Qualche giorno fa un cinquantenne è stato tratto in arresto per il reato di maltrattamenti in famiglia, tassello finale dell’attività investigativa degli agenti di Polizia del Commissariato di Bitonto che hanno rilevato un fosco e pluriennale quadro di molestie, pedinamenti e forti pressioni psicologiche a carico della coniuge a partire dal 2011. Sette anni di gelosia e vessazioni, intensificatesi ancor di più quando la donna ha espresso la volontà di porre fine all’insostenibile matrimonio. Stando agli ultimi dati nel solo 2017 a Bitonto ci sono stati una violenza sessuale, 12 reati persecutori e 30 casi di maltrattamenti denunciati.
Con questa operazione il conto di soggetti arrestati o allontanati per condotte illecite riconducibili alla sfera dello stalking a partire dall’insediamento del nuovo dirigente Fabrizio Gargiulo (a luglio dello scorso anno) sale a cinque.
I CASI
Il primo risale al 21 agosto del 2017, quando la Polizia di Stato trasse in arresto un uomo di 49 anni di Bari, con precedenti di polizia, colto nella flagranza di atti persecutori nei confronti di una donna bitontina dopo la segnalazione dell’ennesima molestia. Alcuni parenti della vittima si erano già messi sulle tracce dello stalker, che girava con un’auto in cui furono rinvenuti stupefacenti e un bastone puntuto (per cui fu deferito all’autorità giudiziaria), ma gli agenti riuscirono ad evitare ulteriori, spiacevoli sviluppi.
Ad inizio novembre un altro uomo, 48enne, anch’egli con precedenti, fu arrestato per aver commesso lo stesso reato (contemplato dall’art.612 bis del codice penale) ai danni di una ex collega di lavoro, minacciata di morte e indotta in un perdurante stato d’ansia e di paura per la propria incolumità.
Un mese dopo ad un 46enne viene notificata un’ordinanza applicativa di allontanamento dalla casa famigliare con contestuale divieto di avvicinamento all’abitazione della vittima per averla prima molestata, con pedinamenti, lettere, messaggi amorosi e omaggi floreali, e poi pesantemente minacciata perché incapace di accettare il disinteresse da parte della donna.
A febbraio di quest’anno, infine, un 57enne autoctono col vizio dell’alcol, già noto alle forze dell’ordine, è finito in carcere per aver maltrattato la moglie, cui riservava continuamente offese, minacce e botte, senza lasciarsi assolutamente intimorire dalla presenza dei figli.
GLI ALTRI PROTAGONISTI DEL CIRCUITO
Risultati importanti che vanno chiaramente inseriti nel contesto più ampio della prevenzione e del contrasto alla violenza di genere, le cui linee programmatiche sono state peraltro adottate dalla giunta regionale qualche mese fa, in attesa che venga approvato, probabilmente entro la fine del mese, il Piano Integrato Triennale 2018-2020. Ben 11 milioni di euro per la qualificazione di tutto il personale che a vario titolo opera nell’ambito della prevenzione e del contrasto alla violenza di genere, con particolare riferimento ai servizi sociali, sanitari, dell’istruzione, del sistema giudiziario e delle forze dell’ordine; ma anche per il potenziamento complessivo del sistema di presa in carico e di trattamento delle situazioni di maltrattamento e per il coordinamento dei vari soggetti che erogano servizi in questo campo, comprese associazioni e centri antiviolenza.
Tra questi ultimi, il cui numero dovrebbe passare da 25 a 40 sul territorio regionale, anche “Le Rose di Atacama”, centro antiviolenza dal meraviglioso e benaugurante nome letterario gestito dalla cooperativa Crisi – già da otto anni responsabile del centro di Bari –, che ha aperto i battenti nell’ambito sociale territoriale di Bitonto-Palo del Colle alla fine dello scorso anno. La sede bitontina, che va a creare una sinergia con l’associazione “Io sono mia”, ha uno sportello attivo a Palazzo Gentile ed è stata dedicata a Mariagrazia Cutrone, bitontina vittima di femminicidio nel novembre 2016. L’idea è quella di creare una vera e propria rete di attori – associazioni, centri antiviolenza, magistratura, forze dell’ordine, ma anche pronto soccorso, col rilievo immediato di eventuali segni di violenza – cui le donne possano affidarsi per non sentirsi mai sole. Senza mai dimenticare l’importanza che riveste la creazione di una precisa cultura del rispetto di ogni essere umano e dell’intransigenza verso ogni forma di violenza. Fondamentale in questo senso l’empowerment femminile, cioè il rafforzamento del potere nella politica e nell’economia al fine di raggiungere parità di chance e condizioni con gli uomini. Un tema non a caso al centro del primo G7 per le Pari Opportunità, tenutosi a Taormina a novembre 2017.
UN FENOMENO PREOCCUPANTE
E per chi pensa che la violenza sulle donne sia solo un’ossessione di femministe e progressisti, bastano i numeri a sconfessare tanta superficiale e implicita connivenza.
L’Istat infatti stima che siano circa 3 milioni e 466 mila le donne che hanno subìto stalking da parte di un qualsiasi autore. Il 16,1% delle donne. La maggior parte lo subisce da ex partner, ma alla lista dei malintenzionati si aggiungono, a scendere in percentuale, conoscenti, sconosciuti, amici o compagni di scuola, colleghi o datori di lavoro, parenti o partner. Il 78% delle vittime non si è rivolta ad alcuna istituzione e non ha cercato aiuto presso servizi specializzati; solo il 15% si è rivolta alle forze dell’ordine, il 4,5% ad un avvocato, mentre l’1,5% ha cercato aiuto presso un servizio o un centro antiviolenza o anti stalking.
I valori più elevati di denunce per atti persecutori a danno di femmine si registrano in Sicilia (40 vittime di atti persecutori ogni centomila donne), Campania e Calabria (38 e 37 rispettivamente), mentre la nostra regione è al sesto posto con 33 vittime ogni centomila. Ma chiaramente, essendo la propensione alla denuncia ancora troppo scarsa, questa è solo la punta dell’iceberg.
Nel frattempo si è parlato molto della presunta depenalizzazione del reato di stalking, che ha consentito ad un torinese di estinguere il reato a fronte di una ridicola proposta di risarcimento di 1.500 euro, considerata dal giudice sufficiente a configurare una “condotta riparatoria”, come previsto dalla nuova normativa. Ma per fortuna a fine anno il governo ci ha messo una pezza attraverso un emendamento che ha espressamente vietato l’estinzione del reato tramite risarcimento, come aveva più volte auspicato Emiliano consultandosi con l’allora ministro della giustizia Andrea Orlando.