosa violinista Marlène Prodigo) e della partecipazione della grande produttrice Elda Ferri (che ha prodotto i film di Roberto Faenza e di Roberto Benigni). Un atto d’amore nei confronti del grande cinema (girato qui), una terra che Fusaro ha imparato a conoscere e ad amare. Un po’ come è successo con la Sardegna di “Le favole iniziano a Cabras”, esordio alla regia documentaristica del giovane drammaturgo pugliese, cantore raffinato dei territori che abita, portatore di una trasversalità dello sguardo che è anomalia ereditaria di chi crede che l’arte non debba avere confini geografici.

“Le mie sono interpretazioni dei luoghi. Cerco di raccontarli inseguendo l’emozione che mi hanno trasmesso” spiega Raffaello. “I luoghi d’Italia sono tutti diversissimi e stupendi. Occorre ripartire dalla letteratura, dalla musica e dall’arte per rilanciare l’intelletto del nostro paese. E se apri palazzi o entri dentro le cattedrali o gli anfiteatri tutto in Italia parla. Sono grato alla Regione Lazio e a Elda Ferri per questa opportunità così preziosa.”. Ecco, Raffaello fa proprio questo. Ascolta l’arte, la interroga coi silenzi dell’artista, la fa parlare.